Redazione | Quasi ogni giorno l’isola è avvolta – a macchia di leopardo – da una cappa di fumo che si sprigiona dalle zone più disparate. Quotidianamente si è costretti a convivere con l’inciviltà di qualche troglodita che – senza scrupoli e senza orari – incendia sterpaglie e altre zozzerie. Con la precisione di un orologio svizzero si procede all’accensione di fuochi di residui di potatura in spregio all’ordinanza sindacale in vigore ( esiste? ) e alle normative in materia di tutela dell’ambiente e della salute.
Considerato che l’isola ha una densità abitativa altissima con la presenza di case abitate ovunque, la difficoltà delle forze dell’ordine, già oberate di lavoro, di individuare la provenienza dei fumi che quotidianamente invadono i luoghi pubblici e privati, che è possibile gettare residui di potature nella frazione umida, che numerosi cittadini non conoscono e/o ignorano le tecniche e le leggi che regolano la bruciatura in campo dei residui di potatura e vegetali mischiando un po di tutto ( potatura di giornata, plastica, etc ) è evidente che tali fuochi sono causa di problemi di salute per i cittadini affetti da patologi respiratorie e non solo. In effetti il Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Testo Unico in Materia Ambientale”, così come modificato dall’art. 13 del Decreto Legislativo n. 205/2010, non consentiva più l’abbruciamento dei residui vegetali, quali: paglia, sfalci, potature, foglie ed altro materiale agricolo e forestale naturale non pericoloso, in quanto gli stessi devono essere considerati rifiuti e come tali devono essere trattati.
La combustione sul campo dei residui vegetali pertanto, configurava anche l’ipotesi di reato di illecito smaltimento dei rifiuti, sanzionato penalmente ai sensi dell’art. 256 comma 1 del Decreto Legislativo n. l52/2006. Inoltre è bene ricordarlo che, ai sensi dell’art. 192 del D. Lgs. n. 152/2006, l’abbandono dei residui vegetali, come di qualsiasi altro rifiuto sul suolo, veniva sanzionato ai sensi dell’art. 255. comma 1. Da giugno c’è un decreto legge ( n° 91 del 24 Giugno) che in sostituzione di quella precedente acconsente la combustione di tali materiali in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri steri per ettaro nelle aree, periodi e orari individuati con apposita ordinanza del Sindaco competente per territorio. Nei periodi di massimo rischio per gli incendi boschivi, dichiarati dalla regione, la combustione di residui vegetali agricoli e forestali è sempre vietata.
In attesa dell’ordinanza sindacale, (che in mancanza potrebbe far configurare omissione di atti d’ufficio e mancata tutela della salute pubblica) ricordiamo che questi episodi di inciviltà un anno fa mandò addirittura una bimba in Ospedale per una acuta crisi asmatica dovuta proprio alle esalazioni di fumo. Con la stagione estiva appena alle spalle – dunque – la musica sembra la stessa. Non la coscienza civica della gente che ha imparato a prendere carta e penna e denunciare questi atti. La soluzione potrebbe essere l’acquisto di un biotrituratore, ossia una macchina che permette lo sminuzzamento di rami, foglie, potature in genere derivanti dalla pulizia e manutenzione di un giardino o di un orto. Esistono biotrituratori elettrici oppure con motore endotermico con diverse prestazioni in base alla potenza del motore. Le ramaglie, introdotte nella tramoggia, arrivano alla camera di triturazione dove il sistema rotante con i coltelli le sminuzza in parti molto piccole che escono al di sotto della macchina. Il prodotto così ottenuto, finemente tritato, sarà accumulato in una compostiera o semplicemente lasciato all’aperto in cumulo e diventerà un ottimo compost in 10-12 mesi.