Sebastiano Cultrera | Vivaro non è più procidana! Una notizia shock? A me sembra piuttosto una notizia SCIOCCA. Almeno proposta così come la vedo circolare nel web e nei giornali. Beh, certo, ora figuriamoci tutti i soloni a stracciarsi le vesti! Tutti i candidati a gridare allo scandalo e a promettere una riappropriazione del bene. Maddechè? direbbe il buon Dagospia. Non ho letto la sentenza e non conosco i dettagli. Tuttavia provo a chiarire, con le mie attuali conoscenze, che la notizia è, quanto meno, neutra, se non, addirittura, potenzialmente, vantaggiosa per l’economia dell’isola. L’ultimo proprietario di Vivaro è (o, come sembra, è stato) l’Ente Ospedale Albano Francescano. Questo Ente sorge (la faccio breve) per volontà della famiglia legittima proprietaria (Scotto la Chianca, procidani doc) di lasciare alla comunità alcuni beni (tra cui Vivaro) AL FINE DI ASSISTERE, anche con un OSPEDALE, i poveri e gli indigenti, soprattutto anziani. Gli eredi (non più residenti a Procida, ma eredi legittimi della famiglia procidana originaria) intentarono causa sostenendo che l’Ente non aveva rispettato le FINALITA’ per le quali era nato e, quindi, era giusto recedere dalla donazione. Dalle notizie apprese sembra, quindi, che avessero ragione gli eredi!
Cosa perde Procida, adesso? Nulla! Perché Procida, ovvero la comunità procidana non è MAI stata proprietaria di Vivaro. L’Ente proprietario era un ENTE privato, a forte connotazione ecclesiastica, di fatto dominato, nella gestione dall’ordine francescano (gestito a Napoli), con la supervisione della Regione Campania. Negli ultimi decenni la politica è riuscita spesso a metterci dentro lo zampino, ma solo ai fini di piccolo cabotaggio. Coloro che, anche all’interno, volevano cambiare qualcosa e integrare sul serio Vivaro e i beni dell’Ente al territorio, sanno bene che i regolamenti, i veti e la situazione non consentono (e non hanno mai consentito) una attività positiva di lungo respiro. L’Ente, inoltre, e segnatamente proprio la struttura ospedaliera e l’isola di Vivaro, sono stati soggetti negli anni ad attività di depauperamento (di impoverimento reale e di taglio sistematico delle potenzialità).
Si potrebbero aprire tanti capitoli e la faremmo troppo lunga. Li accenno con interrogativi scelti di fiore in fiore in questa intricata vicenda. Perché Vivaro non è divenuta quella riserva naturale accessibile al pubblico, sul serio? Cosa lo ha veramente impedito? Perché non si è pensato a valorizzare la Sanità isolana POTENZIANDO e privilegiando la struttura esistente di privato sociale e caritatevole, privilegiando invece, per calcolo politico UNANIME di tutti i partiti, le Usl, le Asl, Distretti e mangiatoie varie, negli anni del disastro crescente della Sanità campana? Perché la nostra antica e gloriosa struttura non poteva diventare un piccolo San Raffaele locale, evitando quindi, di snaturare la missione dell’ENTE (e quindi gettando le basi per la sconfitta giudiziaria di oggi)? L’Ente è stato espropriato, di fatto, dal ruolo decisionale sul destino di Vivaro (dai vincoli, dal Comitato di gestioni, da quello per la tutela etc.). Perché i privati proprietari, adesso, potrebbero decidere? E cosa?
La maggioranza dell’Ente (Regione e Francescani) ha mai risposto alle esigenze locali, o, piuttosto, ad altre logiche? Se così fosse, Vivaro cosa aveva a che fare con Procida, già prima della sentenza?
A chi giova questo can can e questo (falso) dolore per la (falsa) perdita di Vivaro? Certo il prossimo Sindaco perderà la possibilità di fare un paio di nomine più o meno clientelari nel consiglio dell’Ente (o forse no, magari non sarà sciolto….), ma per i cittadini procidani non cambierà nulla. E soprattutto mi chiedo cosa si poteva fare (o non fare) con il rimpianto (non da me) carrozzone dell’Ente che adesso non potrebbe realizzarsi, con i nuovi proprietari? Se anche i proprietari vendessero l’isola ad uno sceicco arabo (folle!) cosa potrebbe farne più di una grande voliera per i propri uccelli (evitando i pappagalli che, giustamente, sconvolgerebbero l’ecosistema). Siamo seri! Su Vivaro si sconta, da decenni, una scommessa PERSA della classe dirigente locale, nel suo complesso! Adesso non stracciamoci le vesti! Le abbiamo già vendute negli anni passati!