Sebastiano Cultrera | Agosto è passato e l’estate sta finendo. Non è l’esordio ad un’analisi fenomenologica sui Righeira (che pure meriterebbero una esegesi) ma una semplice constatazione. Fra poco Procida sarà più vuota. Vedo già le facce di tanti tornare a languire, o a sorridere, secondo sentimenti e circostanze. E anche se ormai “Le prime gocce baciano la sabbia” non ci vogliamo neanche occupare del grande Peppino Gagliardi.
Molti turisti sono andati via. Ma quali turisti? Settembre ci porterà (oltre al nuovo amore promesso dal cantante) anche nuovi o rinnovati flussi turistici?
A settembre, com’è d’uso, non cadono solo gocce di pioggia, ma se provi a chiedere a qualche operatore economico come è andata la stagione vedrai spuntare anche qualche lacrima. Sono lacrime di abitudine, di una categoria che si lamenta in ogni caso? Ci vorrebbero dati certi per dirlo. Dati che non abbiamo e, forse non avremo mai, e ci dovremo accontentare delle solite diatribe sostenute da seriose, e pretenziose, associazioni di categoria.
La nostra sensazione, supportata dall’opinione di qualche operatore più ottimista, o più sincero, è che (al di là delle attese alquanto catastrofiche) quest’anno i visitatori della nostra isola abbiano abbastanza decorosamente soddisfatto l’attesa di quella (piccola ma non irrilevante) parte dell’isola che vive (anche) di turismo (se così possiamo definire il complesso delle attività di accoglienza sulla nostra isola).
Insomma ci sembra che possono essere colti alcuni segnali confortanti.
C’è stato (e settembre dovrebbe confermare questa tendenza) un visibile incremento del turismo straniero e di qualità, con francesi in testa e con la felice sorpresa dei qualche non sporadico gruppetto di russi.
Con tutta l’ammirazione e la fiducia per i nostri taxisti trasformatisi in guide multilingue crediamo che il fenomeno non sia strettamente causato dalla loro bravura, ma dall’aumento di offerta turistica di qualità, seppur limitata e dall’incremento dell’uso del mezzo web per le prenotazioni.
Procida è economicamente e strutturalmente inadatta al turismo di massa organizzato. Il turismo individuale è sempre più convogliato, a livello internazionale, su Internet e Procida ha tante caratteristiche di appeal in quel mercato.
In primo luogo il Mare, non solo (ma anche) dal punto di vista delle spiagge, con una valorizzazione delle tante attività legate alla nautica e, in genere, alla migliore fruizione del mare attorno a Procida. Poi la Cultura, soprattutto nel senso della migliore fruizione dei beni culturali dell’isola. Oggi funziona, in tal senso, tutto ciò che è affidato ai privati (p. es. le associazioni Millennium e quella della Casa di Graziella dovrebbero essere prese da case history). Tra le imprese private quelle meglio attrezzate sembrano essere quelle che hanno puntato alla qualità con un occhio ad una corretta politica dei prezzi, che incentiva la destagionalizzazione.
Naturalmente le deficienze strutturali organiche della nostra isola sono tutte lì, e la mancanza di una politica turistica consapevole, da parte degli operatori (magari associati) e delle istituzioni latita.
Ma forse è un bene: il mercato ha fatto da sé ed ha dato chiari segnali. Una classe dirigente accorta dovrebbe seguire quei segnali (reali e concreti) e smettere di seguire le fantasie e le mode del momento, propugnate, spesso, da quella stessa specie di consulenti che non hanno mai riempito un posto letto o un coperto. Ci sono buoni albergatori, ristoratori e operatori dell’indotto turistico adesso a Procida, soprattutto tra i giovani (ma non sono TUTTI buoni, purtroppo). A loro il compito di cogliere qualche buon segnale che ci sembra emergere da questa stagione e proporre e realizzare idee fattibili e produttive per il futuro.
A chi si candida per amministrare l’isola spetterà il compito di concertare con loro una proposta efficace e percorribile (accantonando grande idee poi irrealizzabili) magari supportandola con donne e uomini nuovi in grado di realizzarla.
A tutti noi procidani tocca pensare di cominciare a convivere con un turismo forse più gratificante. Meno chiassoso, disordinato e di rapina come quello di prossimità (cui rientra anche la categoria, abborrita-non sempre a torto- dal grande Laurent Beaumont), ma che necessiterà, forse, da parte della nostra comunità, di esaltare meglio le nostre tradizionali doti di ospitalità.