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Procida: toccata e fuga all’ultimo sole

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Ott 8, 2010

Mimmo Ambrosino | Via libera sull’isola: ottobre è il mese migliore per visitare i giardini di limoni e i borghi color pastello. Pochi turisti, solo quelli che sanno apprezzare l’essenza delle cose. Tra un (ultimo) tuffo e grigliate di pesce.

Trenta minuti di aliscafo da Napoli (un’ora se si sceglie il traghetto) e si sbarca a Procida, un altro mondo. Isola di marinai, pescatori ed ex metropolitani fuggiti dal caos cittadino in cerca di pace e revival agreste. Di fronte alla città, ma separata dal mare. Con un entroterra ancora intatto , borghi che sembrano disegnati in punta di pennello e fondali dove è tornata a fiorire la posidonia (dalla primavera scorsa è entrata in vigore l’Area Marina Protetta Regno di Nettuno).

Sbarcati al porto di Marina Grande, comincia il viaggio. Un viaggio semplice nella cultura mediterranea perché Procida è un’isola spartana che non conosce lusso e mondanità. Non ci sono suite a cinque stelle e boutique griffate, né prezzi spropositati. Tutto è ridotto all’essenziale. E se nei mesi di luglio e agosto prevale un turismo familiare che non ha pretese, nelle stagioni di mezzo arrivano gli stranieri, o comunque i viaggiatori che sanno apprezzare le piccole cose, una cucina genuina a chilometro zero, uno scoglio di tufo per fare il bagno, una stanza sul mare.

Sbarcando all’inizio dell’autunno, la prima cosa da sapere è che Procida si gira benissimo in motorino (da noleggiare sul posto), o anche in bici, se si è allenati a pedalare in salita (da Procidatour, 10 € al giorno). Prima di iniziare qualunque escursione bisogna andare in via Roma e assaggiare la lingua di bue al Bar del Cavaliere, il dolce tipico isolano, fatto di pasta e crema pasticcera. Via Roma è la strada del porto dove si affacciano bar e trattorie e da dove si sono imbarcate generazioni di marinai e capitani di lungo corso. L’isola antica è dietro questa strada, nell’intrico di vicoli solitari che conducono al Faro, alla Terra Murata, alla Marina della Corricella. Luoghi mitici, set naturali di film ormai cult, come Il Postino (la Pro Loco organizza gli itinerari di cineturismo, info: tel. 081.89.69.628, www.prolocoprocida.it).

Terra Murata è il nucleo più vecchio dell’isola, di origine altomedievale, con architetture tipiche, l’abbazia di San Michele (da vedere all’interno la raccolta di ex voto marinari), l’ex carcere borbonico, il castello cinquecentesco della famiglia d’Avalos. Nei locali dell’ex complesso carcerario è stato allestito il Museo dei Misteri, con l’esposizione permanente dei carri costruiti dagli artigiani locali per la processione del Cristo Morto, che si tiene ogni anno il Venerdì Santo (www.ragazzideimisteri.it).

Ma lo spettacolo è dietro l’uscio: oltre i portoni dei palazzi di Procida si nascondono orti e giardini dove crescono limoni profumatissimi, con cui si prepara la prelibata insalata di limoni con menta, aglio e peperoncino. Un giardino-ristorante è La Pergola, che non si trova sulle guide: si cena sotto gli alberi di agrumi con cucina casalinga, fatta con i prodotti dell’orto, i conigli allevati in proprio e le paste fatte in casa. Il pescato è scelto ogni giorno dalle paranze locali o nel vicino mercato del pesce di Pozzuoli. In un giardino di limoni è anche il B&b Il Gelsomino: una stanza per due con piccolo patio.

Per dormire nel caratteristico borgo della Corricella, che si raggiunge solo a piedi, c’è Casa Giuliana e, a pochi passi, sul molo c’è il ristorante Caracalè, aperto tutto l’anno e con buona cucina di mare. Se si affitta una casa, vale la pena chiamare Mimmo Ambrosino: chef a domicilio (anche in barca), dj e bar tender per party privati. Procidano doc e globetrotter, è tornato sull’isola dopo vent’anni in giro per il mondo, dove ha collezionato molte esperienze di cultura gastronomica. Si muove ai fornelli con lunghi caftani e propone food-show con cuscus agli agrumi o spaghetti ai ricci di scoglio. Della sua isola conosce ogni anfratto più segreto.

In questi luoghi si scopre l’anima contadina di Procida, ancora intatta. Punta Solchiaro, sul versante nordest, è un’isola nell’isola. Così bella, non sorprende che qualcuno abbia scelto questi luoghi per iniziare una nuova vita. Come Cesare Buoninconti, architetto fuggito dal caos metropolitano e convertito alla permacultura (www.permacultura.it), la nuova filosofia di vita che predica l’utilizzo ecosostenibile della terra. La sua casa è anche un luogo didattico che Cesare apre volentieri a chi bussa alla sua porta per condividerne i frutti, il pensiero e la filosofia che in poche parole predica nessuno spreco e rispetto dell’ambiente (tel. 335.52.34.311). È tutto qui il fascino di Procida.

Donatella Bernabò Silorata (rivista DOVE)

3 commenti su “Procida: toccata e fuga all’ultimo sole”
  1. Bravo Mimmo, questo è l’originale e autentico modo per promuovere Procida al mondo esterno … altro che … “Procida l’isola dei passi”.

  2. Forse con i turisti e meglio non parlare del isola dei passi
    perche finiranno a ritrovarsi a schivare moto e auto e respirare
    gas tossici, comunque in europa diversi comuni grazie al divieto di circolazione sono riusciti a attrare turisti in gran numero in ricerca di pace e riposo
    dalle loro vita quotidiana nelle metropoli, una cosa possibile a procida

  3. Da ex isolano di procida , ogni volta che ci ritorno per incontrare le persone care di famiglia che ci abitano mi viene da piangere. Vedo solo desolazione e menefreghismo da parte delle autorità comunali a portare avanti dei progetti per i giovani. Non esiste uno svago, non esiste un sistema per ridurre lo smog delle auto, moto, motocarri ecc che non sanno fare altro che inquinare la bella aria di mare che procida possiede. Un carcere che potrebbe portare a procida lavoro, turisti, ed essere un punto di attrazione per l’ isola. E invece i politici cosa fanno fanno la scalata alla poltrona più alta, e gli isolani che li votano pure.Ma dico io, si dorme solo a procida? Ogni politico che sale fà solo i suoi interessi e illude i propri concittadini. Ma ai miei tempi anche cosi era, promesse e promesse ma fatti niente. Cari paesani fate rivolte e fatevi sentire l’ isola di procida è un paradiso da portare a conoscenza dei turisti.

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