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Morire senza un perché. Il mistero del marittimo morto in Congo

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Nov 24, 2014

Pas. Rai. | Una morte avvolta nel mistero, una notizia che nei giorni scorsi ha raggelato l’isola. Un fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica di Napoli, una famiglia stravolta dal dolore e assalita dai mille perché di una scomparsa, quella di FabioGrissino, 52 anni, marittimo specializzato, che appare come un vero e proprio «giallo».

Lavorava in Congo, Grissino. Lontano dalla sua isola, come un esercito marittimi di un’isola dalla fortissima tradizione marinara. Su una piattaforma in concessione all’Eni, la Ikalou, per conto di una società francese, la Servtec-Congo: sacrifici, sudore, migliaia di chilometri da casa. Ai genitori anziani e alle due sorelle giunge la notizia della sua morte, attraverso una freddissima e-mail dell’ambasciata italiana in Congo: Fabio non c’è più. Perché? Come è successo? C’è solo una data, il 17 novembre: è il giorno del decesso. E’ una storia da approfondire, anche perché due certificati medici, in possesso del legale della familia, l’avvocato Angela Masecchia, disegnano due verità: quello inviato dall’ambasciata italiana al Comune di Procida, finalizzato alle pratiche di autorizzazione per l’espatrio, parla di politraumi; di trauma cranico, invece, parla il certificato dell’Eni.
La dinamica? Mistero. C’è un solo riferimento, da parte del responsabile Servtec-Congo Jean-Francois Laurés e parla di «un incidente durante le operazioni di rifornimento del campo petrolifero». Nessun dettaglio, ma pare che «la polizia di Pointe Noire del Congo Brazzaville sta indagando».
La famiglia vuole sapere. Ne ha il diritto. E per riavere la salma deve attendere. Solo ieri pomeriggio, l’ambasciata italiana spiega che il prossimo 26 novembre il corpo di Grissino giungerà all’aeroporto di Capodichino, via Parigi.
La Procura della Repubblica di Napoli, che indaga sul caso con il pubblico ministero Emilia Galante Sorrentino,  provvederà a disporne subito l’esame autoptico (anche la famiglia indicherà un consulente) e sta valutando la competenza sul caso, con la possibilità di incardinare in Italia il procedimento penale.
«Vogliamo che sia fatta luce su quanto accaduto – spiega  il legale, Angela Masecchia – e certo ci saremmo attesi una maggiore collaborazione da parte dell’ambasciata italiana in Congo, che si è invece interessata solo dell’iter logistico. Sulle indagini, sulla loro efficacia, sulle prime risultanze dell’autopsia, non abbiamo alcuna garanzia. La Procura (presso la quale l’avvocato ha depositato in queste ore un dossier, n.d.r.), per fortuna, non ha perso tempo. E ci ha garantito che avrebbe, mediante l’ambasciata, sollecitato la Polizia locale a fornire un rapporto definito di quanto è accaduto su quella piattaforma».

Sull’isola, prevale lo sgomento. L’isola ha attraverso tragedie immani, nella sua lunghissima storia marinara, e ha spesso saputo riabbracciare marittimi di ritorno da Odissee infinite (come nella stagione dei sequestri, in Somalia), ma stavolta l’angoscia deriva essenzialmente dall’alone di mistero che circonda la morte di Fabio Grissino. Serve la verità, quanto prima.

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