Redazione | L’ormai leggendario limoneto che si affaccia sulla spiaggia della Chiaia (circondava la pensioncina Eldorado, dove negli anni cinquanta Elsa Morante e Alberto Moravia alloggiavano spesso) ha i cancelli sbarrati. La pensione ha chiuso. E nemmeno un cartello ricorda la vita, l’opera ed il legame dell’isola con Elsa Morante. Elsa Morante scoprì Procida insieme ad Alberto Moravia, durante gli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, quando erano costretti a scappare e nascondersi. Dal primo giorno che mise piede sull’isola scoprì un mondo nuovo che fece interpretare a quell’Arturo immerso in una realtà chiusa e rinserrata nel golfo di Napoli. Questi sono i luoghi del Parco Letterario Isola di Arturo, nato nel 1998 con una delibera di Giunta Municipale. Una delle tante società partecipate del comune di Procida – che tramite la fondazione Ippolito Nievo – usufruì di un finanziamento iniziale di quasi un miliardo e mezzo di vecchie lire. La giunta – nella delibera con cui si dava il via al progetto – sottolineava come l’isola avesse conservato integre buona parte delle caratteristiche ambientali, architettoniche e socio-culturali che la fecero scegliere dalla grande scrittrice Elsa Morante per l’ambientazione del suo capolavoro” e che quindi “era possibile individuare luoghi e percorsi adatti per l’istituzione del Parco letterario “L’isola di Arturo” fortemente denso di significati letterari e culturali”.
Il finanziamento servì a riadattare i locali, a ristampare dei libri storici di Procida ( vefio ecc.) a produrre dei video. Il progetto fu monitorato per stati di avanzamento da Sviluppo Italia. Dopo solo 16 anni una nuova delibera di Giunta da il via alla liquidazione. Dopo il Bannock ci lascia un altro carrozzone che negli anni ha prodotto ben poco. La situazione debitoria della SRL quantificata da EQUITALIA si aggira intorno ai 20.000,00 euro e con una transazione liquidatoria si riuscirà ad uscire da questo guazzabuglio con un po’ più della metà.
Con il parco letterario scompaiono così metaforicamente quei luoghi immaginari che si volevano rappresentare: i luoghi della memoria della scrittrice romana che scelse di far spargere nel mare prospiciente l’isola le sue ceneri mortali. L’idea di fondo del parco – miseramente naufragata – era di andare a riscoprire quei luoghi cari ad Elsa attraverso dei veri e propri viaggi nel tempo, nella memoria e nella letteratura e nel contempo di valorizzarli e tutelarli. Così non sarà più. Resta ai Vip, alle giurie e agli intellettuali, il premio settembrino sempre dedicato all’isola di Arturo e a Elsa Morante. Ai viaggiatori, di lanciare uno sguardo in alto, lassù, verso la costellazione di Boote, dove brilla la stella di Arturo. E’ da lì che il libro comincia. Per chi non lo ha ancora letto potrebbe essere un ottimo punto di inizio. ASCA.it