Redazione | Qualcosa di molto simile ad una polveriera. La Caremar privatizzata nasconde una serie di problematiche pronte ad esplodere in un autunno che si preannuncia lungo e tormentato. E che proprio in questi giorni registra l’avvio della procedura di raffreddamento, come prevista dalla legge 146/90 e dal CCNL, da parte della organizzazioni sindacali che supportano i dipendenti della compagnia marittima, passata com’è noto all’associazione temporanea d’imprese formata da Snav e Rifim.
Il passaggio, secondo quanto denunciano i lavoratori, non è assolutamente indolore. E già lo scorso 2 novembre, a firma di Almerico Romano, segretario regionale UGL Mare e Porti, all’indirizzo dei vertici Caremar e al Prefetto di Napoli è giunta una lunga lettera che sintetizza, di fatto, le ansie e i mal di pancia del popolo dei dipendenti dell’ormai ex compagnia regionale marittima. Legati ai nuovi turni e al rischio licenziamento per i nuovi esuberi.
Nella nota si fa infatti riferimento a una serie di determinazioni «relative a mutamenti organizzativi/contrattuali», al fine – come spiega Romano – di «richiamare l’attenzione su alcune problematiche che ne scaturirebbero».
L’organizzazione sindacale esorta di fatto «l’azienda a non proseguire verso un progetto di sconvolgimento che metterebbe in discussione oltre che un bagaglio di esperienze maturate nel corso degli anni anche sicurezza sui luoghi di lavoro e della salvaguardia della vita umana in mare, sottolineando che l’entrata in vigore delle nuove normative del CCNL, unite alle vostre unilaterali disdette contrattuali di 2° livello ed i continui mutamenti da Voi proposti, creano elementi di confusioni nel prosieguo del discorso».
E in premessa, Romano passa in rassegna una serie di norme inderogabili che, secondo l’organizzazione sindacale rappresentata, rischierebbero di essere brutalmente calpestate.
Ad esempio, «la Sicurezza della Navigazione atta alla salvaguardia della vita umana in mare, passa “indispensabilmente” non solo attraverso il rispetto delle leggi in materia di periodi di riposo e di lavoro del personale ma anche nella qualità del riposo destinata ai lavoratori». In secondo luogo, la considerazione per la quale «i fattori di affaticamento , purtroppo, continuano ad essere le cause di infortuni e incidenti a maggior ragione in una tipologia di lavoro, quale quello marittimo, che richiede maggior attenzione e le cui condizioni di lavoro sono particolari rispetto ad altre attività». Ancora: «la tipologia del lavoro espletata in navigazioni di breve durata, in zone trafficate quali sono quelle nel Golfo di Napoli, con continue manovre di approdo e partenze, sottopone i lavoratori ad uno stress psico-fisico certamente diverso rispetto alla navigazione di lungo/media durata». E del resto, prosegue la Ugl, «il nuovo CCNL, nell’accorpare varie contrattualità non considera le differenze strutturali di mezzi, oltretutto attestate da codici internazionali recepite con leggi dal nostro Stato, rendendo necessaria la definizioni delle stesse».
«La tenuta occupazionale – prosegue la nota – è stata, già nell’accordo fra Stato e Regioni, passo precedente al processo di privatizzazione, un elemento cardine sul quale ponemmo la nostra attenzione, particolarmente in una Regione ad alto tasso di disoccupazione quale la nostra».
E si arriva dunque al cuore della contesa: «Lo stravolgimento (che vi apprestate a mettere in atto) di una organizzazione del lavoro, frutto di esperienza decennale e di esigenza della tipologia del servizio, non prende in debita considerazione – denuncia con forza l’organizzazione sindacale – la “dignità” riservata ai lavoratori destinatari, per quanto concerne la qualità del riposo, che, ci teniamo a ricordare, è normata da codici internazionali».
E ancora: «gli avvicendamenti giornalieri del personale marittimo, non considerano i tempi di percorrenza per raggiungere i luoghi di residenza, riducendo in modo notevole il riposo dei lavoratori e, quindi, mettendo in discussione la ‘freschezza” della reattività lavorativa elemento imprescindibile a garanzia della sicurezza sui luoghi di lavoro e della vita umana in mare, tanto più necessario in zone ad alto traffico mercantile/diportistico, quale quello riservato nel Golfo di Napoli».
Ma tra le denunce ne emerge un’altra: «Le differenze esistenti fra diverse tipologie di natanti, anche strutturalmente, vengono propositamente ignorati da questa organizzazione di lavoro, particolarmente sui mezzi veloci e sugli aliscafi i quali vengono disattesi i voleri contrattuali in merito al vitto ed alloggio del personale destinato su tali mezzi, tanto che ci piace ricordare che il raggiungimento del luogo di lavoro ed il soggiorno, per l’intero periodo di turistica, è un preciso dovere contrattuale aziendale».
Ma il punto focale è l’assenza di linee condivise, come denunciato da Ugl: eppure, «l’organizzazione del lavoro, proprio in rispetto del nuovo CCNL, deve essere contestuale ad accordi territoriali ed ovvamente condivisa dai lavoratori, cosa che nei fatti non riscontriamo».
Ma ecco la denuncia più sentita, e delicata: «la nuova organizzazione del lavoro risalta esuberi ad un secondo un processo di ottimizzazione unilaterale che destinerebbe una quarantina di famiglie campane nello sconforto più totale: non crediamo siano questi i voleri della presidenza regionale a cui la presente è inviata per conoscenza (e di fatti, il Governatore De Luca viene messo a conoscenza della vertenza, n.d.r.)».
Ma alla nota della Ugl si associa anche quella, non certo meno significativa, della segreteria nazionale Or.S.A., l’organizzazione Sindacati Autonomi e di Base, sezione Marittimi. Che nelle scorse ore ha denunciato «facendo seguito alle richieste d’incontro sempre con risposte vaghe dai vertici aziendali in merito a mutamenti organizzativi/contrattuali lo stravolgimento che ci si appresta a mettere in atto». Che, secondo l’organizzazione sindacale, «comporta esuberi del personale navigante».
Il punto, secondo Or.S.A., è che «con le modifiche delle turnazioni si sottopone il personale a turni massacranti aumentando lo stress psicofisico e i fattori di affaticamento e compromettendo la sicurezza della navigazione e la tutela della vita in mare». La sigla sindacale rigetta dunque tutte gli accordi e formalizza anch’essa «l’apertura delle procedure di raffreddamento di cui alle leggi 146\90 e 83\2000». In una nuova nota, poi, l’apertura a scioperi e manifestazioni: «Giungono voci dagli equipaggi delle navi che già sono in applicazione accordi anche se qualche sigla non ha firmato. Siamo dinanzi a una scelta. Siamo pronti a scioperi e manifestazioni per difendere i diritti dei lavoratori». L’autunno rovente è iniziato.