Sebastiano Cultrera | Le vittorie hanno molti padri; le sconfitte sono orfane! Dopo le elezioni dicono, come sempre accade, di avere vinto tutti. Invece, come abbiamo detto ha vinto, secondo noi, il cambiamento e, naturalmente, Dino Ambrosino e la sua squadra che l’hanno saputo interpretare.
Il nostro comune, è bene ricordarlo, appartiene alla fascia di comuni sotto i 15 mila abitanti e, quindi rientra nel sistema elettorale a MAGGIORITARIO SECCO. Cioè vince UNA SOLA lista, quella che prende anche solo un voto in più di qualunque altra! Ad essa spetta il Sindaco e altri undici consiglieri comunali. Le altre si sono divise proporzionalmente i restanti 5 consiglieri comunali. Nella fattispecie la minoranza in consiglio è composta da 4 consiglieri di “Per Procida” e un solo consigliere (il candidato sindaco) di Adesso Procida. Ciò in virtù dei voti ricevuti: per prendere il secondo seggio Adesso Procida avrebbe dovuto prendere quasi 1000 voti, molto più del consenso ottenuto. La lista 5 stelle, per prendere il seggio, avrebbe dovuto avvicinarsi ai 500 voti.
Altra breve premessa: teniamo conto che ci son stati circa 400 votanti in meno dell’altra volta. Quindi la lista vincente, rispetto a quella di Aniello Scotto di 5 anni fa, ha preso il 5 % di voti in più e la lista di Vincenzo Capezzuto è crollata di circa 10 punti percentuali. Ma il dato che segna una vittoria inequivocabile è quello che vede come la sommatoria dei voti di Capezzuto e De Candia NON raggiungono il risultato di Dino Ambrosino. Ciò per sgombrare il campo a sciocchezze e leggende che già proliferano in giro.
Vincenzo Capezzuto fu scelto 5 anni fa (con un cambio “in corsa” col sindaco uscente Gerardo Lubrano) per inserire un elemento di novità e freschezza ad una maggioranza che amministrava da circa 15 anni l’isola.
La riproposizione, questa volta, dell’uscente Capezzuto e la incertezza amministrativa complessiva (unita al fatto che Luigi Muro era in panchina) ha fatto apparire venti anni di amministrazione continuata un fardello troppo pesante da digerire per la maggioranza dei procidani che, invece, volevano il cambiamento.
Credo che il cambiamento avrebbe vinto in ogni caso. Ammetto di essere stato sempre scettico rispetto ad una costruzione di centrosinistra che ammiccava ai cinque stelle (negli uomini e nelle proposte, oltre che nella sintassi politica). E mi auguro, sinceramente, che il tutto possa essere metabolizzato, senza contraddizioni, in metodo di governo dell’isola. Ma è stato il mix vincente, dal punto di vista elettorale.
Ma, alla fine chi ha perso?
La risposta corretta è: TUTTI GLI ALTRI!
Ha perso il movimento 5 stelle, con le sue donne e i suoi uomini sul territorio, che non è riuscito a “tradurre” sul piano locale il consenso sovracomunale del movimento (p. es. esempio quello delle regionali) e, quindi, è stato percepito come un rischio (di dispersione di voti a vantaggio del potere in carica) piuttosto che una opportunità di rinnovamento. Insomma l’elettore di area simpatizzava, magari, per loro, ma votava Dino & co.
Ha perso Elio De Candia, la cui impresa è stata velleitaria ed inutile (se l’obiettivo era, come qualcuno dice, di “mandare a casa” Capezzuto bastava appoggiare Dino, o, al minimo, starsene a casa). Molte buone e capaci energie sono state sprecate (tra tutte la bravissima e preparata Paola Capodanno) in una impresa meritevole di migliore sorte. Altri candidati noti e meno noti hanno tuttavia avuto occasione di mostrare capacità e impegno.
Ha perso Vincenzo Capezzuto, nonostante guidasse una “corazzata” di preferenze, che, alla fine, contro la voglia di nuovo dei procidani, non è servita ed è colata a picco. E’ sembrato un raggruppamento vecchio e stanco, e anche quei giovani brillanti presenti (qualcuno di qualità) in quella lista sono annegati nel marasma generale. E’ mancata una idea guida. Si è cercato la mera riproposizione di un potere esausto.
Un discorso a parte merita Luigi Muro che ha scelto la strada (non obbligata: vedi Giosi Ferrandino) del passo indietro. Chiedere da lui lucidità massima e determinazione in quei frangenti sarebbe stato troppo. Mi limito, quindi, ad osservare come sia stato poco aiutato (usando un eufemismo) dai suoi colleghi della ex maggioranza. La scelta politica di Muro poteva essere discutibile, ma, una volta fatta, si sapeva di trovarsi con un Muro meno efficace e con una lista azzoppata. La conseguenza politica del “ritiro” di Muro non poteva essere una alzata di spalle e un “avanti un altro”, a partire da coloro che hanno condiviso tutte, o buona parte, delle sue vicende amministrative.
Men che meno il lavacro poteva avvenire candidandosi in una nuova lista. Si è trattata di una eutanasia annunciata di un area politica, ulteriormente aggravata dalla inutile (se non controproducente) candidatura di Salvatore Costagliola in un partitino della destra estrema. Senza pensare a ridicole contese attorno all’ex presidente Caldoro a Procida, il quale sull’isola non poteva presentarsi da risolutore. E’ difficile vedere tanti errori/orrori condensati tutti insieme. A meno che non si tratti soltanto di errori ed ha, invece, solo prevalso la lucida volontà, in qualcuno, di fare il candidato a Sindaco, considerando che, oramai, nell’isola, la corsa di Dino Ambrosino era inarrestabile.
Analisi perfetta.BRAVISSIMO.
Se posso aggiungo un altro errore fatto dalla vecchia maggioranza:L’arroganza condita da una inesauribile mancanza di programmi e soprattutto persone capaci si di portare voti ma vuote di idee e programmi.(Salvo qualche giovane che in un altra lista certamente avrebbe conseguito ulteriore successo il resto della lista era solo minestra riscaldata.
FARE FARE FARE BASTA CHIACCHIERE……PROCIDA E’ MORIBONDA…..