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INTERVISTA ESCLUSIVA AD ANIELLO SCOTTO DI SANTOLO: «SONO STATO DEFINITO PER ANNI L’UOMO DEL DISSESTO: IL DISSESTO FINANZIARIO LO FECERO ALTRI»

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Lug 21, 2015

Redazione | L’occasione della conferenza stampa sul Tribunale dei diritti del malato di qualche giorno fa, è stata anche la circostanza per rivolgere all’ex Sindaco Aniello Scotto Di Santolo un pò di domande a poco meno di due mesi dall’insediamento della nuova amministrazione, di cui per molti è il Deus ex Machina.  Ma è stata anche una l’occasione per Aniello  Scotto di Santolo di scrollarsi da dosso dopo vent’anni l’etichetta dell’uomo dell’art.25 e di poter chiarire una volta e per tutte come andarono le cose all’epoca.

Allora Aniello, il 31 maggio dalle urne hai vinto anche tu. O no?

«Ha vinto una coalizione  che ha saputo cogliere  le aspettative del popolo procidano ormai stanco di una gestione politica che ha cominciato a manifestare la sua debolezza, intercettando le istanze giovanili che mai come in questi ultimi mesi si sono evidenziate con forza nel paese. Sicuramente il gruppo di “Procida Insieme” ha appoggiato fortemente la “Procida che vorrei” , entrando anche nel patto di coalizione  per le primarie e lavorando alla formazione della lista».

E dunque Il ruolo qual è?

«Procida Insieme non è entrata in nessuna trattativa né prima del voto né dopo il voto. Abbiamo sempre considerato politica malsana quella che prevedi accordi sopra o sottobanco per la spartizione di cariche. Il patto di coalizione è stato l’unico documento ufficiale che ha guidato con trasparenza il nostro cammino. La squadra amministrativa che il Sindaco Dino Ambrosino ha messo su autonomamente, coinvolgendo tutti i componenti della lista,  ha capacità ed entusiasmo per procedere con le proprie gambe, ben guidata da principi morali di base che assicurano il cittadino per una gestione corretta e trasparente della cosa pubblica  per ostacolare quella strisciante corruzione che sempre può manifestarsi nella gestione politica del bene comune. Noi del   gruppo di “Procida Insieme” abbiamo dato la nostra disponibilità a dare una mano nel caso di bisogno, pertanto, quando all’occorrenza verremo chiamati, saremo presenti. E’ nostro obiettivo primario la formazione di una nuova classe dirigente per l’isola che sia all’altezza di quello che Procida merita, e in questa ottica è inserita anche la nuova squadra amministrativa».

Il  Sindaco sembra camminare spedito. Sta sbagliando a non ascoltare o sta ascoltando troppo ?

«Il nuovo Sindaco si è venuto a trovare in un Comune che è in una situazione economica di gran lunga peggiore di quella del 1989 quando feci io  il Sindaco. Dino Ambrosino, si trova in una situazione economica veramente grave, creata dalle precedenti amministrazioni dell’ultimo ventennio, che contempla un debito di circa 24 milioni di euro. La I^ verifica, sul piano di riequilibro fatto nel 2013 dalla maggioranza Muro/Capezzuto, ha ricevuto diversi rilievi dalla Corte dei conti deputata al controllo di tale piano. Infatti è stato  rilevato il mancato rispetto di 7 punti su 8 previsti per raggiungere l’equilibrio di bilancio. Ci tengo a precisare che il suindicato piano, prevedeva solo circa 6 milioni di euro come debiti, cosa diversa da quanto sta risultando dalle verifiche della nuova Amministrazione, e che tale piano fu approvato dalla maggioranza Muro/Capezzuto con i voti contrari di “Insieme per Procida”. Inoltre si trova con un bilancio consuntivo del 2014 approvato sempre dalla stessa maggioranza, con i voti contrari di “Insieme per Procida” nell’ultimo Consiglio Comunale di Capezzuto, con una relazione negativa del Revisore dei conti , il quale rilevava anche dei falsi e soprattutto il comportamento poco chiaro sul rapporto tra Comune e la Società del Porto Turistico, situazione quest’ultima che  produrrà sicuramente uno strascico che potrebbe sfociare nell’interessamento della magistratura contabile e non solo. Il nuovo Sindaco si  trova con quasi tutti i beni venduti e sarà costretto, dalla Corte dei conti, a vendere direttamente o indirettamente quel residuo  che è  ancora rimasto. Non penso che con questi problemi si possa camminare spedito, ma Dino lo sta facendo con grande coraggio e ponendosi all’accorrenza in ascolto di chi può offrigli indicazioni valide per affrontare l’incresciosa e dolorosa situazione in cui i precedenti amministratori hanno trascinato l’isola».

Qualcuno dice che sta delegando troppo. Sbaglia?

«E’ azzardato esprimere un giudizio ad appena un mese dall’insediamento della nuova Giunta. Le deleghe sono necessarie ed importanti e la delega comporta anche il dar fiducia, diversamente non è di fatto una delega. Questo non significa che un Assessore va avanti autonomamente sganciato dal progetto unitario di cui il Sindaco è il primo custode. Pertanto il Sindaco, fra i suoi compiti ha quello di  mantenere rigidamente il controllo su tutte le deleghe, soprattutto nel caso di un Comune in grossa crisi finanziaria, perché deve poter utilizzare tutto quanto è possibile nelle pieghe di tutti i progetti delle varie attività. Inoltre egli deve  coordinare tutte le attività degli assessori curandone tutti gli start-up progetttuali e poi facendo seguire la  gestione  agli stessi. Lo sappiamo per esperienza: lì dove questo non è avvenuto, non poche volte il Comune è andato sottosopra».

 Perchè “per Procida” ha perso?

«Ritengo che dopo 20 anni ci sia una naturale necessità di cambiamento avvertita dalla maggioranza dei cittadini e le elezioni ultime lo hanno dimostrato. Difatti Capezzuto già nella precedente elezioni del 2010, voleva presentarsi come il nuovo, tentando “a chiacchiere” di smarcarsi dalle precedenti amministrazioni, invece nei fatti ha seguito la linea Muro e soprattutto non è riuscito a creare squadra di consiglieri sensibili alla propria visione politica relativa alla gestione comunale; pertanto nelle ultime elezioni, se si  leggevano i nomi della lista si capiva che rappresentava  la continuità Muro/Capezzuto».

Cosa significa oggi fare il sindaco?

«La legge delle Autonomie locali, da al sindaco un grande potere e pertanto grandi responsabilità. Fare il Sindaco per me, significa amministrare come il buon padre di famiglia una comunità complessa, che sempre più è in grado di valutare e giudicare. Allora, se così è, è anche il caso di responsabilizzarla facendola partecipare attivamente alle scelte politiche che si vanno a fare. Per fare ciò, c’è la necessità di organizzarsi tecnicamente per attivare tale partecipazione. Occorre pertanto, con chiarezza e trasparenza individuare tutti i portatori di interessi che vanno consultati in modo diverso secondo le problematiche che si affrontano. Voglio chiarire che ciò non significa che il cittadino decide, ma che partecipa alla definizione di un progetto che risulterà : dalla sintesi che scaturisce dalle considerazioni della cittadinanza, dalle valutazioni tecniche e da quelle politiche nazionali e regionali. Molti cittadini per una scorretta visione democratica pensano di rivolgersi continuamente e direttamente ai politici per dire la propria. E’ necessario programmare ed attivare i luoghi di confronto e di partecipazione dove il Sindaco informa sulla propria attività e nello stesso tempo ascolta le proposte dei cittadini ; io all’ epoca incontravo i cittadini nelle parrocchie e svolgevo in tal modo una necessità di ascolto e di comunicazione, ora si tratta di aggiornare tali sistemi e procedere. Ma al di sopra di tutto  ritengo fondamentale che il Sindaco sia testimonianza diretta e visibile al cittadino, di rettitudine morale e capacità di amministratore».

La Procida che ha trovato Dino Ambrosino si può dire che è la stessa che trovasti tu?

«Come ho già detto, forse peggio, con una legge finanziaria che carica tutto sul Comune dandogli il potere impositivo (Aumentare le tasse in certi limiti) che io non avevo, ma con una legge sulle Autonomie Locali che gli conferisce un  potere decisionale maggiore».

“Mister dissesto”; sembra questa l’etichetta che per anni ti hanno affibbiato. Ci spieghi come andò all’epoca

Innanzitutto voglio chiarire che il dissesto lo avevano generato altri, cioè,  coloro che mi avevano preceduto, e che io, nel dichiarare il dissesto ( tra l’altro approvato in Consiglio Comunale ed approvato da organi tecnici competenti a livello prefettizio e Comitato Regionale di Controllo) procedevo al risanamento delle finanze del Comune, e spero con questa considerazione di chiarire l’equivoco, disonestamente, generato dai miei avversari politici.  Colgo l’occasione per rispondere con affetto all’ex assessore al bilancio , Menico Scala e dirgli:  l’onestà intellettuale e la competenza tecnica, dovrebbero imporre innanzitutto ad un professionista  di non diffondere menzogne dicendo che il dissesto finanziario dichiarato dal sindaco Scotto ha generato un debito di 20 miliardi, ed invece spiegare ai cittadini che tale debito era stato  fatto dalle amministrazioni che l’ avevano preceduto e che la dichiarazione del dissesto non era nient’altro che l’unica strada  per risanare le finanze comunali. Penso poi, che sia anacronistico ed  assurdo, per coprire i propri fallimenti, parlare di situazioni avvenute ….. 25 anni fa. Piuttosto dovrebbe  avere il coraggio di affermare quanto privatamente ha detto, e cioè che l’attuale situazione finanziaria del Comune e già un dissesto. E che le situazioni che Dino Ambrosino sta rilevando, sono state già rilevate sia dal revisore dei conti che ne ha fatto debita relazione al Consiglio Comunale, sia  dalla Corte dei conti: Pertanto, quello che il neo-Sindaco sta comunicando alla cittadinanza, risponde a verità rilevate da organi tecnici esterni alla politica procidana e non ad una demagogica campagna elettorale.  Che la disonestà intellettuale è propedeutica ad altri tipi di disonestà, ed io conoscendolo per persona onesta, gli consiglio di non seguire la strada di chi ha fatto della demagogia e degli equivoci, il proprio sistema per carpire la fiducia dei cittadini. Tale politica, alla lunga, non ripaga. Pertanto, lo invito, ad usare il linguaggio della chiarezza e non quella dell’equivoco. Soprattutto, prima di  dubitare delle capacità di Dino Ambrosino,  lo invito a  considerare l’incapacità conclamata  delle passate amministrazioni, così come ne hanno preso atto i cittadini procidani che con il loro voto hanno espresso la loro presa di coscienza. Solo con un’analisi corretta della realtà, si può creare un progetto ed un futuro positivo, diversamente, si ricade negli errori passati.

Veniamo ora allo specifico della tua domanda. All’epoca, mi ritrovai in una situazione finanziaria disastrata, che non mi consentiva di pagare  gli stipendi ai dipendenti  e le fatture ai fornitori, che non erano più disposti a fornire il materiale di uso comune. In uno situazione simile, dove neanche il tesoriere (Banco di Napoli) poteva più anticiparmi altri fondi , non si riusciva neanche a pagare allo Stato l’Irpef che si tratteneva sugli stipendi dei dipendenti e pertanto io da Sindaco mi ritrovai con una causa penale come evasore fiscale nei confronti dello Stato (causa che vinsi perché dimostrai che avevo diffidato più volte il Banco di Napoli a procedere ai suddetti pagamenti e pertanto l’inadempienza era del Tesoriere). In tale gravissima situazione, non c’era spazio per poter pensare ad altra soluzione che dichiarare il dissesto finanziario con l’articolo 25 della finanziaria dell’epoca, che , tra l’altro, mi dava dei vantaggi  finanziari e costringeva il Comune ad una gestione corretta e di risanamento. Ma soprattutto mi consentiva di non vendere  il patrimonio immobiliare del Comune che per me rappresentava svendere la storia di solidarietà che ha sempre caratterizzato la società procidana nei secoli scorsi donando propri beni alla Comunità locale, colgo l’occasione per precisare che all’epoca i beni degli Enti proprietari dei beni venduti dalle amministrazioni Muro/Capezzuto, non erano ancora passati a far parte dei beni comunali e pertanto anche volendo non era possibile procedere alle vendite».

La Procida di domani come sarà?

«Dipende da noi. Se tutti insieme, senza bizantinismi , ci rimbocchiamo le maniche e lavoriamo non solo per noi stessi ma anche per il bene comune , allora , il futuro dei figli procidani sarà positivo. Quanto è successo nelle ultime elezioni mi incoraggia e mi fa essere ottimista per un futuro positivo per la nostra piccola ed operosa comunità».

5 commenti su “INTERVISTA ESCLUSIVA AD ANIELLO SCOTTO DI SANTOLO: «SONO STATO DEFINITO PER ANNI L’UOMO DEL DISSESTO: IL DISSESTO FINANZIARIO LO FECERO ALTRI»”
  1. che esagerazione.. invece di andare a mare… sparare cavolate….. comunque il dissesto non lo faranno… aumenteranno le tasse al massimo… QUESTA è LA PROCIDA CHE VORREI

  2. Sono sempre gli altri a fare i guai. Lo Stipone dice che sono gli altri…Ambrosino dice che sono gli altri…mai nessuno che si assume le proprie responsabilità. Vi è piaciuta la bicicletta e ora pedalate. E guai a voi se fare un altro dissesto. Veniamo con i forconi stavolta.

  3. Dico semplicemente una cosa…..ma è possibile che queste persone sanno solo lamentarsi ….????? vi siete dimenticati tutto quello che hanno detto in campagna elettorale??? hanno festeggiato di qua e di là, come se avessero vinto la coppa del mondo…..ma vi siete dimenticati i festeggiamenti????? Sembra che stessero continuando, in quanto non sono capaci di fare niente…..lamentarsi, lamentarsi, lamentarsi sulla vecchia gestione. Adesso basta, e cercate di trovare soluzioni come hanno fatto tutti…..e che comunque sono andati i fatti, il commissario non è mai arrivato, anzi……..invece adesso non facciamo altro che fare interviste e stupidaggini su facebook……dalla padella alla brace….mi dispiace tanto, non c’è per niente una programmazione.

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