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LETTERA AL DIRETTORE: “IL MIO HANDICAP, I SAMPIETRINI E LE BARRIERE ARCHITETTONICHE”

Ditgprocida

Mag 22, 2014

Redazione | Data la mia condizione motoria vorrei porre alla vostra attenzione, Sig. direttore,  una problematica che riguarda il mio stato. A Procida, paese in cui per mantenere integra la bellezza storica è piena di barriere architettoniche, il manto stradale invece che esser asfaltato viene realizzato con i sanpietrini. Questa cosa porta un grave disagio a coloro che, come me, sono in carrozzina. Infatti più e più volte io sobbalzo in quanto il lavoro appena eseguito al porto (senza contare le condizioni di quelle strade che non vedono opera di manutenzione da decenni) lascia molto a desiderare dato che i sanpietrini sono messi male e non permettono una serena passeggiata nè a me nè a chi spinge la carrozzina visto che deve far attenzione a non prendere fossi o, peggio, urtare quelli che sono fuoriusciti dal livello stradale creando così dei veri e propri ostacoli alle ruote della mia sedia e compromettendone la stabilità Mi auguro che si possa prendere provvedimento per questo disagio, disagio che ad ogni modo non è avvertito solo da me, ma anche dalle persone “normali”, dato che sia anziani sia bambini possono inciampare e farsi male. In attesa di un vostro sollecito riscontro vi ringrazio per l’attenzione. Ciao. Giuliano Salvemini

Risposta:

Nelle cicliche polemiche che accompagnano tutto ciò che viene fatto su questa benedetta isola, non si fa mai menzione ai problemi seri e  drammatici, che viviamo quotidianamente.  Come può essere il suo, e cioè quello di una categoria di cittadini che vive la realtà dei ‘sampietrini’ o di altre “barriere architettoniche”come un vero e proprio calvario quotidiano.
L’opinione pubblica (e i soliti scienziati )  s’appassionano e s’intestardiscono su dispute ideologiche molto più futili  – magari anche virtuali – come tra romantici e pragmatici.  Tra chi ad esempio –  parlando di urbanistica ed architettura –  vorrebbe far tornare le lancette dell’orologio a secoli fa e alla struggente nostalgia di una Procida, povera e scalcinata. E chi invece vorrebbe proiettarla in pochi istanti in un’isola al passo coi tempi. Due paradossi per una stessa ed identica visione di parte puerile e miope.  Dimenticando che  la civiltà non si dovrebbe misurare soltanto da musei, libri, chiese e verde pubblico.   Ma soprattutto dalla sensibilità verso le persone meno fortunate e delle loro esigenze quotidiane. Noi lo facciamo da decenni, quando magari questa stessa gente viveva in “altri mattini” e mirava “altri tramonti”. 

 

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