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LE PRIMARIE CHE VORREI di Sebastiano Cultrera

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Nov 4, 2014

Sebastiano Cultrera | Le primarie sono indubbiamente la grande rivoluzione politica italiana. Traggono origine da sistemi a democrazia matura, come quello anglosassone, e bisogna rendere un grande merito al Partito Democratico di averle utilizzate come momento di recupero di un rapporto con i cittadini che lo stesso partito, chiuso nella sua classe dirigente, andava sempre più perdendo.

Il prodotto politico più significativo della breve storia delle primarie in Italia è Matteo Renzi: il giovane segretario-presidente che si sta intestando questa delicata fase della politica italiana, con coraggio e determinazione. Senza il meccanismo delle primarie il fenomeno Renzi non sarebbe esistito, non avrebbe fatto neanche il Sindaco di Firenze e, quindi oggi l’Italia non potrebbe riporre la speranza in questo giovane politico che ha accettato la sfida del cambiamento e delle riforme, per fare uscire dal pantano una nazione in crisi.

La funzione delle primarie infatti è proprio questa: lasciare che i cittadini (TUTTI) scelgano da quale classe dirigente essere rappresentati, per la propria parte politica, nella sfida per il governo del paese, al fine di FARE VINCERE il proprio partito e la propria proposta politica. Per fare governare le proprie idee con gli uomini giusti. Infatti, di solito accade che il popolo sceglie per il cambiamento quando i leader si sono dimostrati perdenti, e per la conferma quando i leader governano. Ciò è la regola nei paesi anglosassoni, ma sta diventando così anche in Italia.

A chi vuole CONSERVARE il proprio ruolo di leadership nel partito, nonostante un carnet di sconfitte, le primarie sono sconsigliate. Ma sono consigliate al partito che, se vuole (ri)diventare vincente deve in primo luogo cambiare la propria classe dirigente.

Infatti le primarie che io vorrei per Procida, per il PD, sono primarie veramente APERTE. In grado cioè di fare emergere soggetti assolutamente nuovi, magari nuovi alla politica, anche estranei alle dinamiche locali, mutando uomini e linea ad un centrosinistra locale sempre votata alla delusione elettorale.

Per giungere a ciò basterebbe attenersi al regolamento e allo statuto del PD: le regole di quelle primarie sono assolutamente aperte e coraggiose.

Viceversa la strada che ha scelto la attuale dirigenza è una strada di bieca CONSERVAZIONE, come paventato. Con l’escamotage di una fantomatica “Procida che Vorrei” si è costruita una diga alla libera partecipazione, che non fa bene alla democrazia e non fa bene al PD (che non si capisce come abbia abdicato al suo ruolo). Non entro nel merito, ma il concetto attorno al quale ruota tutta la costruzione delle “regole” delle primarie civatian-staliniste che si sono inventate è quello (male interpretato) dell’alternanza.

E qui sta tutto l’equivoco. L’alternanza è un valore indubbio, che riguarda le scelte del corpo elettorale nel suo insieme, funziona se si VINCE, e le primarie sono utili proprio per METTERE IN DISCUSSIONE la classe dirigente del momento, proprio al fine di individuare il candidato PIU’ FORTE, non quello più simpatico al comitato centrale, pardon, dei garanti. Avere, negli ultimi cinque anni svolto attività di opposizione può essere un merito: ma perché non lasciare che scelgano i cittadini se l’opposizione svolta è stata positiva o meno? L’avere, nella storia recente, inanellato una serie di sconfitte politiche non può essere un vanto, né tanto meno, essere una precondizione per partecipare a un progetto che dovrebbe, invece, essere vincente. Coerenza e partecipazione sono dei valori che non possono essere definiti “legalmente”: possono e devono essere valutati dai cittadini stessi.  Si sente lontano un miglio il cattivo odore di una divisione aprioristica ed antropologica tra buoni e cattivi. Quindi un disegno politico di poco respiro e di piccola bottega: costruire il “vestito” addosso al “CANDIDATO CHE VORREI”, che si è scelto la vittima perdente e compiacente “CHE VORREI”, per giungere alla proposta della “Procida che Vorrei”. Cioè tutto a tarallucci e vino. Non mi piace.

Il ruolo delle primarie è esattamente l’opposto: cercare di capire qual è la Procida che VORREBBERO i suoi cittadini e farne una sintesi politica progressiva e riformista. Lo so che è rischioso e complicato, ma è la democrazia bellezza! E non esiste e non si può proporre una DEMOCRAZIA a RESPONSABILITA LIMITATA!

Credo che il PD possa offrire di meglio alla nostra isola, anche in seguito alla buona affermazione che, sulla scia di Renzi, a Procida si è avuta nelle ultime Europee. Il mio appello è quello di fare presto a cambiare un impianto strampalato che non promette niente di buono, al PD e a Procida. Cmq se ciò non dovesse accadere farò comunque la mia parte. Andrei disciplinatamente a votare a questa specie di primarie, ma, al di là delle persone, tra Dino Ambrosino e Eugenio Michelino, voterò scheda bianca. Poi se, finalmente qualcuno volesse cominciare a parlare di programmi e non di formule farò la mia parte.

10 commenti su “LE PRIMARIE CHE VORREI di Sebastiano Cultrera”
  1. come sempre il buon sebastiano ha colto nel segno…queste primarie non esistono da nessuna parte…stanno cercando disperatamente altri candidati ma tutti si stanno tirando indietro…annulliamole e ragioniamo prima con un programma serio ed idee condivise e poi scegliamo il candidato a sindaco.
    michele/

  2. è nato prima l’uovo o la gallina?????????

    per “la Procida che vorrei” nasce prima il sindaco e poi il programma……….quasi a dire: abbiamo già deciso!!!!!!………come sempre………(una volta individuato il sindaco da proporre, in modo pilotato dai soliti noti, non resta che assecondarlo…..)

  3. Scusate

    sicuramente mi sbaglierò,ma il firmatario dell’articolo è lo stesso che fino a pochi mesi or sono

    pascolava….in ben altri e opposti lidi..

    Sarei grato di una risposta.grazie

  4. Message
    gep: non è un peccato oppure anomalo se il firmatario, come scrivi tu pascolava, in altri campi, vuol dire che ha cambiato idea, non è un crimine, no? la motivazioni ne saranno tantissime può darsi che sia finita l’erba, non sono fatti nostri. invece caro gep, (poco attendo) il firmatario qualche settimana fa scriveva, giustamente plaudendo Dini che l’avrebbe votato, su ciò avrei qualcosa da dire, qui se vuole brevemente dirci cosa è andato di “traverso”

  5. il metodo usato è più o meno quello usato 5 anni fa quando fu imposta o quasi la candidatura di Anellino e perdemmo. Oggi sembra una cosa scontata e dunque molta gente non voterà o voterà una lista alternativa. a questo punto mi auguro che chi non si riconosce in queste primarie farlocche diano vita ad un nuovo soggetto politico che possa rappresentarci.

  6. Sebastiano, con questa riflessione criptica scritta in politichese, mi sembri un Cuperliano.

  7. La mia scelta di adesione alle idee e al metodo politico RIFORMISTA la feci appena ventenne e a quella scelta sono coerente, seguendo le evoluzioni della politica. Non sono mai stato in nessun GREGGE e riconosco un solo PASTORE. Confermo che Dino è una ottima persona e amministratore. Sta sbagliando metodo, secondo me.

  8. Ahahahah ! Caro Dino, mica vuoi passare alle offese personali? Passando a cose serie: sai che non nascondo la mie idee. Ferma questa inutile “gioiosa” macchina da guerra. Trasformiamola piuttosto in primarie delle idee e costruiamo un programma condiviso.

  9. Io ho partecipato alle votazioni per la data delle primarie,vorrei fare un mea culpa, visto come sono andate poi le cose.I tempi scelti sono troppo stretti, le discussioni troppo accese, c’è ancora tempo per ragionare. Procida è troppo importante per dispute esclusivamente personali

  10. e’ inutile….ho paura che non rispondera’ a nessuna domanda che gli si ponga su “idee o programmi” come chiede il Sig. Cultrera, ultimamente ho notato che risponde solo su argomenti dove qualcuno gli rivolge delle critiche,ma non risposte su cosa veramente vorrebbero leggere i cittadini, cioe’ proposte o idee per il miglioramento della nostra isola.

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