Redazione | La crisi economica che da qualche anno sta radendo al suolo il commercio di Napoli e dell’intera regione – come certificato dagli ultimi dati di Confersercenti – ha toccato anche l’isola di Arturo. Un comparto in grande difficoltà per la mancanza di indirizzo e programmazione. E così frequentemente per le stradine dell’isola si vedono negozi con tanto di tabella affittasi e saracinesche abbassate.
A.L un ex commerciante di abbigliamento: “Avevo un diploma. Dopo l’esperienza di qualche anno e spinto dai familiari avevo intrapreso questa attività. Ma i costi di gestione, la crisi e un po certe nuove abitudini mi hanno fatto ripensare all’investimento e andare a navigare. Noi procidani possiamo solo sperare nel mare per sopravvivere”.
Si!. Andare a navigare. In fondo è il lavoro a cui sono più appassionati e in cui sono professionalmente più preparati i procidani. Questione di genia. Andare per mare significa staccarsi dai familiari e dagli affetti, ma significa anche portarsi a casa un bel gruzzoletto di soldi. Il libretto di navigazione come passpartout da tenere sempre a portata di mano, in particolare in questo periodo di sfaldamento totale.
In effetti il commercio sull’isola – un po come in tutte le località di mare e legate al turismo balneare – dovrebbe essere supportato da iniziative tese a incoraggiare l’acquisto locale. Anni fa qualcosa in questa direzione fu fatto. La morsa del commercio al dettaglio è sempre più stretta dai weekend in terraferma agli outlet e ai discount e dal commercio elettronico.
“Molti ragazzi – ci dice N. B noto commerciante – vengono qui si misurano i capi di abbigliamento e poi vanno via. Ovviamente l’acquisto poi procede sul web. Qualcuno ci accusa di avere i prezzi più alti del continente, facendo finta di non sapere che sul territorio delle isole costa tutto relativamente di più”
Non va di certo meglio al comparto legato all’edilizia e ai servizi al pubblico. Il primo soffre della crisi legata alla costruzione di case e ristrutturazioni di immobili il secondo – come ad esempio la ristorazione – aggrappato alla temporalità della bella stagione e al numero elevato di esercizi. Mancando griffe di lusso come a Ischia o Capri, l’isola di Arturo si riscopre più povera e avviluppata su se stessa.
Sono dati senza precedenti. “Il commercio ormai non funziona più dice Vincenzo Schiavo, presidente Confesercenti Campania nemmeno gli 80 euro del premier Renzi serviranno a dare ossigeno a 15 anni di stagnazione economica. Questi dati testimoniano una sofferenza più grave negli ultimi tempi. Non esiste futuro per un’impresa in una regione dove non hai infrastrutture per essere adeguato ai mercati moderni“. Pagano il prezzo più alto i piccoli negozi di vicinato, inghiottiti dalla grande distribuzione. “Certo, uno dei problemi è questo prosegue Schiavo ormai si risparmia anche sugli alimentari, si spende di meno e questa condizione ha creato terrorismo tra la gente, non si sviluppa più economia. Vanno riequilibrati i parametri. I commercianti devono essere tutelati e pagare meno tasse“.
“Il commercio è stato per anni il rifugio per il napoletano ( e per i procidani ndr ) che non trovava lavoro – afferma Pietro Russo, numero uno di Confcommercio Napoli – il 70 per cento della nostra economia si basa su questo settore. Quel rifugio ora non funziona più, i negozi chiudono, uno dopo l’altro. Con gli incassi ridotti al lumicino, i prelievi fiscali dello Stato e dei comuni, gli affitti alle stelle, chi può resistere? Abbiamo accertato che si risparmia anche sull’Inps: il 50 per cento dei nostri operatori, titolari dei negozi, non pagano più contributi per se stessi”.
..che tristezza!
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se non ci si può curare figurarsi vestirsi bene.i commercianti avranno però un buon gruzzoletto da parte.
E in piu ci stanno pure capitaneria , finanza e altre forze che si divertono a fare controlli nel mese di agosto fermando il lavoro per diverse ore (in spiaggia controlli la mattina verso le 10 quandio arrivano tutti i clienti sono costretti ad aspettare 2 ore per le sdraio capitato questa estate a turisti alla spiaggia del postino¨¨), ai ristoranti controlli per l’ ora di pranzo e tutti che si lamentano perche non arrivano i piatti!! non solo non producono niente ma intralciano anche il lavoro degli altri in quei pocchi giorni dove si potrebbe lavorare senza parlare del fatto che la loro onesta sembra pure dubbia!!!!!!
non capisco forse non vorreste essere controllati o magari vorreste essere controllati il mese di gennaio?
caro franco forse pretendi troppo da questi politici pensa un po che a via curato c’e una scorciatoia per arrivare su via liberta molto frequentata specie da turisti il comune non sie degnato ne di illuminarla ne di mettere un indicazione il cartello attuale l’ho messo io privato cittadino qui si pensa solo alaa sagra del mare e a piazza posta……..e come disse il simpatico peppino ho detto tutto
Un altro fattore che rema contro sono il numero elevato di contravvenzioni che i nostri vigili si adoperano a fare. Per spiegare mi riferisco ad un fatto reale. Un turista con auto mi raccontò che appena sceso dal traghetto con l auto, un vigile lo fermò e gli fece una contravvenzione di 120 euro. Mi disse il signore che considerando che il bilancio da spendere sull isola era predefinito, quella cifra verrà sottratta ad un paio di cene che con la famiglia voleva fare durante il loro soggiorno procidano. Considerando che l ammontare del totale delle multe è di diverse centinaia di migliaia di euro significa che è notevole la liquidità sottratta alle piccole imprese turistiche isolane che a volte sono determinanti per la loro sopravvivenza . Inoltre il nostro turista disse che mai più tornerà a Procida e male ne parlerà sei il benvenuto che date ai turisti è il seguente. Le multe vanno si fatte , ma non dato stato poliziesco come qui stà accadendo. Ci vuole un minimo di elasticità. Quelle 120 euro perse, faranno forse chiudere l ennesima impresa dell isola e magari il titolare si rivolgerà anche lui a qualche politico per qualche posto di lavoro pubblico. Diventeremo sempre più quindi un isola “sovietica” con un enormità di dipendenti pubblici e pochissimi imprenditori che saranno sempre più spremuti ( fiscalmente parlando) per mantenere questi e sempre meno facilmente ce la potranno fare ad andare avanti.