Redazione | “Allo stato dei fatti il progetto Bannock appare definitivamente compromesso e non realizzabile”. La sintesi in poche parole di una delle vicende più tristi della gestione di un bene della pubblica amministrazione che si è trascinato per troppo tempo. Almeno fino ad oggi, quando se ne discuterà in Consiglio Comunale la cessione, come forma transattiva del debito che il Comune ha accumulato nei confronti della società che ha gestito la guardiania in questi anni. Valore 700 mila euro. L’idea di farne un museo “galleggiante” con pannelli solari, sale per conferenze, scuola marinara, morta e sepolta fin da subito, raggiunge così il nutrito gruppo di progetti falliti di questi anni.
La ricostruzione dei fatti – relativi al Bannock – parte una decina di anni fa. Era il 13 febbraio 2004 e con una delibera di Giunta veniva sottoscritto un protocollo d’intesa fra il Comune di Procida, l’Istituto Superiore Francesco Caracciolo e G. Da Procida e l’Autorità Militare per l’utilizzo della nave Bannock nel porto di Procida come Centro polifunzionale. Nel rapporto tra Capitaneria di Porto di Napoli e la Scuola Caracciolo il comune di Procida giocò un ruolo decisivo. Fu proprio il Comune con l’assessore Salvatore Costagliola a suggerire il passaggio della Bannock al liceo procidano e la stessa amministrazione si assunse praticamente tutti gli obblighi di gestione, tra cui anche il compito di spostare la nave nel porto di Marina Grande. Lo stesso comune ottenne dei finanziamenti (seicento mila euro) per il miglioramento delle condizioni della nave, considerato anche il fatto che la nave non era più in grado di svolgere navigazione anche la più breve come poteva essere anche farla approdare a Procida. I lavori iniziarono ma sopraggiunse lo stop che ne ha di fatto poi segnato il de profundis: scoprire che nel porto di Procida la nave non sarebbe mai potuta ancorare e poggiarsi – come descritto erroneamente nel progetto – sul fondale roccioso. Da allora solo fax e carte bollate. Numerosi richiami, ingiunzioni, dall’avvocatura dello stato, alla corte dei conti. Richiami della Capitaneria e Ministero dell’ambiente. Un pasticcio burocratico da cui hanno tentato di fuggire tutte le istituzioni coinvolte additando responsabilità anche in sede giudiziaria. In uno degli ultimi atti è il Comune di Procida che con una Delibera di Giunta (76 del 7/5/2014 ) diede mandato all’avvocato Umberto Corvino di recedere dal protocollo firmato dieci anni prima con l’Istituto Nautico e di svincolarsi dal tutto venute meno, già da anni, le premesse dell’atto di stesura del rapporto contrattuale.
A fine anno scorso la dirigente scolastica, dopo aver verificato da un lato, tutte le possibilità inerenti la realizzazione del progetto e l’utilizzo della motonave, dall’altro il mancato esito positivo della Conferenza dei Servizi indetta il 2/10/14 e conclusasi il 16/12/2014 durante la quale è stato affrontato, come prioritario, il problema della sicurezza, dal momento che la motonave rischia l’affondamento e il conseguente sversamento di liquami altamente inquinanti con inevitabile disastro ambientale, ha deliberare la cessione a titolo gratuito della moto nave “Bannock” al Comune di Procida, subordinando tale atto alla cessazione del contenzioso attivato dal Comune di Procida avverso la Scuola.
La storia del Bannock è come un film. Se nel primo tempo la nave è stata un’eccellenza della marineria, storia di vita e di uomini, di ricerche e addirittura di guerra, il secondo tempo è l’esatto opposto. Un decennio o quasi di fallimenti, di soldi pubblici buttati via e progetti andati per aria. Sembra un paradosso: la nave Bannock sopravvissuta allo sbarco in Normandia, sopravvissuta a Pearl Harbour, sopravvissuta agli attacchi subiti nel Pacifico a Guam e alle Marianne, in Giappone, sopravvissuta a tanta navigazione oceanica e oceanografica ( cit.) , finirà i suoi giorni – come appunto in un film – tristemente avvolto in un destino che non meritava.
Mi pare di capire che tutta la colpa è del Nautico.
Siamo in Italia
,purtroppo,e quindi,i politici e le istituzioni la fanno sempre franca.
Ci vorrebbe una ” class action ” popolare che incriminasse tutti i responsabili di questo sciupio di denaro pubblico,coinvolgendo tutti,politici,istituzioni, tutti quelli coinvolti.
Qua l’unico danneggiato è il popolo italiano a cui sono stati sottratti soldi pubblici che potevano avere una migliore realizzazione,e non
questo cervellotico progetto di una mente diabolica che ha partorito ,ma,mai,fatto nascere,questro mostro….