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TGPROCIDA

Raccontare il presente, capire il futuro

PIAZZA POSTA: UN LOOK CHE SA DI PERIFERIA

Ditgprocida

Ago 12, 2014

Sebastiano Cultrera | La nuova Piazza non mi piace! La mia prima sensazione è stato di trovarmi in un altro luogo, proiettato in spazi e cose non di Procida; di trovarmi, piuttosto, nella periferia napoletana. Evidentemente, insieme con la maturità – e con l’età- cresce la nostalgia. Ma io Piazza Posta la ricordo luogo di incontro, piazza, agorà cittadina, e non svincolo automobilistico da Asse Mediano, come possiamo trovarne tanti tra Giugliano e Secondigliano.

All’uscita dal Nautico ci fermavamo lì, a chiacchierare, a confrontarci, e, principalmente, ad aspettare l’uscita delle ragazze del Magistrale, per guardarle, spesso solo da lontano. Era un’altra Procida, era un’altra epoca. L’epoca della piazza vera, non dei suoi surrogati mediatici, da social network. E la sera si ritornava ancora lì. Ai fortunati che avevano un appuntamento scappava anche un incontro con una ragazza, ma, per tutti, tante idee confluivano comunque in quel coacervo di emozioni, costituito da una piazza piena di giovani.

Non era la sfilata di moda cui si assiste la sera, oggi, al porto. Non c’erano vestiti firmati, capigliature fresche fatte, unghie e sopracciglia perfettamente in ordine, per ragazze e ragazzi.

Ci bastava un jeans, i capelli li lasciavamo crescere per conto loro, ci vestivamo con poco, ci divertivamo con poco, ma pensavamo in grande. Il futuro era il nostro presente.

Piazza della Repubblica, detta Piazza Posta, e, prima ancora, Fore o’ Pùzzo è il luogo simbolo della Procida di quegli anni. Ma anche il simbolo della vera unica piazza dell’isola che può identificare una comunità (Finita la funzione pubblica di Piazza dei Martiri: lu Spassiggio)

Tutto questo non c’è più. Certo non c’è più quella Procida. Ma ora non c’è più, neanche quella PIAZZA, che di quella Procida era diventata un po’ il simbolo.

Quella piazza si trova nella parte dell’isola che comincia a rialzarsi, ma in prossimità della zona porto. Diventa una zona di grande interscambio umano.  Lì c’era, dai primi decenni del secolo l’ufficio postale, in una zona che vedeva presenti scuole, municipio, esercizi commerciali e, per circa un ventennio, la casa del Fascio. La piazza era luogo di incontro già allora, ma non c’erano i giovani con eskimo e capelli lunghi: quelli arriveranno negli anni 70.

Allora alcuni tra noi volevano fare la rivoluzione, ma in effetti, complici le ultime minigonne e i jeans strettissimi che non lasciavano spazio all’immaginazione, il vero pensiero era fare l’amore, almeno con gli occhi.

E parlavamo, discutevamo, mettevamo in campo esperienze ed idee. Ci confrontavamo. Insomma quella piazza era la NOSTRA PIAZZA, quella dove almeno un paio di generazioni si sono incontrate per immaginare il proprio futuro.

Negli anni 50 viene realizzata via Libertà e, alla fine, si adopererà un ricongiungimento con il percorso di via Vittorio Emanuele, probabilmente scegliendo di farlo coincidere in un luogo dove già c’era una piazzetta.

Non fu un bell’intervento ma, furono pressoché rispettate le proporzioni e la funzionalità, pur cominciando a privilegiare un percorso compatibile con le automobili. Nacquero, tuttavia, delle invasive costruzioni nel lato sinistro della piazza, che rovinarono il colpo d’occhio, ma si ebbe la lungimiranza di piantare dei pini (radici a parte) che negli anni copriranno in parte quelle brutture.

Molte piazze italiane di quell’epoca, per motivi ornamentali e funzionali, si dotarono di una fontana a forma di fungo, a sottolineare l’aspetto di piazza, pur con l’intento di costituire una rotatoria.

Anche a Procida, in maniera del tutto avulsa alla cultura locale, fu importato il fungo, che non ha niente a che vedere con la cultura locale (di funghi –almeno quelli degni di questo nome- se ne sono sempre visti pochi, se non a Vivaro) ma fu adottato come simbolo della piazza dalla comunità.

Uno dei miei ricordi più nitidi era quello dei giorni precedenti l’Epifania, quando si ammassavano accanto alla piazza pacchi e pacchetti per i doni del giorno della Befana del Vigile Urbano. Era una consuetudine che faceva sentire ancora più stretta la comunità e per i Vigili era un riconoscimento pubblico di utilità e di importanza della loro funzione.

Per una serie di ragioni tra la fine degli anni 80 e gli inizi degli anni 90 la piazza viene meno frequentata dai giovani, soprattutto la sera.

Nella seconda metà degli anni novanta si decide di dare una risistemata alla piazza e viene incaricato uno dei più grandi architetti e designer contemporanei: il prof Riccardo D’Alisi.

La prima idea è quella di recuperare l’agorà e proporre un segno fortemente identitario in un’isola marinara. Vengono redatti e riaggiustati diversi successivi progetti. Le idee migliori vengono accantonate e più aumenta la discussione e più si coinvolgono soggetti più o meno interessati più si annacqua e diluisce il progetto. Il povero D’Alisi è disperato: la fatica della concertazione lo ha stremato! Esce un mezzo aborto, tra l’altro male realizzato. La cosa più bella (la sirena) nonostante le critiche, viene subito trafugata. Rimane un pasticcio. Con il rimpianto dell’originale progetto (con uno splendido gozzo procidano stilizzato al centro della piazza) che ha dovuto abbandonare.

Siamo a oggi. Il continuo passaggio di mezzi pesanti rovina (e continuerà a rovinare) il fondo stradale e poi c’è il giusto sentimento di riscatto per un luogo simbolico così importante.

Si mette mano ad un altro progetto. I progettisti interpretano bene le nuove esigenze e riescono a difendere le linee identitarie della piazza. Ma ricominciano le mediazioni. Non solo quelle legittime con gli operatori economici locali, ma, addirittura con le parti politiche tutte, di maggioranza e opposizione, con singoli e associati cittadini. Un metodo corretto, per carità, ma inefficace.

Infatti vengono abbandonate le esigenze simboliche e rappresentative che una piazza DEVE soddisfare e ci si tuffa tutti nel mercanteggiamento di facili presunti consensi, fatti passare per funzionalità. I progettisti abdicano e si adeguano, il consiglio comunale approva con il consenso di tutti.

La piazza diventa quindi quella che si sta realizzando adesso: uno svincolo!

Oramai, se avete bisogno di incontrare qualcuno in piazza non avete scampo: vi restano solo i social media.

13 commenti su “PIAZZA POSTA: UN LOOK CHE SA DI PERIFERIA”
  1. Grande Sebastiano quanta ragione hanno le tue parole!!! Ma devi capire che se fanno le cose perbene, non saranno costretti a rifarle…Domani altri soldi, altri appalti per distruggere la bruttura che hanno fatto. Viva Procida!!!!

  2. Non c’è da stupirsi..

    Questa schifezza della piazza ,a mio avviso,

    rappresenta,nel modo piu chiaro ed eclatante,

    l’immagine di una classe politica,decadente e …, che ci ha governato da decenni,

    solo mercantile… e mangiona…

    Questo Sindaco si ricorderà soprattutto per questa schifosa piazza ,ennesimo infinito sciupio di denaro pubblico…

    realizzato,ahimè!,per altre brame…

  3. mammamia!!credo sia non solo di cattivo gusto, inappropriata, senza senso e senza alcuna ragion d’essere. Ma qualcuno se ne assumerà mai la responsabilità, qualcuno (ingegnere, geometra, architetto o capomastro)avrà il coraggio di dire: l’ho pensata io? Poi ci si meraviglia del totem ma, a ben vedere, quanti convivono con ‘ste bruttezze tutti i santi giorni?

  4. Bellissimo pezzo, Sebastiano, non solo per l’accorato amarcord, ma come racconto, come cronistoria della vita dell’isola rivisitata con la passione di un’identità che di diritto ti appartiene.

  5. sono concorde con tutti i commenti specie con quello del sig giovanni barblan secco e conciso. Abbiamo anche notato la mancanza di una pendenza minima per far defluire la pioggia quindi in tempi di cieli scuri ci toccherà andarci con gli stivali. Manca a mio parere a procida un comitato cittadino unito e attivo per impedire questi scempi perchè é vero che questo é il frutto di una sciagurata gestione politica ma é anche logica conseguenza di una pigrizia congenita del popolo procidano condita da un’indole poco propensa al bene comune.

  6. grande sebastiano…….hai fatto centro…con il passato e con il presente sempre più decadente dal punto di vista paesaggistico……si poteva fare meglio e di più ma tu hai messo il dito nella piaga…..di un paese allo sfascio in tutti i sensi purtroppo per noi che non viviamo affatto di nostalgia ma almeno vorremmo un’isola bella e vivibile come tante realtà italiane di cui PROCIDA non ha nulla da invidiare

  7. Non sono assolutamente daccordo sul paragone con le strade di Secondigliano o giuglano. Le strade e piazzette con marciapiedi compresi sono pavimentati con tanto di maioliche e mattonelle rustiche. Con questo paragone offendete quelle amministrazioni e quei tecnici E dove è stato voluto il basolame è praticamente messo in modo perfetto che sembrano mattonelle. Ma dove andate con questo gabinetto di piazza? La ciliegina sulla torta quei due segnali stradali. Na vera munnezza!

  8. Sindaco,Ufficio Tecnico,Comandante dei Vigili,Assessori,consiglieri sono tutti complici di aver approvato un progetto partorito da una mente e sarebbe (ancora più tragico se è stato progettato da più tecnici) secondo un mio modesto parere veramente a digiuno di urbanistica e sicurezza della circolazione stradale.
    In tutta Europa, ormai è stato scelto il rondo,ma i professori progettisti proc idani,hanno pensato bene di distinguersi creando una gimcana da formula uno, avete provato ad effettuare inversione per chi provenendo da via Vittorio Emanuele e deve immettersi in via Dante? posso garan= tire che è veramente diff= icile e pericoloso con qualsiasi mezzo anche con una semplice bici. Purtrop= po,i nostri amministratori hanno dimenticato che Procida e un isola con la sua storia da conservare,se si indiceva un bando popolare nelle scuole di ogni ordine e grado ne sarebbero usciti progetti di gran lunga superiore a quello realizzato.
    Tutto ciò è frutto del clientelismo o per favorire l’opposizione, sono solo loro che apprezzano questo mostro.

  9. Caro Direttore,per chiedre una informazione su di un parcheggio situato di fronte al Campo Sportivo Mario Spinetti, penso che sia di proprieta’ del Comune visto che ho trovato i vigili che facevano pagare 50centesimi per sostare il motorino durante le partite del torneo isolano, quel che mi piacerebbe sapere e’ la storia di questo terreno , ma e’ vero quel che ho sentito dire che il comune paga un bell’affitto ad un privato per quel parcheggio? non voglio credere a storie che ho sentito di amicizie di politici a favore di amici che poi ci guadagnano….penso che solo la vostra redazione possa esaudire questa mia’ curiosità’ …ringrazio anticipatamente John Calise

  10. Ormai sono tanti anni che non vivo piu’ nella mia bella isola..ma che amo sempre tanto!! Piazza posta rievoca in me tantissimi ricordi con i miei cari amici…ma a vederla adesso mi rattrista tanto! E’ possibile che non si poteva fare di meglio??
    Non ci posso credere..
    Voi che ancora ci abitate fate qualcosa!!

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