Sebastiano Cultrera | C’è grande attesa rispetto al Sinodo sulla famiglia del 5 ottobre in Vaticano. C’è attesa dal punto di vista teologico, sugli esiti “politici” del confronto interno alla Curia e alla Chiesa, e, soprattutto, sulle ricadute reali sui fedeli, in particolare rispetto a quelli che vivano situazioni familiari “irregolari”.
La nostra isola, la PROCIDA “sempre cristiana” ha vissuto e vive negli ultimi anni una progressiva e, per certi versi, inaspettata, crisi dell’istituzione familiare, che ha rappresentato, e, fortunatamente, tuttora rappresenta, il fulcro della coesione sociale della nostra comunità.
Sono tuttavia, sempre più frequenti i casi di divorziati e risposati che anelano approcciarsi alla Chiesa e ai sacramenti in maniera libera e serena, senza limitazioni neanche nella comunione eucaristica. E’ un pezzo di Procida non irrilevante, quindi, che sta guardando, in questi giorni in maniera attenta ed interessata agli esiti del prossimo Sinodo.
La lettera di Vittorio Messori al Corriere della Sera chiarisce confini e finalità cui, presumibilmente, il Sinodo si atterrà.
E “profetizza” anche una possibile delusione cui andranno incontro entrambi gli “schieramenti” che si confonderebbero all’interno della Chiesa.
“È la prima volta che le diverse prospettive dei Padri sinodali vengono rese pubbliche e divulgate sui media. Ed è anche la prima volta che si rovesciano le parti.
In effetti, ripongono grandi speranze in papa Francesco coloro che su questi temi criticavano i papi precedenti, accusandoli di conservatorismo”
“Al contempo, coloro che erano considerati «papisti» e difensori dell’ortodossia sono trepidanti, diffidando del pontefice argentino.”
In effetti, nella Storia della Chiesa le grandi rivoluzioni sono sempre state silenziose, e questo clamore della vigilia potrebbe, viceversa, preludere a delle conclusioni molto più soft di quelle attese.
Tuttavia il processo in atto inciderà sicuramente, nei tempi e nei modi opportuni, nella carne viva della Chiesa e nella sua maggiore apertura anche alle coppie di risposati.
Naturalmente le parole di Gesù sono imprescindibili e pesano come un macigno sul problema: «L’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà alla moglie e i due saranno una carne sola. Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non separi». D’altronde l’indissolubilità del matrimonio cristiano ha comportato, anche nella evoluzione storica, politica ed economica, dell’Occidente, un punto fermo; attorno al quale si sono aggregati modelli sociali e economici vincenti nei risultati e nella forza morale dei contenuti.
La dissoluzione della famiglia (che è il rischio estremo opposto) sembra essere uno dei momenti più gravi del crollo di valori della nostra civiltà.
Ma la vera forza spirituale, morale, e anche (in una logica immanente) militante della Chiesa è stata ed è tutta riassumibile nel messaggio connesso alla MISERICORDIA, più volte richiamato dallo stesso papa Francesco.
Inoltre ricordiamo che, sia pure attraverso il riconoscimento della NULLITA’ di alcuni matrimoni (e non dell’annullamento, come qualcuno erroneamente dice) la CHIESA riconosce GIA’ OGGI che taluni matrimoni non hanno ricevuto un definitivo imprimatur divino di indissolubilità, in virtù di carenze o deficienze ab origine. Ma la domanda a questo punto non è peregrina: il fallimento di un matrimonio non è, spesso, anche il riconoscimento di qualcosa (di grande o di piccolo) che NON ANDAVA già nell’impostazione?
La rottura del VERO sentimento non ha già determinato una DISSOLUZIONE nel cuore degli (ex) sposi di quel loro vincolo e pegno che li legava all’Eterno, e cioè l’Amore?
Il cuore degli uomini ha meno legittimazione divina della Sacra Rota, certo. Ma l’Amore è un FATTO attorno al quale ruota tutta la vicenda cristiana.
Proprio un atteggiamento più comprensivo e di maggiore apertura della Chiesa verso alcuni casi di dissoluzione del matrimonio potrebbe essere viceversa un sostegno al riscatto di chi vuole formare, nell’Amore, una nuova Famiglia cristiana. E comportare addirittura un rafforzamento della Famiglia come Istituzione, che si presenta sotto attacco da diverse parti.
In ogni caso a tutti coloro che sono in attesa di una “parola” della Chiesa di oggi sulla propria condizione di cristiani, magari con la legittima ansia della pienezza della comunione con tutta la comunità non resta che attendere e pregare, unitamente a tutto il popolo di Dio.
Le parole di Messori ci rassicurano: “Il dibattito al Sinodo sarà tra uomini di fede, consapevoli di non essere padroni ma SERVI della Scrittura e in grado di «capire». Ricordarlo può ridare fiducia al credente inquieto”.
Message
non dimentichiamoci che esiste anche l’esegesi biblica .
Devo confessarlo…
in un primo momento leggendo l’articolo ero convinto che era stato scritto dall’Osser. Romano…
poi ho avuto la sorpresa…