Redazione | Nella casa di Mario Molinari le opere sono posizionate lungo le pareti, sculture tra sedie e tavolini. Le foto raccontano di facce e corpi assemblati, mostri sognati e angeli palsmati. I materiali sono i più disparati: dal legno alla plastica ai metalli. E poi i colori quelli che subito colpiscono gli occhi. Basta varcare la soglia per passare dal pianeta dei comuni mortali, il pianerottolo, al paese delle meraviglie di Alice. Tra queste opere dell’artista c’è ne una che la popolazione procidana ha imparato a conoscere negli ultimi mesi perché da qui a pochi giorni sarà posizionata sulla nostra isola. Quel “totem della pace” che è riuscito dove altre cose molto più importanti dell’architettura e dell’urbanistica hanno fallito. L’opera ha unito in un compatto coro di “indignados” gente di tutte le estrazioni. Stanche solitudini e inguaribili criticoni. Ognuno, naturalmente ha protestato a suo modo. E ognuno con ragioni diverse. C’è chi nell’opera ci ha visto – oniricamente – un simbolo fallico, chi l’insetto che ha distrutto centinaia di Palme da Dattero – il punteruolo Rosso – chi un mega triangolo da posizionare nelle parti molli di qualche amministratore. Giudizi di estetica di gente che forse a stento riesce a capire la differenza tra un quadro con la cornice e un quadro senza. Ma tant’è. Forse lo stesso autore avrebbe sorriso. Ma siamo a Procida. Dove in occasione di un alluvione che distrusse un muro e ribaltò un auto – fortunatamente senza feriti – qualcuno si è augurato che l’evento potesse essere la panacea per demolire tutte le case costruite abusivamente. Oppure che otto pini che vengono abbattuti perché così voluto per la riqualificazione di una piazza – che era diventata “una pioggia a bersaglio” di pigne – faccia gridare allo scandalo. Oppure per altre ovvietà che sarebbe superfluo anche e solo discutere. Per qualcuno di questi l’artista ha fallito. Le vele non sono quelle. Ci consoli a noi profani l’idea che anche Rodin si vide rifiutare il ritratto di Balzac perché non somigliava all’originale. Discorso diverso e condivisibile – almeno in parte – è quello del luogo dove in un primo tempo era stata individuata la collocazione dell’opera e il fin troppo ingombrante dibattito sul prezzo a dir poco ridicolo.
In effetti quando circa un anno fa quando Procida fu scelta come “Isola della Pace” dalla Fondazione Mediterraneo – che ogni anno assegna il premio – di concerto con la Soprintendenza ai beni architettonici – si intensificarono i sopralluoghi per capire dove posizionare il totem di Mario Molinari. All’epoca il Cenobio di Santa Margherita Nuova era rientrato nel possesso del Comune e la stessa soprintendente dal primo giorno del suo insediamento – molto attenta e scrupolosa – nel corso delle visite, non aveva mancato di fornire indicazioni e suggerimenti per coniugare tutela, conservazione e fruizione dei luoghi. Da questa considerazione era nata anche la delibera di parere favorevole al posizionamento de totem della pace proprio a terra murata. Negli ultimi mesi – però a fronte di un inaspettato dissesto geologico della zona sottostante la Chiesa e dopo aver avuto finanziato il progetto di messa in sicurezza della zona, dal Ministero, si è deciso che il Totem dovesse trovare altra allocazione. Ed in tempi brevi è stata individuata la zona che ne valorizza le peculiarità di vela stilizzata: il porto di Marina Grande e la scogliera di levante. Perché tutto si poteva sopportare ma non il rischio di vedere una scultura che rappresenta il mare posizionata in un giardino o magari al centro dell’isola. Soprattutto arrivando su un’isola, appena scesi dal traghetto.
dal momento in cui non c’è più il fungo,non c’è più la fontana, ora non ci sono nemmeno gli alberi,potevano mettere il totem della pace che sembra più quello della discordia
Resta orrenda,sempre con un
modestissimo parere personale.
Pero’ sulla scogliera,nel porto dove sono presenti vere vele,e considerata l’imponenza,potrebbe essere oggetto di curiosita’ per chi giunge da mare.Attendiamo di vederla montata.
Mi dispiace per la redazione
ma penso proprio che ,come si suol dire ,abbia ” trasbordato “,uscita fuori campo.
Non penso che una redazione debba commentare chi ha espresso,in un modo o in altro,con la propria sensibilità e modo di approciarsi al problema,magari un pò grezzo ,ma, penso ,genuino e sincero.
Questo ” disprezzo ” per i commentatori è stupido e ignorante. Bollarli anche come ” indignados” è ancora peggiorativo di questa ignoranza totale,non sapendo assolutamente che gli ” indignados ” non sono razza plebea e rozza,ma persona che hanno ” ALTISSIMI VALORI E IDEE BELLISSIME” .Informatevi prima di parlarne in modo cosi dispregiativo.
Io penso che l’artista non abbia fallito,come scritto nell’articolo,perchè questo simbolo di pace accomuna tutti,
ma è nell’uso distorto… che si vuol farne di questo ” totem “,che senza nulla togliere al valore simbolico,
calpesta criteri di opportunità,di allocazione idonee ( metterlo a Procida,scoglio del golfo di Napoli,è uno schiaffo insopportabile..metterlo a napoli, a lampedusa,al cairo,potrebbe significare qualcosa,metterlo a Procida mi sembra una cosa grottesca,a dir poco…
Non me ne voglia la Redazione che rispetto,come il suo Direttore,
ma forse sarebbe meglio che si approfondissero i commenti,dietro ai quali non si nascondono ” stanche solitudini , e inguaribili criticoni ” come scritto in maniera gratuita e offensiva verso i postanti,
che in fondo esprimono la loro opinione e ti fanno molte CLIKKATE … da capitalizzare… Vero direttore!capisc a me..