Sebastiano Cultrera | Un brutto episodio, quello del calciatore che avrebbe sferrato un pugno, provocando serie conseguenze, ad un controllore dell’Eav Bus. Non si può che condannare l’episodio. Senza se e senza ma. Fortunatamente sia la società sportiva, sia la amministrazione comunale hanno stigmatizzato l’atto. Anche se sono fioccate polemiche fuori luogo.
Ritengo che l’episodio si possa inquadrare in uno scenario più ampio, che è quello del rapporto tra sport e violenza. Purtroppo lo sport che ha più contiguità con la violenza è proprio il calcio.
Sono sempre stato un appassionato di sport minori, da praticante e da tifoso, come il volley, il tennis tavolo, e tutti gli sport olimpici. Ecco le Olimpiadi hanno un loro significato storico e sociale che si è riuscito, in parte, ad infondere maggiormente negli spot minori, rispetto al calcio.
Senza scomodare una moltitudine di sociologi che hanno scritto sull’argomento, possiamo solo ricordare un’immagine che riassume bene il rapporto talvolta insano, tra calcio e violenza: gli stadi di calcio di oggi hanno ereditato la funzione degli anfiteatri romani, con il pubblico che sfoga istinti (talora truci) diversi da quelli della passione sportiva. Senza trascurare il dato che il “mito” del calciatore (nato dalla fascinazione dei pochi ricchi e famosi) si diffonde ovunque, anche come speranza (come scorciatoia) di vita dei ragazzini.
Passano, quindi, in second’ordine quei valori che dovrebbero essere fondanti nello sport: la lealtà; il rispetto per l’avversario; la solidarietà; l’accettazione e l’osservazione delle regole. Segnalo che tutto ciò non fa parte del libro dei sogni, ma avviene ogni giorno, per esempio, nei campi di rugby di tutto il mondo (che è sport ben più rude del ping pong, ma finanche del calcio).
Ma il calcio è uno sport meraviglioso, e, in Italia lo sappiamo giocare benissimo (ben 4 coppe del mondo per la nazionale più criticata del mondo dai propri tifosi).
Nella nostra realtà isolana sopravvive, da anni, una società di calcio che è stata ed è modello di comportamento e fair play anche in giro per la Campania (tanto è vero che è stata riammessa nella serie ove si trova proprio per meriti sportivi, non esclusi quelli relativi ai comportamenti). Ma soprattutto svolge, tramite tecnici e soci preparati e selezionati, un percorso di avvicinamento al calcio nel quale gli aspetti tecnici sono associati a quelli di crescita morale e sportiva dei ragazzi.
Proprio per questo ci aspettiamo l’unico possibile epilogo alla vicenda: che il giovane che si è lasciato andare a quel folle gesto paghi e abbia una punizione esemplare. Non come risarcimento alla vittima dell’aggressione (per ciò ci penserà la giustizia che, come usa dirsi, farà il suo corso) ma come “omaggio” alla voglia di pulizia e di lealtà sportiva dei centinaia di ragazzi che si avvicinano a questo sport nell’isola di Procida.
Sono contrario ai campanilismi esasperati ma è questo, anche, il momento per riaffermare, come vanto, l’indole pacifica e tranquilla del popolo procidano che non può e non deve essere inquinata. Anche per sgombrare il campo al pensiero che qualcuno diffonde che noi procidani saremmo “scemi” o “pavidi”. Anche per sconfessare definitivamente affermazioni del tipo “volevo vedere se eravamo nella Sanità, se erano capaci di costringerci a mettere il casco” oppure “perchè noi Procidani siamo scemi e ci rassegniamo a tutte le regole”: meno male!
Meno male se questa isola è un’isola ancora tranquilla e abbiamo preso l’abitudine a mettere il casco e la cintura. Meno male se rispettiamo le forze dell’ordine per quello che rappresentano. Meno male che non abbiamo una cultura di violenza, che il coltello per noi è solo un utensile domestico e che il fucile è solo quello della caccia (e solo per alcuni). Lasciamo ai margini i violenti e i facinorosi che vengono da fuori.
E perdiamo ancora un minuto di più a spiegare ai nostri ragazzi che le mani le usa solo chi non sa usare il cervello.
bravo
Quando ci si affida all’istinto capita di sbagliare grossolanamente . E’ l’ignoranza la causa di tutti i mali, ben lo sanno i genitori che a scuola non danno ragione sempre e solo ai propri figli discoli, quando un maestro li riprende con severità…e per il loro bene futuro . Se ci soffermiamo solo su questa premessa già compiamo il primo passo verso la civiltà, il resto è storia !