Franco Lista | Nella scena urbana vi sono alcuni particolari elementi che giocano un ruolo importante sia in relazione con l’architettura nella quale sono collocati, sia per la veste simbolica da essi assunta nel corso del tempo. Di questa considerazione ho negli occhi e nella mente un’immagine di cui mi servirò come concreta e reale correlazione non tanto per non fare apparire come mero enunciato teorico la mia iniziale riflessione, quanto invece per segnalare, un discutibile intervento operato alla Marina Grande di Procida.
Si tratta dello storico Crocifisso dipinto e sagomato in legno, risalente alla prima metà dell’800, posto su di una base rivestita di antiche maioliche a stretto contatto con la banchina del porto.
Un’immagine rilevante della quale la dettagliata specificazione formale restituirebbe ben poco del suo stratificato valore simbolico, dal momento in cui in questo Crocifisso si riflette non solo la devozione e il diffuso, notorio credo religioso dei procidani, ma direi l’individualità, le relazioni e gli affetti della famiglia procidana.
Mimì Ferrara ne fece, nei suoi ammalianti versi, fonte di quel sentimento insorgente nell’uomo di mare procidano quando si distacca dalla sua isola per la lunga navigazione o quando ritorna e, nel percepire sin da lontano la sagoma del Crocifisso, s’appresta alla gratificante e riconoscente accoglienza isolana.
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Allora, mi chiedo, perché mai questa riconoscibilità del Crocifisso, assicurata dalla sua interiorizzata sagoma non è stata conservata?
Il recente restauro, per ovvie ragioni di conservazione, ha provveduto a chiuderlo in una sorta di bacheca che però non ne assicura la buona percezione.
Infatti, la storica sagoma del Cristo sulla croce non si scorge più poiché uno dei due lati della bacheca protettiva, realizzata in lamiera dipinta, non è trasparente come quello anteriore.
Il semplice confronto tra “il prima e il poi”, affidato a due fotografie, è indicatore di una non lieve mancanza di sensibilità e meraviglia molto che nessuno finora abbia messo in evidenza questa imperfezione, alla quale, naturalmente, si può riparare.
Questo, in sostanza vuol essere lo scopo della presente nota: sollecitare i protagonisti dell’operazione di restauro a rimuovere il fondo opaco e sostituirlo, come per il lato anteriore, con un fondo trasparente in modo da ripresentare il Crocifisso con la sua sacra e storica sagoma.
Speriamo bene!
positano news
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capolavoro ? via , non esageriamo !