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TGPROCIDA

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LA VICENDA ETERNIT RIAPRE UNA FERITA MAI RIMARGINATA

Ditgprocida

Nov 21, 2014

Redazione | Prescrizione. Come quella che vedove e  figli di tanti sfortunati marittimi isolani, si sono vista spiattellare in faccia dalla giustizia italiana.  anni fa. Quando dalle aule dei tribunali i coraggiosi avvocati chiamati a difendere certe morti dal dimenticatoio, uscivano sconfortati, senza nessun altra possibilità di appello.  La triste vicenda di ieri l’altro che ha purtroppo annullato le speranze di  parenti e familiari degli operai deceduti nella fabbrica degli orrori a Casal Monferrato, di vedersi riconosciuto il danno da esposizione all’amianto, ha riaperto anche sull’isola di Arturo la  ferita mai rimarginata dei numerosissimi marittimi  morti prematuri per presunto contatto con l’amianto.

Vite rovinate da una malattia professionale con tasso di invalidità il cui riconoscimento, per alcuni più fortunati è arrivata dopo anni e solo per via giudiziaria, in alcuni casi addirittura dopo la morte del lavoratore, in altre circostanze mai. Caduta in Prescrizione, appunto. E laddove non è stato lo stato italiano, attraverso l’inail, è stata una compagnia di assicurazione americana, la MSC a riconoscere ( con un assegno in dollari ) ciò che non poteva non essere riconosciuto e cioè l’esposizione dei marittimi imbarcati per decenni su navi mercantili o su petroliere. Amianto a piene mani soprattutto nei vani caldaia e motore. Amianto in corde, prevalentemente, attorcigliate intorno alle condutture bollenti per svolgere la loro funzione di impareggiabili isolanti. Sentenze come macigni per i tanti che si sono ammalati di asbestosi, di altri che invece hanno contratto tumori polmonari con annesse placche pleuriche (chiaro sintomo quando si tratta di patologie provocate dalle sottilissime fibre di amianto) e infine dei tanti altri che hanno contratto egualmente patologie cancerogene seppur non a livello polmonare ma ugualmente mortali.

Vittorie di Pirro si dirà. Ma almeno se non hanno consolato il dolore, hanno coronato la battaglia di persone che si sono dovute scontrare  per decenni contro il muro eretto da quelle istituzioni intenzionate a disconoscere il loro diritto a vedersi risarciti. Non dimentichiamo mai che i  lavoratori esposti sulle navi sono stati trattati, per certi versi, come malati di serie B. Gli armatori non sono mai stati tenuti, come invece gli imprenditori di altri settori, a versare all’Inail il premio per l’esposizione dei lavoratori a materiali contenenti amianto. Il risultato è che, per gli organismi previdenziali e per gli enti assicurativi contro gli infortuni sul lavoro, di fatto i lavoratori imbarcati hanno cominciato ad esistere solo dopo decenni dal momento in cui hanno preso coscienza dei rischi che correvano. Che fossero lavoratori a rischio ci si è accorti solo quando si sono ammalati e ammalati in maniera grave e comunque solo grazie all’intervento di un giudice. Nessuno ha potuto ottenere, in via cautelativa, di essere destinato ad altra mansione, così come accaduto per altre categorie professionali, lontana dalla fonte di contaminazione.

Sentenze  – come dicevamo – pre-scritte. Peccato che prescrivendo le sentenza hanno condannato noi, comunità. Condannati a una memoria senza giustizia, alla derisione del potente, alla beffa della dea cieca con la bilancia in mano. Al lavoro di Sisifo di tornare a scrivere le nostre storie, la nostre ingiustizie, ogni volta da capo. Perché ad ogni starnuto, ogni marittimo deve guardarsi allo specchio e avere paura. Perché nell’Italia di oggi il diritto può cancellare la giustizia ma non potrà mai  prescrivere  anche le morti di domani.

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