Redazione | Tutti i salmi finiscono in gloria e per contrappasso le ultime elezioni hanno rappresentato la fine di un’epoca – come dicemmo a poche ore dallo spoglio elettorale del 1 giugno – lunga quasi una generazione. Una generazione di politici che è tutta racchiusa nella impietosa foto del primo consiglio comunale di ieri l’altro. Da un lato le “rughe del tempo” metafora di una vecchia signora ingioiellata seduta al tavolino di un bar a sorseggiare del the e dall’altro i capelli al vento, la pelle liscia di una giovane donna seduta su uno sgabello a sorseggiare un tonico. Due paradossi seduti intorno ad uno stesso tavolo, divisi, contrapposti dalle scorie di una campagna elettorale a tratti anche “crudele”. Due mondi che si contrapporranno negli anni a venire in consiglio comunale, cercando di rappresentare da un lato l’amministrazione del paese e dall’altro l’opposizione a quello che sarà il lavoro dell’amministrazione. Anche il classico inciucio che per secoli ha unito vinti e vincitori sembra allo stato attuale lontanissimo. Saggezza vorrebbe che quattro dei cinque consiglieri comunali che siedono nel civico consesso, facessero un passo indietro dimettendosi.
Per due ordini di motivi, nobili e validi. Chi li ha votati non li immaginava minimamente all’opposizione almeno in partenza – perché convinti che potessero essere rieletti – e perché da ieri oltre a leggere le carte potranno incidere ben poco. Senza lungimiranza, senza proiettare lo sguardo agli anni che verranno, non si costruirà nulla. O almeno nulla di buono. E allora nelle due liste di minoranza, che si sono accomodate tra i banchi del consiglio comunale, ci sono giovani che potrebbero rappresentare – perché vergini e entusiasti di sedere tra quei banchi – il rinnovamento. Quel “rinnovato impegno per procida” come sta scritto nell’ennesimo e inutile spreco di carta di un manifesto apparso in questi giorni.
Gli stessi che vorrebbero ridurre la vittoria della “Procida che Vorrei” come ad una scommessa, per quanto anche le scommesse si possono vincere. Nella vittoria c’è stato un sentimento, non soltanto del risentimento. La disperata speranza che i consiglieri comunali siano diversi, che non scaldino solo la seggiola, ma soprattutto che ascoltino: gli altri non lo facevano più.
Un’emozione che nel tempo si è fatta piazza. Radunando individui che si sono ritenuti incompresi e sovrastati dall’ombra sorda di troppe “congreghe”. Storie di vita e di sconfitta diverse: chi ha perso o mai trovato il lavoro, chi la fiducia nel domani, nell’ente comune. Intorno a queste desolate solitudini esisteva un vuoto di attenzione e qualcuno lo ha riempito. E qualcuno no. Quel qualcuno che non ha ancora capito che ha perso. La sconfitta è sconfitta per tutti. Si perde e si vince. Ma non c’è da ringraziare nessuno, al massimo da inveire contro qualcuno, fossero anche i procidani. Non ha senso ringraziarli – appunto l’ultimo manifesto – quando dieci gironi prima li si riteneva “stupidi” se avessero votato Dino Ambrosino. L’ennesimo errore di quello che definivamo tempo – fa quasi prevedendolo – un carico di frutta imbracato male. La traversata del deserto è lunga e sperare che qualcosa possa bloccare la macchina appena messa in moto è solo una chimera o una speranza di chi vive la vita come la politica in modo assurdo. L’inciampo o lo sgambetto, per tornare in corsa. E allora troppe volte negli ultimi venti anni ci siamo interrogati di come sarebbe stato il risveglio della seconda repubblica anche sulla nostra isola. E i primi giorni complessi ed interminabili nell’alveo che abbiamo descritto sembrano confondere ancora di più. In un’ottica sostanziale e non formale, l’orientamento decisionale sembra andare nella direzione traumatica per tutti – come acrobati sulla fune – fatta di frasi dette e non dette e di scelte tutte da decifrare.
E mo mollano la poltrona!!!
Bellissimo articolo. Complimenti a chi l’ha scritto. L’analisi è perfetta così come il simpatico paragone con le due donne ( una giovane vigorosa e l’altra anziana, stanca e ingioiellata) sedute allo stesso bar. Purtroppo credo che neanche l’invito saggio, esplicito e crudele che l’articolista suggerisce ad alcuni riuscirà a smuovere i macigni della presunzione di chi pensa di essere sempre indispensabile ed insostituibile. Per tutte le stagioni….
Questo articolo della redazione fa una analisi molto schietta di questa tornata elettorale e dei suoi protagonisti vincitori e vinti, poi nelle ultime righe lancia la pietra nello stagno e rimane a guardare il propagarsi dei cerchi dal punto dell’affondo………aspettando che questi ultimi vadano ad infrangersi lungo la riva per vedere l’effetto che fa.
pura utopia e quando lo muovono il culo dalla sedia questi 5 qui. io scommetto che si accorderanno e inciucieranno li conosciamo molto bene sono maestri a salire sul carro del vincitore. la destra o meglio l’alternativa a ambrosino non nascerà da questi cinque assolutamente.
michele lubrano