Redazione | In questi ultimi mesi, stiamo assistendo al rincorrersi continuo di cifre che testimoniano in modo sempre più allarmante l’impatto che la crisi finanziaria, sta avendo sulla vita quotidiana dei cittadini italiani. Il mondo del lavoro manda segnali preoccupanti: la disoccupazione ulteriormente aumentata rispetto al 2010 dal 8,5% al 10,45%, (dati ISTAT) definendo un calo degli occupati più drastico da 15anni a questa parte. Nessun territorio – e anche le isole – poi, sembrano essere risparmiate: basti pensare che quest’anno nel 90% delle Province il numero di ore di Cassa Integrazione è almeno raddoppiato rispetto all’anno passato e in alcuni territori questo valore è aumentato di 10 volte. Nonostante appaiano all’orizzonte i primi spiragli di luce, la percezione collettiva e che la notte sarà ancora piuttosto lunga. Secondo Cittalia (Fondazione ANCI ricerche -Centro ricerche delle città e dei Comuni d‘Italia) il 73% degli italiani guarda al futuro con molto più apprensione rispetto all’anno scorso. E nemmeno il tempo pare confortare, perché quasi altrettanti (il 72%) pensa che le conseguenze della crisi ci accompagneranno ancora a lungo e che essa porterà ulteriori conseguenze negative sulle imprese e sulle famiglie. Ma non è solo una questione di percezioni (che potrebbero essere alterate da molteplici fattori), visto che il 63% del campione afferma di avere subito le conseguenze della crisi: chi ha rinunciato ad un acquisto importante, chi ha intrapreso stili di vita più sobri, ma anche alcuni (e sono un drammatico 5% in aumento della popolazione) ha rinunciato all’acquisto di generi alimentari e di medicinali. I Comuni stanno parimenti vivendo un paradosso istituzionale che rischia di indebolire le già poche risorse complessivamente disponibili: i Comuni italiani, a causa del Patto di Stabilità e‘alla riduzione delle entrate si trovano in forte difficoltà. Infatti al comparto Comuni per il triennio 2009/2011 è stato chiesto un contributo al risanamento della finanza pubblica pari a circa 5 miliardi. Se a ciò aggiungiamo la riduzione dei trasferimenti, l’aumento fisiologico dei costi e i maggiori impegni procurati dal rinnovo dei contratti del pubblico impiego, i Comuni si troveranno nel prossimo triennio con bilanci ridotti complessivamente di circa 9 miliardi di euro. Per raggiungere tale obiettivo gli Enti hanno come unica possibilità la riduzione della spesa, visto il blocco delle entrate che per il solo2009 ammonta a oltre il 6% della spesa totale. Secondo le stime di Cittalia, basate su un campione di Comuni capoluogo, la crisi ha già manifestato i suoi effetti sulla domanda di servizi sociali, che si stima sia cresciuta rispetto all’anno scorso mediamente almeno del 20% rispetto al 2008. La proiezione riferita all’Ambito N3 vede l’aumento esponenziale (triplicato il numero delle ore negli ultimi due anni) di alcuni Servizi (Servizio Assistenza Domiciliare e Tutorato al minore e alla famiglia), laddove la componente del disagio sociale è preponderante, come la richiesta di inserimento nell’elenco dei soggetti che hanno presentato la propria candidatura alle iniziative del Progetto “Sperimentazioni di opportunità nella rete del welfare locale”.
In questo quadro, appare lampante come l’insieme delle norme vigenti e l’effetto della crisi economica si ripercuotano direttamente e pesantemente sui Comuni che rischiano di non riuscire più a dare risposte adeguate ai cittadini cosi da rischiare di venire meno al loro compito istituzionale. Nonostante questo, l’impegno che i Comuni (come i Comuni delle isole di Ischia e Procida) stanno già profondendo per alleviare gli effetti della crisi è notevole. Negli anni 2011 e 2012, nell’Ambito Territoriale delle isole di Ischia e Procida, c’è stata una sostanziale tenuta del finanziamento delle spese sociali a carico dei Bilanci comunali, a conferma di una volontà dei Comuni di farsi carico delle situazioni di disagio sul proprio territorio, anche a costo di ridurre gli impegni su altri fronti. Sebbene i contorni della crisi oltrepassino di gran lunga la dimensione locale, i Comuni sono investiti da un profondo cambiamento nella quantità e qualità della domanda di servizi, in particolare di servizi sociali. Si guarda al Comune, infatti, per cercare soluzioni a questioni che, non solo sono sotto la responsabilità istituzionale di altri soggetti, ma richiedono competenze e leve di intervento che spesso non sono appannaggio dei Comuni stessi. Se, infatti, la lotta contro la burocrazia e gli sprechi resta la battaglia prioritaria da portare avanti, nella percezione degli italiani, subito dopo viene la lotta all’evasione fiscale,il controllo dei prezzi di prima necessità e la formazione per il ricollocamento al lavoro: tutti compiti che i Comuni tradizionalmente non svolgono, se non in logica di supporto ai soggetti pubblici che ne hanno la diretta responsabilità.
Tra i nuovi compiti che nell’ambito di un sistema di sussidiarietà vengono affidati all’ente locale territorialmente più vicino al cittadino amministrato, figurano quelli di sviluppo e promozione e sostegno della collettività locale. L’ambito numero 13 ha elaborato un programma di misure dirette al sostegno dei soggetti maggiormente esposti agli effetti negativi della crisi ed in particolare alle famiglie ai lavoratori a persone in condizioni economiche precarie. L’azione progettuale in via sperimentale già dal 2013 ha visto l’introduzione del voucher sociale sostituire le classiche prestazioni economiche. Il voucher sociale e titolo di acquisto corrispondente a un determinato valore monetario che legittima i beneficiari individuati dal Comune in base ai requisiti stabiliti ad ottenere beni o servizi in strutture o aziende accreditate. Nello specifico dell’ approvato progetto intervento a sostegno delle famiglie assegnazione ticket service il Voucher legittima all’acquisto di generi di prima necessità quali prodotti alimentari parafarmaceutici prodotti per la cura e assistenza del minore. Il Voucher non comprende alcolici, vino, birra,superalcolici alimenti e prodotti per gli animali, arredi e corredi per la casa. Il voucher erogato quindi sotto forma di buoni acquisto sono consegnati contestualmente ad ogni destinatario per ogni mensilità assegnata dal valore minimo di 10 euro mensili fino ad un massimo di 200 euro mensili importo calcolato rispetto al reddito che si percepisce.