Redazione | “Terra Murata” è il titolo dell’affascinante mostra fotografica realizzata dal Luigi Lauro sull’ex Carcere e che da stasera sarà ospitata nella Chiesa di Santa Margherita fino al 17 agosto.
L’ idea di realizzare questa indagine fotografica – come raccontato dallo stesso autore – risale agli anni della sua infanzia quando, dalla banchina del porto di Napoli, vedeva per la prima volta, nello loro divise a strisce verticali, i detenuti sottratti alla comunità e destinati al carcere di Terra Murata sull’isola di Procida. Dalla nave il carcere gli appariva cupo e impenetrabile, accessibile solo con la sua fantasia, con la quale esplorava, immaginandoli, i diversi ambienti e la vita in condizioni di restrizione della libertà.
Dopo anni Luigi Lauro ritorna in quegli spazi, e, col suo bagaglio di ricordi, insieme ad una competenza fotografica acquisita nel tempo, ci rimanda immagini delicate ma al tempo stesso di forte impatto emotivo.
La struttura narrativa della rassegna si suddivide in tre distinti capitoli: si apre con una serie di fotografie di “Contesto” che descrivono, in maniera documentaristica ed espressiva, l’ambito topologico del carcere. Il secondo percorso visivo,“Ambienti”, ci racconta di luoghi rarefatti, ricoperti dalla coltre del tempo, ma nei quali si respira ancora, con profonda partecipazione emotiva, l’esperienza di vita di coloro che hanno abitato questi spazi. La terza area, “Segni del tempo”, sottolinea il tema della memoria. Una sorta di archeologia fotografico/visiva capace di restituire alla luce le tracce umane di chi non c’è più.
L’indagine fotografica “Terra Murata” fa emergere alla nostra coscienza, attraverso la potenza del segno e dei molti simboli indagati dall’autore, quale sia la dimensione del tempo che, incessantemente e con il suo inarrestabile fluire, ci ricorda che in questo silenzio e in alcuni terribili luoghi, persone “vive”, hanno consumato la loro esistenza.