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SANITA’ E TRASPORTI: SE PANTALONE STRINGE LA CINGHIA

Ditgprocida

Lug 17, 2014

Sebastiano Cultrera | Certo, provare a riprendere le cose della politica procidana dal verso giusto è particolarmente arduo. Anche perché un vero cammino di riforme tocca conservatorismi e piccoli (non sempre) privilegi, che vedono pressoché d’accordo tutte le forze in campo sinora. Faccio rapidamente un paio di esempi, riservandomi di entrare nel merito. Sceglierò i due settori per i quali lo stato, nelle sue varie articolazione spende di più per la nostra isola: la sanità e i trasporti. L’altra grande spesa riguarda l’istruzione, che merita un discorso a parte (che pure va affrontato). Ora non c’è dubbio che l’eccezionalità della nostra insularità merita un’attenzione e merita dei servizi di trasporto (in particolare marittimo) e servizi sanitari (soprattutto di primo soccorso) adeguati alle esigenze dei cittadini di un’isola. La storia delle rivendicazioni delle classi dirigenti locali (di qualunque colore o idea politica), dei sindacati e dei molteplici movimenti di cittadini ha sempre visto, in definitiva, una costante richiesta di spese maggiori per quei settori, o, per lo meno, un’azione di robusta difesa delle “conquiste” esistenti, o meglio, dei diritti pregressi. Sono così nati e ben pasciuti carrozzoni come la Caremar o come la gestione delle Asl o degli inutili distretti o distrettini. In relazione al fiume di soldi che questi carrozzoni hanno sprecato i servizi erogati sono stati e sono veramente insufficienti. Ma ad ogni carenza e problema sono sempre scattati, all’unanimità, i partiti politici di destra e sinistra, i sindacati, i comitati vari e l’informazione tutta, a difendere servizi e funzioni talvolta inutili, a sostenere manager incapaci, ma ben felici di cavalcare proteste popolari, al fine di battere cassa: elargendo così ad alcuni operatori e ai soliti noti prebende e medaglie, anche a fini elettorali.  Questa cieca complicità del sistema di questi servizi, anche a livello procidano, ripeto, ha visto, e vede, coinvolti la pressoché totalità degli attori in campo: è una palude dalla quale non si riesce a districarsi. Certo, visto che a pagare è stato ed è Pantalone, perché preoccuparsi che dietro giuste esigenze di continuità territoriale (per i trasporti marittimi) o del pronto soccorso (per la sanità) si annidino sacche di inefficienze ben pagate? E se si abbattessero, come sembra, seri tagli in questi settori? Infatti le cose stanno cambiando e, nel breve, si correrà il rischio che continuando a difendere l’indifendibile alcuni servizi potranno essere sul serio soppressi, se risulteranno chiaramente inutilmente costosi per la collettività. Non entro nel dettaglio (pur ripromettendomi di farlo), ma vorrei semplicemente mettere tutti in guardia sulla vera partita da giocare, che è quella della credibilità. Sarà più credibile chi riuscirà a fare proposte serie sulla QUALITA’ della SPESA in questi servizi, avendo il coraggio di proporre giusti tagli agli sprechi pur di garantire veramente per l’isola servizi validi ed efficienti.  Sulla vicenda Caremar e sull’affaire Sanità l’unanimismo conservatore di fatto delle forze politiche, dei sindacati e di malconsigliati comitati di cittadini mi hanno sempre lasciato seriamente perplesso. Al di là di formali o pittoresche differenziazioni, magari su slogan (tipo la privatizzazione o meno) solo marginali, in effetti tutti convergono sul chiedere solo di più. Nessuno propone, con serietà, di ripartire da capo: al di là delle giuste esigenze degli operatori e del personale più o meno sindacalizzato; al di là della appartenenza politica del manager di turno.

Ci si scorda troppo spesso che la sanità dovrebbe servire in primo luogo agli utenti e poi ai medici e agli operatori; che le navi vengono immancabilmente fatte navigare dai marittimi, ma lo stato paga, in definitiva, per offrire un servizio ai cittadini. E tali servizi, quindi, andrebbero modulati principalmente sulle reali necessità proprio dei cittadini.

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