Redazione | Quella che doveva essere una vera e propria bomba giudiziaria da scombussolare l’intera politica isolana, si sta rivelando ogni giorno di più una vera è propria tempesta in un bicchier d’acqua. Solo una settimana fa come ricorderanno gli attenti lettori del Dispari, il comune ha avuto dissequestrata – almeno temporalmente – l’area di stoccaggio rifiuti, nella parte che veniva evidenziata in mq2 200 in calcestruzzo.
Il tutto avveniva dopo che il GIP Nicola Quatrano aveva attentamente fatta sua la nuova documentazione che attestava i pareri di legittimità da parte dell’ARPAC e dell’ASL e che in un primo momento – stando a quanto scritto dal PM Esposito – non erano stati rappresentati. Rimaneva però sequestrata quell’altra parte di area per la quale il comune di Procida, anche qui atti alla mano, ne aveva sin da subito chiesto il dissequestro. Il tutto per rimettere mano ai lavori di adeguamento della zona.
Così lunedì i solerti carabinieri della locale stazione di Procida, hanno dato esecuzione al provvedimento di rimozione temporanea dei sigilli emessa con decreto a firma della dott.ssa Rivellese Ilaria della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli rif. p.p. nr. 10634/15, ed hanno proceduto all’esecuzione del provvedimento fino al 30.09.2015, relativo all’area sita in Procida alla Via IV Novembre catasto terreni fg 10, p.lla 530 ex 227, al solo dine di consentire l’inizio dei lavori di realizzazione dell’siola ecologica approvati e finanziati con contratto di appalto del 16.01.2015.
E ciò appare giuridicamente come una vittoria perché in uno dei capi di accusa ( quello più intrigante ndr) del Pubblico Ministero si parlava di distrazioni di fondi provinciali. Invero il comune con propria delibera aveva affidato i lavori di manutenzione alla società SAP con propria determina il 16.01.2015. Di ciò ad un mese di distanza se ne parla anche nel verbale di dissequestro.
Se a questo si aggiunge quanto già abbiamo avuto modo di appurare giorni fa, il lettore capirà bene quanto tutta la cosa appare surreale. Carte alla mano ripetiamo si è davvero creato un caso per arrivare comunque a riaprire un’area e permettere comunque i lavori, dando una data ultima immaginaria, quando forse bastava recarsi sul luogo ed accertarsi dei fatti.
Lungi da noi ergerci a giuristi di una situazione che comunque era giunta ad un limite, ma che trova i suoi fondamenti nella notte dei tempi. L’isola ecologica sull’isola di Arturo resta un’impresa comunque finisca questa storia. E lo è per una location che si trova troppo al centro dell’isola e questo crea grandi disagi ai mastodontici camion della spazzatura che devono quotidianamente tagliare l’isola in due.
Allo stato attuale grandi alternative non se ne vedono all’orizzonte. Solo qualche anno fa qualche consigliere comunale timidamente si interessò alla vicenda, resta a quanto ci è dato da sapere, solo allo stato embrionale una proposta dell’allora gruppo riformista che sedeva in consiglio comunale guidato da Maria Capodanno, di costruire lì’isola ecologica nei pressi del depuratore al porto di Marina Grande. Ma non se ne mai più parlato.
La vicende giudiziarie di questi giorni – dunque – ripropongono il decennale problema dell’isola ecologica. E se mentre il tutto sembra sgonfiarsi in una vera e propria bolla d sapone –come dicevamo – resta l’amarezza di un fatto increscioso che ha rispedito Procida nel buco nero della demagogia e della strumentalizzazione.
L’Avvocato del diavolo……….