Redazione | C’è qualcosa di strano a volte che lega le persone a certi luoghi. Quel filo sottile e diverso dagli altri rapporti che è quasi impercettibile ma che fa la differenza. Enzo Avitabile e Procida. La sua Marianella e il territorio che San Alfonso Maria dei Liguori nel diciottesimo secolo volle redimere.
Capita frequentemente che si ascolti per molto tempo un artista, se ne conoscano a memoria canzoni e ritornelli, si vada ai suoi concerti con passione ed energia restando piacevolmente colpiti anche di come riesca a coinvolgere dal palco in uno spettacolo dal vivo, ma si sappia poco di chi è veramente, cosa fa e (ahimè!) cosa pensa, investito come di poteri speciali rendendolo ambasciatore del suo genere musicale nel mondo e conseguentemente del messaggio che normalmente vincola quella musica. Lo faceva magistralmente Enzo Avitabile quando gira il mondo e promuove la musica come portatrice di messaggi quali l’Amore, la pace e la fratellanza tra i popoli. Quello che dice, fa. Quello che pensa, canta. Senza scarti, coerentemente e con vero ardore.
Negli ultimi anni con “Black Tarantella” ha realizzato uno spettacolo che ha strappato i consensi che si meritava, strabiliando critica ed ottenendo applausi universali. Premio Amnesty International, e un film a lui dedicato dal regista Johnatan Demme, premio Oscar per “Il silenzio degli Innocenti”
Lo abbiamo incontrato prima del suo concerto tenuto ieri l’altro sull’isola di Arturo e gli abbiamo rivolto alcune domande:
Allora Enzo, benvenuto a Procida.
“Io direi ben ritrovato a Procida. Questo è il mio terzo concerto sull’isola. Ricordo quando venni appena ventenne in un locale che non ricordo il nome ( Conca Verde, 1975 n.d.r) e poi poco meno di dieci anni fa.
Cosa significa quindi per te tornare su questa isola?
Emozioni uniche nel rapporto tra l’uomo e il mare. Come tutte le isole che sono terre di accoglienza delle forme espressive del mediterraneo. Il mare è un po l’eco di voci lontane. Tesori immensi. Segreti immersi. Alta e bassa marea. Procida è questa è l’attenzione all’anima e alla vita dell’uomo.
Questo mare e questa terra cosa sono per te?
Io sono attento a ciò che succede nell’area del mediterraneo. Procida è una punto di partenza e una fonte di arrivo. E soprattutto una fonte di ispirazione. E bello venire in questa terra dove confluiscono più forme espressive. E dove confluiscono tante emozioni che poi sono la sua magia. Una terra di speranza e di accoglienza.
Di recente il premio Amnesty International?
Quest’anno con l’amico Francesco Guccini dividiamo questo premio che dedicato a “Gerardo Nuvola e Polvere”. E poi il premio alla carriera per la ricerca del suono il lavoro sulla parola, sul dialetto contemporaneo. L’attenzione agli uomini di tutti i giorni, ai disagi dell’uomo, e il percorso mio di suonare nei posti fuori di pista.
Addirittura un film sulla tua vita e la tua Napoli: Enzo avitabile Music Life
Si ricordo l’incontro con il regista americano in occasione del Napoli film Festival ci siamo conosciuti ed è nato questo documentario. E’ un film sulla mia vita musicale di artista e di uomo. Molti segreti della mia musica affiorano composizione da me scritta che da anni tenevo conservato a casa. E poi l’incontro con i grandi musicisti del mondo. Un bellissimo lavoro.
Lavoro che non ti ha mai distratto anche dalla fede.
Si sono molto legato a Dio e alla spiritualità. E a San Alfonso Maria dei Liguori, natio della mia terra, quella Marianella zona di periferia ma ricca di significati emozionali.
Black Tarantella, il tuo applaudissimo e indiscusso ultimo successo.?
In “Black Tarantella” c’è Napoli, c’è l’Italia, c’è il mondo. Buon ascolto
Ed in effetti Enzo Avitabile dialoga in dialetto con Pino Daniele (“E’ ancora tiempo”), Co’Sang (“Mai Cchiù”), Raiz (“Aizamm’ na mana”), Francesco Guccini (“Gerardo nuvola e’ polvere”), Franco Battiato (“No è No”), Mauro Pagani e Toumani Diabaté (“Soul Express”), Bob Geldof (“Suonn’ a pastell’”), David Crosby (“E a maronn’ accumparett’ in Africa”), Idir (“Nun è Giusto”), Daby Touré (“Mane e Mane”), Enrique Morente (grande voce del flamenco, venuto a mancare pochi giorni dopo la registrazione di “Elì, Elì” e alla cui memoria è dedicato l’intero album). Completano la tracklist “A nnomme ‘e Dio” e “Nun vulimm’ ‘a luna”. Fedeli compagni di viaggio, anche in questa avventura musicale, i Bottari di Portico.