Redazione | “E’ un omaggio, innanzitutto, a don Michele Ambrosino, il nostro vecchio parroco, maestro di vita, scomparso a 92 anni lo scorso aprile. E, poi, anche, al mio quartiere natio, la Chiaiolella, ove, appunto , don Michele , nel lontano 1956, inventò la Fiera del Libro, la kermesse letteraria giunta ora alla 59^ edizione”. Domenico Ambrosino, (ri)presenta il suo libro “Gente di Procida. Pescatori, marinai, contadini, preti”, edito da Massa Editore, che si avvale della prefazione di Domenico De Masi.
L’appuntamento è per domani alle 20, sulla banchina del porto della Chiaiolella, sotto il costone della collina di Santa Margherita, presso il locale “Ippocampo 6 Music”. Interverranno, coordinati dalla giornalista Rai Marialaura Massa, i giornalisti Luigi Covatta (direttore Mondo Operaio), Ciro Cenatiempo (Il Mattino), Giulio Di Donato (Velino Campania)
La manifestazione si svolge nell’ambito della Fiera del Libro che ha già fatto registrare un buon successo di vendita di libri oltre che una notevole partecipazione di procidani e turisti ai dibattiti organizzati nell’occasione dal comandante Rino D’Orio.
Spiega Ambrosino, 70 anni, il decano dei giornalisti procidani: “Questo mio viaggio nella memoria socio – economico – culturale dell’isola mi sta regalando grandi soddisfazioni. Oltre alle vendite, dentro e anche furi dell’isola che ha raggiunto cifre interessanti, questo libro mi ha dato occasione di raccontare alle future generazioni isolane, i luoghi e la gente che hanno fatto la storia dell’isola. Gente umile e laboriosa che, nel mondo del lavoro e della cultura ha raggiunto vette di prestigio notevoli, con cursus ammirevoli straordinari; ma anche esperienze e testimonianze di vita “ordinaria” che nel mondo della pesca, della navigazione, della coltivazione della terra, nella vita militare, nella missione sacerdotale della Chiesa, rappresentano un esempio di grande spessore umano e sociale. Ad esempio – continua il Chiodo, come affettuosamente viene soprannominato il nostro decano perché riesce sempre a “penetrare” nel profondo della notizia – ho vissuto momenti di viva emozione quando, durante lo scorso anno scolastico, in un incontro organizzato dagli insegnanti Mara Scognamiglio, Marina Tramontano ed Enzo Sabia, con gli alunni della Scuola Elementare della Chiaiolella, sono stato sottoposto ad una raffica impressionante di domande da parte dei ragazzi. Essi, a cui i maestri avevano letto alcune pagine del mio libro, volevano sapere dei luoghi ormai modificatisi in maniera definitiva ( le “parule” della Chiaiolella, l’acquedotto sottomarino, il serbatoio dell’acqua costruito nel ventre di Vivaro) dei pescatori delle lampare e delle sacca leve che si spingevano fino a Trieste per cercare pane e lavoro, della pesca dei “rentunni sulla Secca d’Ischia, dei marittimi che imbarcavano sulle petroliere e restavano lontano da casa per anni, dall’emigrazione in America, Argentina e Australia, ma anche a Mers El – Kebir, in Algeria, con le avventure del procidani che insieme ai “pieds noirs francesi, nel 1962, sono costretti a rifugiarsi a La Ciotat (Marsiglia) e, ancora oggi, i loro discendenti tornano ogni anno a Procida a portare in processione la statua di San Michele, la cui fede li ha tenuti uniti per secoli. Insomma mi sono emozionato davanti a questa fame e sete di memoria che i nostri ragazzi hanno mostrato di avere. Segno importante che deve far riflettere noi adulti che abbiamo la responsabilità di contribuire a formare le loro coscienze e la loro personalità. Questo – conclude Ambrosino – è credo l’aspetto più importante del mio lavoro: conservare la memoria dell’isola affinchè le giovani generazioni sappiano trarre esempio ed insegnamento dai sacrifici fatti dai loro genitori e dai propri nonni. Non si costruisce il futuro, no si vive bene il presente, senza conoscere il proprio passato”.