Redazione | Ali spezzate è il titolo del libro dello scrittore e giornalista Paolo Miggiano, presentato ieri a Procida nella sala consiliare “Vittorio Parascandola”. Il libro è stato promosso dalla Fondazione Polis (che si occupa della tutela delle famiglie delle vittime della criminalità) alla quale saranno devoluti i proventi della vendita, per il sostegno delle attività dell’associazione che porta il nome della quattordicenne uccisa a Napoli 11 anni fa. Le ali spezzate sono quelle di Annalisa Durante che, ” per sbaglio”, venne colpita a morte mentre, nel quartiere in cui abitava con la sua famiglia, era in corso una sparatoria tra i clan. Quei proiettili spezzarono le ali di Annalisa, così come ancora oggi spezzano quelle di un paese, quale Forcella, che ancora non riesce a liberarsi dalla presenza della criminalità organizzata.
L’autore – conosciuto ed apprezzato sull’isola di Arturo – è ritornato a Procida dopo poco meno di un mese. Qualche settimana fa, infatti, fu ospite nella commemorazione della tragedia dell’elicottero della Polizia avvenuta il 18 novembre del 1995. Il libro non si presenta come l’ennesimo “saggio sulla camorra” ma propone una struttura diversa che, incentrandosi sulla ingiusta e crudele morte di una bambina non risparmia un’ analisi approfondita delle più recondite dinamiche che regolano il male affare dei quartieri del mezzogiorno italiano. E dunque, “Ali spezzate” non si limita a tracciare la geografia di due clan della camorra che da anni si fanno la guerra, ma è anche una lucida analisi dell’abbandono e del degrado sociale e culturale in cui, da più di mezzo secolo, la classe dirigente e politica napoletana ha relegato i quartieri popolari di una delle città più importanti d’Europa.
I protagonisti della vicenda, che verte intorno alla tragica storia di Annalisa, sono tantissimi: gente che, colpita dalla mafia, ha deciso di cambiare vita e sottrarsi a quella condizione marginale a cui spesso le intimidazioni costringono. E’ il caso del padre della piccola Giannino Durante che, dopo aver perso la figlia, intraprende una serie di iniziative mosse a promuovere la denuncia dell’illegalità e della violenza. L’analisi di Miggiano non vuole però soffermarsi su questo e diventa molto più che un compianto alla memoria delle vittime della camorra perché vuole innanzi tutto porsi come atto di denuncia, oltre che ad essere un libro carico di speranza. Il libro è il racconto di un’altra rivoluzione partenopea mancata, ma anche dello straordinario impegno di Giovanni Durante, il papà di Annalisa, rimasto a Forcella, per il riscatto culturale e sociale del quartiere.