Redazione | Procida e gli States. Uniti da sempre. Se si riavvolgono i nastri della storia passata, la foto che ne viene fuori è ricca di emigrazione verso quell’America a stelle e strisce che tanto ha saputo ammaliare nel dopo guerra. Generazioni di pizzaioli, di pescatori e di marinai che hanno cercato e poi trovato fortuna in America. Questa volta però a varcare i confini d’oltre oceano è una pittrice da tutti unanimemente riconosciuta come una delle più brillanti dal punto di vista artistico dell’isola di Arturo. Antonietta Righi. I colori, le immagini e i volti da lei impressi su tela sono capolavori di indiscussa bellezza e di una originaria qualità che l’hanno fatta apprezzare e riscuotere negli anni notevoli successi e consensi di critica e di pubblico. La massima espressione artistica raggiunta da Antonietta Righi si manifesta con tele che rappresentano la sua amata isola: sembra che l’architettura, l’edilizia locale rivivano; vetuste mura, pareti logorate dal tempo, palazzi fatiscenti, balconi, casali prendono vita. I vefi (balconi procidani) paiono respirare quando l’artista su di essi immortala la figura di un pescatore stanco, quasi chinato dalla fatica che guarda lontano, o di una vecchietta che sta lì, affacciata quasi ad aspettare che passi qualcuno per parlare un po’. Panni appesi al sole ad asciugare, finestre semi aperte, un carretto trascinato da un asino, quei vasi di gerani che sono nascosti al sole, sono scene di vita procidana che vivono nelle tele dell’artista.
Antonietta Righi e la stessa pittrice che pochi mesi fa suscitò scalpore – anche fuori dall’isola – per aver indirizzato una lettera aperta – a tratti anche dura – al parroco di Sant Antonio Abate, nella quale chiedeva i motivi dello spostamento del suo quadro raffigurante il santo, commissionato alla Righi dal precedente parroco. Don Juan pensava di impreziosire la chiesa del 1606 tanto da suggerire all’artista anche le misure esatte della tela. La chiesa ad una sola navata – infatti – pur annoverando tante opere – tra cui una statua dell’abate – mancava di un dipinto che raffigurasse le gesta del Santo protettore degli animali. La signora Righi si dedicò alacremente all’opera tanto da terminarla alla vigilia della pentecoste. L’opera di dimensioni notevoli venne collocata tra i marmi policromi sopra l’altare maggiore e posto all’adorazione dei fedeli. Il dipinto restò posizionato sull’altare però fino a quando non subentrò Don Vincenzo Vicidomini che pensò bene di trovargli altra allocazione. Di qui la lettera molto infuocata di Antonietta Righi a Don Vincenzo Vicidomini. Una lettera che poi non ha mai trovato riscontro da parte di Don Vincenzo Vicidomini che nei mesi ha preferito trincerarsi dietro un “ecclesiale no comment”.
Le amarezze vissute in questi mesi – come ci ha detto Antonietta – sono ormai alle spalle, da ieri e fino al sette dicembre un pezzo del mondo dell’arte isolana si riverserà – dunque – al Miami Spectrum- Art Fair. Un evento tanto atteso come ci dice la storica dell’arte Sabrina Falzone “per scoprire i risultati più innovativi della ricerca artistica mondiale nel campo delle arti visive.” Oltre alla procidana gli artisti proposti dalla curatrice alla Spectrum sono: Sabrina Bertolelli, Carol Bruton, Stefania Capobianco, Riccardo Dametti, Enrico De Santis, Jacqueline Gallicot Madar, Jonathan Pierini, Antonietta Righi, Nicola Sacco, Georgeta Stefanescu, Stefano Torrielli