Redazione | Da secoli uno dei punti di qualsiasi programma elettorale è quello dell’incentivo all’utilizzo del mezzo pubblico come vettore per gli spostamenti sull’isola, condito da rinomati concetti di mobilità sostenibile. Un cambio di direzione che nelle intenzioni di certi buon temponi politici doveva far parcheggiare nei garage i SUV ,le auto, gli scooter, vespette e cominciare a ragionare in termini di “elettrico e di pedalato”. Ad oggi tutto è fermo come le lucette dei display delle bici elettriche del favoloso progetto “bYke Sharing” che doveva essere un fiore all’occhiello ( un po come i cassonetti interrati ). Un bel progetto, soldi da qui e da li, Europa e finanziamenti e poi finito come altre decine di iniziative mai decollate. Uno di quei disastri che solo a parlarne fa rabbia. Il racconto di un progetto travagliato che non mai ha avuto inizio. Anni e anni persi tra burocrazia ed incompetenza. Dal faraonico Ecotour, ai fogli di compensato stile bancarella per il ricovero delle due ruote nella stazione marittima, alle rastrelliere, al sistema di video sorveglianza, per finire con le “bellezze in bicicletta”, ecc. ecc. Al timone si sono alternati ben quattro RUP con varie delibere di affidamento, per un costo cofinanziato della bellezza di 52 mila euro. Un disastro insomma di ciò che veniva definito – anni fa – un “innovativo strumento di mobilità isolana“. Quel che resta – oggi – sono poche bici ancora utilizzabili affidate al comando VV UU che dopo averle riparate le hanno rimesso a disposizione della cittadinanza. Addentrarsi ancora di più nella burocrazia delle carte, dei soldi, dei pasticci delle promesse proprio non vogliamo. Tedierebbe i nostri attenti lettori che invece sono più interessati a quanto da privati stanno facendo i possessori ed amatori delle bici. Infatti è dì questi giorni la proposta avanzata da un nutrito gruppo di bikers di riunirsi sotto una sigla e dare vita ad un’associazione affiliata poi alla FIBA. L’esigenza di divulgare e far conoscere promuovendo attraverso iniziative una mobilità urbana diversa. L’utilizzo di mezzi assistiti da propulsori che possono generare trazione a zero impatto ambientale.
Perché poi in verità troppe auto e troppi scooter non fanno “male” agli amanti della “pedicolare” che vogliono passeggiare e camminare comodamente e magari anche ad occhi chiusi. No, il traffico fa principalmente male per l’enorme quantità di gas di scarico che si riversano nell’aria. Ed è in questa direzione che va la costituzione oltre che di questa associazione di un laboratorio per poter sensibilizzare i procidani all’acquisto della bici e alla consegna delle targhe dello scooter alla motorizzazione. Ovviamente le istituzioni (chi? ) nell’ambito di un rilancio di questa e tante altre e decenti idee dovrebbero dal canto loro garantire un adeguato trasporto pubblico che purtroppo oggi è carente. Per carità di Dio, nulla a confronto con quanto accade ed è accaduto sulla vicina isola verde. A Procida gli autobus e il personale hanno garantito nei limiti delle loro possibilità e soprattutto da quanto stabilito dall’EAV bus, un servizio decente. Merito di ciò va anche al consigliere Pasqualino Sabia, delegato ai trasporti, instancabile nelle sue richieste e nelle sue lotte a garanzia della mobilità dei cittadini. La diminuzione dell’impatto ambientale, dell’inquinamento atmosferico – e cosa fondamentale per l’ isola – della congestione stradale – sono presupposti fondamentali per poter disegnare qualsiasi modello di piano urbano della mobilità che per troppo tempo è rimasto nascosto sotto il tappeto.
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finiremo o per impazzire o per ammalarci !