Redazione | Nell’ambito del progetto di riqualificazione del WaterFront dell’asse storico di Marina Grande, approvato con delibera di giunta il 9 gennaio scorso per circa sette milioni di euro, particolare importanza riveste l’opera di riqualificazione di Palazzo Catena e relativa Cappella. L’edificio – chiamato anche palazzo merlato – rappresenta l’emblema delle risorse culturali del territorio così come indicato anche nel decreto ministeriale di apposizione di vincolo di bene architettonico di particolare interesse che recita testualmente “ è l’edificio più significativo della cortina edilizia della marina del santo cattolico tra le più caratteristiche e pittoresche del paesaggio costiero del Golfo di Napoli e del Mediterraneo”
L’edificio come abbiamo rilevato mesi fa con un approfondito articolo, versa in uno stato di degrado dovuto ad una cattiva conservazione dell’intero complesso, e in più in particolare per lo stato di totale abbandono della cappella e del fronte merlato posto al riparo dell’annesso terrazzo di copertura dell’intero edificio, a causa di una complessa vicenda ereditaria che negli anni ha reso difficile l’individuazione degli aventi diritto su tale proprietà.
Una complessa vicenda che però ha visto in tempi recenti una possibile risoluzione. Con la rinuncia all’eredità dei successibile in favore dell’ente comunale. in data 8 novembre 2011 pervenne al comune una missiva degli eredi Pescarolo e dei signori Montaldo Bocciardo Elisabetta, Jana Carboni e Inti Carboni. Madre e figli comunicavano che nella loro qualità di successibili di Pescarolo Leonardo rinunciavano all’eredità del nonno Pescarolo Leonardo. I signori Carboni Jana e Carboni Inti non avendo accettato nel termine decennale di cui all’articolo 482 del codice civile l’eredità del bisnonno Pescarolo Leonardo. Nella medesima missiva si fa riferimento ha pregresse rinunzia all’eredità di altri successibili quali Vergani Vera, Pescarolo Leonardo e Pescarolo Vera in Montaldo. Per cui non risultavano altri eredi del ramo Pescarolo.
Il 12 settembre 2011 pervenne al comune un’altra missiva autografata da l’altro erede la signora Fedele Lucia Amalia residente a Monte di Procida la quale affermava in qualità di comproprietaria assieme ai signori Pescarolo e signori Scotto D’Aniello della cappella oratoria e del terrazzo merlato avente entrata in via Roma e in via Libertà, la a rinunzia tale proprietà dando completa disponibilità all’ente comunale.
Già dieci anni fa nel procedimento amministrativo di apposizione del vincolo di particolare interesse culturale e paesaggistico veniva indicato il Pescarolo Leonardo già deceduto nel 1978 e non essendovi già in quella data eredi o successivi legittimati, il comune segnalò che il bene vacante. Lo stesso comune più volte sollecitato da numerose segnalazioni di caduta calcinacci, nel 2008 adottò un ordinanza/ingiunzione di eliminazione ad horas del pericolo per la pubblica e privata incolumità. Da allora più nulla almeno fino ad oggi.
Infatti il comune con l’acquisizione dell’immobile e con il progetto di riqualificazione dell’asse storico di Marina Grande – di cui casa catena rappresenta l’edificio più significativo – provvederà ad esaltare -così come specificato nelle delibere progettuali – il valore storico-culturale ed architettonico del bene mediante il restauro ed il risanamento conservativo del bene medesimo quale destinazione culturale in cui finanziamento regionale mira.
Mio nonno Leonardo Pescarolo donò la terrazza al Comune di Procida negli anni 60 ma la donazione venne respinta senza che a lui venisse mai comunicato…anche allora erano molto efficienti! Alla sua morte rinunciammo tutti all’eredità (come in uso nella mia famiglia nella quale si dona tutto da vivi) . Non sapevamo che il nonno fosse ancora proprietario di quella splendida terrazza lasciatagli da zio Mike, il suo fratello newyorchese, che l’aveva comprata in società con un prete di Monte di Procida per farci un night club (a Procida negli anni 20, che pazzia!) Insomma una storia assai avventurosa, ne parlo anche nel mio ultimo romanzo, e per fortuna a lieto fine. Nella cappella ci starebbe bene un piccolo museo che illustri la storia di Procida