Redazione | Tra itinerari culinari e gastronomici, nel guado economico e politico di queste settimane, tra corte dei Conti, bilanci e proiezioni, è inutile rilevare che, la definizione delle pratiche di condono sull’isola di Arturo ( quelle per intenderci relative ai sensi della legge47/85 e 724/94), riveste una significativa importanza quanto mai opportuna. Le ultime sentenze del mese di giugno, di TAR, Corte Costituzionale ed altri soggetti ha di fatto rimesso in moto la definizione e gli iter per ottenere finalmente i condoni.
A tal proposito l’amministrazione Comunale – con un manifesto affisso per le strade dell’isola – invita tutti gli interessati a darsi da fare: « I cittadini che hanno depositato istanze di sanatoria edilizia ai sensi delle Leggi 47/85 e 724/94 e/o che vi hanno interesse sono invitati a prendere contatti – anche per il tramite di professionisti incaricati – con l’Ufficio Condono del comune allo scopo di definire il relativo procedimento da lungo tempo sospeso. E’ opportuno che si aderisca quanto prima all’invito onde evitare un definitivo provvedimento di archiviazione della procedura e conseguente ordine di demolizione delle opere da sanare, anche alla luce della recente pronunzia della Corte Costituzionale che fissa al 31 dicembre 2015 il termine entro cui le Amministrazioni locali devono pronunciarsi sulle domande di cd. Condono Edilizio. Il pagamento del dovuto a titolo di diritti, oneri, sanzioni ed interessi (al tasso legale di anno in anno rilevato) potrà essere rateizzato (ad esclusione dei diritti d’istruttoria) e sarà richiesto esclusivamente alla conclusione con esito favorevole del procedimento. Una seria riqualificazione urbana non può trascurare la definizione delle molte istanze di cd. Condono edilizio ancora pendenti al fine di restituire piena dignità al nostro territorio».
In effetti di condono e di pratiche da sanare sul territorio procidano se ne parla con cadenza quasi annuale. La passata amministrazione ( ma anche questa ) hanno iscritto più volte alla voce ENTRATE, gli oneri relativi al pagamento dei condoni, nei bilanci dell’ente. Addirittura nel piano di predissesto vigente davanti alla Corte dei Conti, i circa 5 milioni di euro sono li sulla carta come crediti esigibili. Tutto ciò ovviamente se da un lato viene valutato dai magistrati contabili come forse l’unico dei famosi otto punti del piano di riequilibrio finanziario dell’ente che potrebbe essere ottemperato, dall’altro invece appare tutt’altro che facile da portare a buon fine.
Innanzitutto per una diversa interpretazione della norma che prima vedeva rilasciare sanatorie edilizie senza il permesso della Soprintendenza e dopo un po invece è divenuta una conditio sine qua non. Cosa non di poco conto. All’inizio del 2014 l’ufficio tecnico del comune, aveva indetto una gara per affidare a una società esterna o ad un pool di ingegneri, l’istruttoria delle pratiche di condono. Furono esaminate non più di una decina di pratiche e si ricomincio a richiedere nuovamente agli ingegneri e professionisti che seguivano i loro clienti, tutta la documentazione che la legge prevedeva nel lontano 1985 e che, a sua volta, il Comune aveva già richiesto più volte nel corso degli anni. Un lavoro molto complicato che ai più sembrava – purtroppo – partire con il freno a mano tirato. Tra atti e burocrazie da scoraggiare chiunque.
A tutto ciò nell’ultimo anno, si aggiunse l’assenza ( per malattia ) dell’impiegato comunale che doveva firmare i permessi in sanatoria e la Soprintendenza iniziò a sospendere molte delle pratiche con la richiesta di ulteriori grafici e foto. In verità il Comune aveva già rilasciato permessi in sanatoria senza inviarli in Soprintendenza, ritenendo, a ragione, che, in base alla vigente legislazione, non fosse necessario il parere paesaggistico con l’avallo della Soprintendenza.
Alla base di tale linea c’era la legge regionale n. 10 del 2004, che, all’art. 9, prevedeva la non necessità del parere della Soprintendenza (e il conseguente parere in merito chiesto all’avv. D’Angiolella e inscritto in delibera). A conforto che la delibera n. 210 del 2007 sul condono fosse giusta, sono successivamente intervenute alcune sentenze, ma anche la Legge regionale n. 16 dell’agosto 2014, che, al comma 72, ha definitivamente chiarito che le pratiche non necessitano del parere della Soprintendenza.
La cosa per più di un anno è stata bloccata e ferma al palo. Alla stessa società – che doveva essere pagata coi soldi dei condoni – non è stato corrisposta nessun pagamento. A tutto ciò – per onestà di cronaca – dobbiamo aggiungere una certa indifferenza della popolazione, che per decenni si è completamente disinteressata al problema. Non capendo che sanare un abuso significa sanare definitivamente un reato amministrativo.
Ovviamente i perché di questa imperturbabilità sono da ricondurre molto probabilmente a due ordini di motivi. L’uno, perché una buona parte di questa case – costruite oltre 30 anni fa – è passata di padre in figlio e qualcuno pure alienata, e quindi gli attuali proprietari potrebbero non essere a conoscenza del problema che verte sul tetto della propria casa. Due, l’aspetto economico, i costi per ottenere la sanatoria. Non di poco conto, anzi.
Non dimentichiamo che in particolare per il condono del 1994, si possano raggiungere cifre molto alte da pagare. Infatti , in una delibera del consiglio comunale del 2007, fù previsto un interesse del 10% annuo (a partire dal 1995) per gli importi relativi agli oneri concessori per il condono del 1994. (La legge (art. 39, co. 9, L.724/94) prevedeva tale interesse, ma solo per le somme non pagate che accompagnavano la istanza e quindi dovrebbe valere solo nel caso che non fossero stati pagati interamente, nei mesi successivi alla presentazione della istanza, gli acconti degli oneri).
Il comune di Procida – che ha fissato gli importi come dicevamo nel 2007 – invece pretendeva ( e pretende) gli interessi retroattivi dal 1995. Ovviamente la logica conseguenza è che gli oneri sono lievitati a tal punto da triplicare. Sarebbe una vera mazzata per le tasche dei Procidani pretendere cifre troppo difformi dalla realtà anche e soprattutto perché laddove le pratiche di condono sono andate per la maggior parte a buon fine (Melito, Sant’Antimo, Napoli, Roma ecc ) i consigli comunali hanno previsto la riduzione degli interessi.
Capirete bene – davanti ad un quadro così desolante – lo sconforto di gente che, con il sudore della fronte, mangiando pane ed acqua salata, respirando amianto e qualcuno addirittura rimettendoci la vita, non si fida più del triangolo isolano: politica, architetti, avvocati.
L’ultima parte dell’articolo è imprecisa. Nel 2007 fu la Giunta Comunale a stabilire gli oneri. Il Consiglio Comunale è intervenuto nel 2014 quando, approvando una nostra proposta, gli interessi sono stati adeguati al tasso legale, ovvero a circa il 2% medio annuo. Insieme a questa riduzione, è stata approvata la possibilità ei rateizzare i pagamenti. Ciò significa che oggi i cittadini hanno interesse e congeniensa a risolvere un problema che si trascina da trent’anni.
Ringraziamo il Sindaco per la celere correzione. La volontà di ridurre gli interessi al tasso legale del 2% la ricordiamo ferma in Commissione. Ci conforta il fatto che è stata poi discussa ed approvata in Consiglio Comunale. Una buona notizia che speriamo invogli i cittadini a mettersi in regola.
Ma scusate, allora il tasso attualmente è al 2% come dice il Sindaco o è superiore?
E poi io ricordo che la proposta di ridurre il tasso non fu del Sindaco, all’ora oppositore, ma dell’Ing. vincenzo Muro che poi la minoranza fece propria. Giusto Direttore? Cmq attendo risposta alla mia precedente domanda. Grazie per chi vorrà rispondermi.