Redazione | Basta un telefonino, un numero di un amico e una mail e l’effetto può essere devastante. L’estate che ci stiamo per lasciare alle spalle, verrà ricordata – tra le tante altre cose – anche per le tante bufale e i tanti scoop catastrofici che una serie di persone hanno lanciato in pasto ai media e ai social network. E’ bastato ad esempio un pò di mucillagine un mese fa per rendere la spiaggia di ciracciello un latrinaio a cielo aperto. Cosa poi prontamente smentita dall’Arpac. E’ bastato che il battello Goletta Verde prelevasse dell’acqua in prossimità di una condotta di scarico per far apparire l’acqua dell’isola di Arturo come un mare di merda. E’ bastato che pochi giorni fa – per il malfunzionamento delle pompe di sollevamento dell’impianto fognario e dei tombini intasati – si riversasse sulla spiaggia l’acqua piovana (e non i reflui della fogna come poi specificato dal comune) – per rendere il ferragosto di Procida l’incubo del mondo balneare italiano. L’acqua piovana trasformata da una foto in una cascata di liquami fognari.
A questi potremmo aggiungere tanti altri piccoli/grandi reporter da spiaggia, che nella noia agostana non hanno fatto altro che cercare lo scoop, la notizia, puntualmente rilevatesi qualche ora dopo, delle grandi bufale. Purtroppo Procida e non solo Procida, è abituata in questo periodo dell’anno ad assurgere alle cronache per episodi simili. Una moda che si perpetua da anni, con gli stessi risultati. Prontamente smentiti. Si, ma a che prezzo? Tra ricette ogni volta definitive e accuse più o meno a caso al web come origine di ogni male, ci si aggira ormai da anni sulle sponde del grande fiume in piena che è diventata l’informazione senza riuscire più a distinguere bufale da notizie, gossip da cronaca, studi approfonditi da statistiche a caso. Ora sarà anche vero che – come dice scherzando ma non troppo chi fa questo mestiere da una vita – tante volte il verosimile è più bello del vero, ma data la rapidità con cui le notizie circolano non si tratta più solo di “colorire” una storia con particolari più gustosi, ma di confondere migliaia di lettori lasciando loro informazioni false e della cui falsità probabilmente non verranno mai a sapere. E soprattutto arrecare dei danni inqualificabili al territorio e all’economia di un posto.
E proprio per questo e per tanto altro, l’isola si scopre molto fragile. Fragile perché non può contrastare e controbattere prontamente le “puttanate” che si leggono e che si dicono. Se certa gente è finanche contenta della bufala per far dispetto ad un altro, allora vuol dire che siamo davvero messi male. Una sottile linea di interessi tiene fortunatamente ancora in piedi il tutto. Del resto è solo così che se ne esce, con una fitta rete che sterilizzi le false e tendenziose notizie e faccia da riparo alle inesattezze e certe volte al pressappochismo di certi media e di certe sigle. Basterebbe il buon senso di pubblicare certi dati e certe notizie – seppur doverose – in un momento diverso, tutto qui. Basterebbe mettere le lancette degli orologi avanti di un mese.
In un mondo che vive di clic, ovviamente, fa più notizia che la vacanza è stata “ tutto un incubo”, “allarmante”, “shoccante”. Una superficialità, sommata alla ricerca di sensazionalismo, che purtroppo fa cadere le braccia. Si assiste così a copia e incolla di lanci di agenzie fasulle (refusi compresi) con equivoci come quello sui “Canader” che, ad esempio nell’ incendio a Solchiaro, non hanno mai operato come ebbe a dire una giornalista dal suo gozzo o come la morte “causata per ingestione di acqua sporca” di un povero cristo, quando invece si trattava di un infarto. Di fronte a tutto ciò evviva Dio c’è una parte della popolazione che si ribella e che dice basta. E lo fa attraverso gli stessi strumenti, i social che sono la cassa di risonanza per far sentire la propria voce. «Venite a Procida, venite a farvi un bagno nelle nostre acque – dice un imprenditore – il mare è cristallino, pulitissimo». Oppure come Massimo biologo marino natio sull’isola: «Io non conosco i dati che hanno in possesso le associazioni che fanno la campionatura delle acque, ma del resto non c’è nulla da meravigliarsi. A me sembrano nei limiti. E poi a questi colleghi dico: fate il vostro lavoro con scrupolo, perché dando in pasto ai media certi dati fate il male di chi vive con il turismo».
La storica e meritoria campagna di Legambiente denominata Goletta Verde non ha affatto bocciato il mare di Procida, anzi: su sei punti monitorati tra Ischia e l’isola di Arturo sono state riscontrate criticità solo in località Olmitello, dovute ad un sistema inesistente di depurazione. La grande questione è dunque rappresentata dall’assenza di un impianto di depurazione, mancanza cui bisognerà ovviare, considerate le legittime ambizioni turistiche di Procida.
Il problema nasce quando chi ci governa non ha le Palle…..ormai cammina con la faccia in giù e non saluta un pò per arroganza e un pò per vergogna……….Bravho
….state facendo i video ????? Bravhi?????