Sebastiano Cultrera | Buon anno alla nostra isola. Sicuramente ciascun procidano vuole bene a Procida. In particolare quando, per lavoro, per studio o per altro, si trova a passare un periodo più o meno lungo lontano dalla nostra isola.
C’è un “Procida fuori di Procida” larga come il mondo, che mantiene legami, affetti, interessi e connessioni con l’isola natia. A questa Grande Procida diluita nelle strade del mondo vorremmo inviare forte quest’anno il nostro augurio. Una grande parte di essa naviga sulle navi del mondo (spesso in ruoli di responsabilità) e torna a casa, nella nostra isola, periodicamente. Altri hanno costruito basi permanenti di vita in altri luoghi d’Italia, o all’estero. Altri lavorano o studiano altrove ma vivono queste esperienze in maniera transitoria, nella speranza di ritornare. Tutti hanno una cosa in comune: Procida nel cuore. Molti di loro, inoltre, hanno fatto esperienze da condividere. Sono una ricchezza per la nostra isola non solo in termini economici. Lo sono perché quelle esperienze potrebbero aiutarci a crescere come comunità, nel confronto con comunità diverse, con realtà ancora più complesse della nostra.
Se questa “Procida fuori di Procida” recuperasse interconnessioni e comunanza in maniera organica potrebbe divenire una Rete, di forte identità e di grande portata. Con vantaggio per gli interscambi, per le relazioni, per l’ampiezza della sua copertura geografica. La “Rete Procida” è una carta importante che questa isola può giocarsi per crescere e fare crescere, con essa, i procidani, vicini e lontani. E’ una buona intenzione per il 2016. Proviamoci.
Sullo scoglio, intanto tutto va a normalizzarsi. Tutto tende a essere metabolizzato in un eterno presente senza futuro. Vedremo , nei prossimi mesi, se rimarrà in piedi ancora qualche traccia dell’annunciato cambiamento epocale, per il quale i cittadini procidani si sono espressi.
Ci aspettiamo, per esempio, e prima che ci piombi l’estate addosso con le sue emergenze, una idea chiara ed organica sulla mobilità, un piano di accoglienza per il turismo, un calendario di eventi proposto, finalmente, per tempo. E’ ancora possibile. L’inverno è appena iniziato, e queste sono le settimane in cui si può e si deve lavorare per programmare. E comunque intorno alla prossima estate sarà possibile, speriamo, farsi una idea più completa della portata della mission reale di questo ciclo amministrativo, che finora, nei pochi mesi trascorsi, ha fatto fatica a delinearsi in maniera chiara, tra emergenze varie e nelle difficoltà comprensibili del primo impatto con le complessità della macchina amministrativa.
Vedremo se, finalmente, emergeranno il coraggio e la capacità di cambiare per riportare la nostra isola alle sua reale vocazione di apertura con gli uomini e le cose del mondo.
Sono convinto, infatti che, negli ultimi decenni, sia stata operata, per inedia, una cattiva interpretazione della indole e della cultura dei procidani. Per comprendere la quale, tuttavia, bisogna ampliare lo sguardo e includere anche quella “ Procida fuori di Procida” di cui parlavamo prima, quel pezzo di vita e cultura procidana disseminato nel mondo.
La storia marinara di Procida è storia di accoglienza, di rapporti umani, commerciali e culturali con il mondo intero. Una storia di apertura e di continui cambiamenti e adattamenti alla realtà che mutava, ma che vedeva, nei secoli, le navi dei marinai e degli armatori procidani sempre affermarsi nel mondo.
La favola del marittimo pigro e chiuso in se stesso è una lettura quanto meno parziale, e sicuramente riferita al periodo storico di crisi dell’armatoria e della trasformazione del lavoro in mare.
Le nuove dinamiche del lavoro in mare e il ruolo sempre prestigioso, ma non più imprenditoriale, dei nostri marittimi hanno modificato, in parte, il rapporto tra il marittimo e l’isola. E’ quindi vero che l’isola è diventata sempre meno produttiva e meno protagonista economicamente del proprio destino. E viene vissuta come una località dormitorio, o, meglio, solo residenziale. Ma Procida è una realtà complessa e ciò è solo una parte della realtà procidana. Ci sono tanti procidani, ancora oggi, a Procida e nel Mondo, che si fanno valere per intraprendenza, per capacità, per coraggio. La grottesca riduzione del marittimo che passa necessariamente dalle pantofole alla auto privata è veramente relativa ad una minoranza.
E la pretesa di dare dignità culturale (proprio in virtù della tradizione marinara) al marittimo bisognoso – anzi (tossico)dipendente dell’auto – è una boiata pazzesca.
L’essere mitologico metà libretto di navigazione e metà telaio di automobile non esiste. Se non nella fantasia di qualche pigra mente che non vuole affrontare fino in fondo ( con tutte le difficoltà e le asperità del caso) il problema di una mobilità alternativa. Certo non è facile. Ma ritengo che sia indispensabile , in via prioritaria, rimuovere le vere ( e quelle presunte) resistenze culturali all’uso scriteriato del mezzo privato. Va da sé che, in ogni caso, c’è bisogno di una soluzione tecnologica innovativa che permetta, nella complessità geografica della nostra pur piccola, di risolvere i problemi di mobilità individuali e collettivi, con un occhio attento ai più deboli: che sono gli anziani e quelli che hanno insufficienze motorie reali, non il mitologico marittimo-sidecar! E’ una sfida importante. Ma se si perde il colpo non si affronterà più! Dico di più: se non riuscirà ad affrontarlo chi ha ricevuto, legittimamente, un mandato pieno al Cambiamento e a trovare soluzioni nuovi per Ripensare la Vivibilità della nostra isola, sarà un danno forse irrimediabile. Sarà confessare a se stessi che questa isola non vuole cambiare. Ma sappiamo che l’anno nuovo viene, invece, per stimolare alla riflessione e al cambiamento. Auguri a tutti!
Come ogni isola Procida è unica ma,
collegata dal mare a tutto il resto del territorio; rappresenta una tappa del viaggiatore e raccoglie attraverso l’acqua, che è fonte di vita,
tutta la terra emersa .
Il marittimo che opera tra la terra ferma e l’acqua, come Caronte, trasferisce
persone e cose che fungono
da tramite ai collegamenti, oggi anche telematici,
credere che isolano sia sinonimo di isolato è da ignoranti..incompetenti..o ciechi !