Redazione | La spada di Damocle della chiusura o del ridimensionamento del piccolo nosocomio dell’isola di Arturo torna a farsi sentire prepotentemente. Puntuale poi chissà perché sempre alla fine dell’anno. Accadde più o meno due anni fa quando al ministero della Salute la lista era già sul tavolo: per i piccoli ospedali con meno di 120 posti letto, inseriti nel Patto per la salute, era giunta l’ora di chiudere i battenti. Sull’isola l’eco della notizia fece tremare non poco i cittadini costretti a convivere da sempre con l’incubo della sanità e dell’assistenza.
A tal riguardo l’assessore dell’epoca alla sanità Maria Capodanno, tenne subito a precisare che non c’era nessun problema per il Presidio Ospedaliero Procidano . Per il semplice fatto che la struttura era ( ed è ) classificato nel Piano Ospedaliero vigente della Regione Campania come HI cioè Presidio Ospedaliero allocato sulle isole inserito nella rete dell’emergenza e sede perciò di un Pronto Soccorso attivo h24 con unità operative di anestesia e rianimazione, di medicina, di chirurgia, di ostetricia e ginecologia, componenti costitutive minime per tale tipologia di presidio.
Esso è inserito nell’organico del Presidio Ospedaliero S. Maria della Grazie di Pozzuoli e diversamente collocato sul territorio, ovvero sull’isola di Procida.Questa particolare situazione è determinata dalla incontrovertibile circostanza che Procida è un’isola (tra l’altro la più densamente popolata di Europa, oltre 3000 abitanti/kmq.) tanto che la legislazione regionale ne ha necessariamente dovuto tener conto derogando dal parametro struttura sanitaria/abitanti adottato dalla Regione Campania per il proprio territorio. Va infatti tenuto conto che il principio del diritto alla salute sancito dall’art. 32 della Costituzione non può essere basato unicamente sul criterio costi/benefici giacché il valore della vita umana è incommensurabile.
D’altronde da sempre le amministrazioni che si sono succedute ( e i Consigli Comunali ) non hanno mai fatto una battaglia campanilistica o di prestigio rivendicando l’ospedale, ma sempre chiesto semplicemente la presenza di strutture e servizi atti a garantire l’immediato intervento e il Pronto Soccorso nei casi di emergenza e nei tempi più brevi possibili. E bene ricordarlo che i nove attuali posti letto ( e che secondo questo nuovo riassesto dovrebbero scendere a DUE ) servono appunto a garantire la stabilizzazione dell’ammalato prima eventualmente dell’avvio ai nosocomi siti in terraferma, l’osservazione breve intensiva e anche il day-hospital. Ovviamente è ipotizzabile che in un prossimo futuro l’assistenza Sanitaria attualmente resa nel modo sopradescritto possa essere assicurata da un sistema-rete di servizi diversamente dislocati sul territorio.
Come dicevamo in questi giorni l’argomento ridimensionamento o addirittura chiusura è tornato di attualità. A tirarlo in ballo nuovamente ci ha pensato il Presidente regionale dell’Aaroi-Emac (il sindacato degli anestesisti) Giuseppe Galano, responsabile della centrale operativa del 118 a Napoli e in Campania, che in una intervista al “Mattino” a proposito di tagli al 118 ha citato Procida proprio come uno dei casi più critici: « «A Procida ci sono enormi difficoltà. Senza una deroga, il presidio rischia la chiusura. Per le stesse ragioni, potrebbero saltare interventi salvavita come i trapianti di organo».
Insomma capirete bene lo stato di malessere che inquieta la popolazione isolana. Il punto deve essere il mantenimento almeno dell’attuale sistema fondato su un presidio ospedaliero territoriale e che i servizi di trasporto rapidi ed efficienti garantiti da idroambulanza ed eliambulanza, siano rafforzati e resi sempre più sicuri, così come finora è avvenuto con risultati più che soddisfacenti. Perché tutto ciò non è in contraddizione con la lotta agli sprechi che sono tanti e corposi ma che certamente non possono mettere mai in discussione la salvaguardia della vita umana.