Redazione | “Era di notte. C’era la luna. Eravamo sul ponte della nave. Leonardo mi teneva la mano, mi guardava intensamente. Crollai. Leonardo – gli dissi – ormai ho capito che non posso più fare a meno di lei. Andammo in cabina …”. Quando rievocava – ai suoi amici – l’inizio del suo grande amore con il comandante procidano Leonardo Pescarolo, Vera Vergani aveva quasi 90 anni. Oggi a venticinque anni dalla morte, Procida, rende omaggio alla Vergani con una serata a lei dedicata nello straordinario scenario di Santa Margherita Nuova a Terra Murata. Fu la preferita di autori come Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello, Dario Niccodemi. Fu apprezzata e lodata da famosi critici, primo fra tutti Antonio Gramsci. Esordì nella compagnia Benini in una commedia di Ermete Novelli; a 22 anni era già prima attrice con Ruggero Ruggeri, padre spirituale di tutti gli attori italiani di prosa. Interpretò opere di autori diversi, da Dumas e Shakespeare, ma il suo cavallo di battaglia rimase “La figlia di Iorio” di Gabriele D’Annunzio. Nel 1921, insieme al fratello Orio (giornalista del Corriere della Sera) salvò Luigi Pirandello dalle botte degli esagitati spettatori che non avevano “capito” i “Sei personaggi in cerca d’autore” che con la Vergani si presentava al Teatro Argentina di Roma. Alla serata parteciperà anche uno dei più grandi registi internazionali il noto Giuliano Montaldo, amico di Vera e Leonardo nonché suoi suoceri. Le loro vite avventurose sono narrate da Vera Vergani, interpretata dalla nipote Elisabetta Montaldo, scrittrice, pittrice e nota costumista, in un avvincente romanzo “Posidonia” che sarà presentato in anteprima per l’occasione.
Vera Vergani non era procidana di nascita, era nata a Milano nel 1894. Ma procidana lo divenne davvero in tutto, specialmente nel cuore, quando incontrò e sposò l’uomo fatale, l’amore della sua vita, il fascinoso capitano Leonardo Pescarolo che aveva incontrato durante uno dei suoi viaggi a bordo della nave che la portava a recitare nelle Americhe. Lasciò le scene, si dedicò al marito e ai due figli, chiamati con gli stessi loro nomi Vera e Leonardo, e dopo una parentesi a Genova, venne a vivere nell’isola, in un palazzo antico, con le volte ricche di affreschi, immerso in un ampio giardino di fiori e limoni, in via Vittorio Emanuele, un po’ prima della chiesa di San Leonardo, a pochi passi dal porto di Marina Grande.
I due figli sentirono, anche loro il richiamo dell’arte. Si trasferirono entrambi a Roma ove lui intraprese la professione dello sceneggiatore e lei quella dello scenografo, fra i più quotati di Cinecittà. La vita dei coniugi Pescarolo era fatta, di lunghe passeggiate a Sent’ co’, alla Chiaiolella, alla Corricella fin su alla Terra Murata da dove, affacciandosi, non si vede che mare, mare e poi mare. “Lassù il capitano Leonardo Pescarolo disegnava, col pensiero, la rotta di quello che sarebbe stato il suo ultimo viaggio e che non temeva perché sapeva che a salutarlo ci sarebbe stata Vera e che Vera, in quel momento avrebbe fatto ricorso a tutta la sua arte per regalargli la bugia di un sorriso. Fu quello che accadde, un brutto giorno. E da allora Vera Vergani non salì più alla Terra Murata: troppo faticoso il percorso. L’additavano, i procidani, come “la moglie del capitano” e ciò la rendeva felice. Il suo turno d’imbarco fu chiamato nell’autunno del 1989”cit.