Domenico Ambrosino | Travolto e stravolto dall’emozione e dal dolore scrivo queste brevi note per testimoniare la ricchezza di valori che Giangiacomo Monti mi ha regalato nel periodo in cui, circa quattro anni fa, l’ho conosciuto. Galeotta di questo dono d’amore fu una malattia al fegato che mi aveva colpito. Operato dall’equipe del prof. Calise,di cui il dottor Monti era valido collaboratore, restai in degenza al Cardarelli per ben 89 giorni. Ed è lì che scoprii la grandezza di Monti che avevo conosciuto grazie all’amicizia con mia figlia Lucia che come avvocato opera anche ad Ischia. Monti si rivelò: un gigante di professionalità e umanità, un medico che, non so se scientemente o meno, aveva fatto proprio il motto del Santo Medico Giuseppe Moscati: “Il dolore va trattato non come un guizzo o una contrazione muscolare, ma come il grido di un’anima, a cui un altro fratello, il medico, accorre con l’ardenza dell’amore, la carità”.
Giangiacomo aveva un rapporto con il malato che seguiva la rotta del medico santo. Paziente, premuroso, umile, disinteressato, attento, non tralasciava la minima occasione per scambiare una parola, un colloquio più articolato, o anche un solo sguardo con il malato.. Il suo camice bianco, o anche il suo impermeabile ancora umido di pioggia e di mare quando tornava da Ischia nel periodo invernale, lasciavano nella stanza di noi malati una scia di amore e di speranza: tutti i giorni! Così ci conoscemmo meglio: la politica, il sociale, la cultura, le origini isolane, il pallone, gli amici comuni dei calciatori isolani degli anni 60 (i Rispoli, Scaglione, Giuseppe Di Meglio, Ielasi, etc.) , il suocero procidano Peppino Ambrosino, la storia del nostro territorio con i suoi pescatori, marinai, contadini e preti, divennero l’oggetto dei nostri , a volte brevi, ma sempre intensi, colloqui al “Cardarelli”. Mi incoraggiò a scrivere il mio libro “Gente di Procida” nell’ ospedale stesso; mi aveva promesso che avrebbe concorso alla sua presentazione ad Ischia, col Rotary o in altro modo. Non ne abbiamo avuto il tempo e l’opportunità, travolti dai ritmi della vita.
Ora il dottor Monti non c’è più. O meglio non c’è più nel palcoscenico di “questa vita”. Perché io penso che il Signore Iddio , nei suoi disegni ricchi di mistero, scelga le migliori risorse della vita terrena per impiegarle nel suo equipaggio ultraterreno, eterno ed invisibile ai nostro occhi umani. Noi che restiamo siamo le pedine “mediocri” di questo disegno misterioso che non possiamo capire, che abbiamo bisogno di tempo umano ulteriore per essere perfezionate e degne di volare all’altro mondo, per godere della luce e dell’Amore di Dio Padre. Io penso che queste morti improvvise, oltretutto proprio di persone rette ed amate, siano un segno ed un messaggio che il Signore ci invia per farci riflettere e pensare alla provvisorietà della vita terrena che va spesa per servire Dio ( e il prossimo) per poi goderlo in Paradiso. Dove Monti, proprio in virtù del suo servizio è approdato leggero nonostante la sua robusta “stazza terrena”. Alla moglie Rosanna, ai figli, al suocero Peppino, a tutti i familiari, un abbraccio affettuoso. Piangiamo insieme il nostro Giangiacomo, ma ci consoli la ricca testimonianza di valori, affetti, opere, che Egli ha lasciato nel suo breve ma intenso tragitto terreno. Egli non è morto: continua a vivere nel Mistero della vita: ad Ischia, Procida, Napoli , su questa terra, la sua orma, la sua memoria, resterà forte e profonda . Ci consolino le parole di S. Agostino: “ Coloro che ci hanno lasciato non sono degli assenti, sono solo degli invisibili: tengono i loro occhi pieni di gloria, puntati nei nostri pieni di lacrime”. Ciao Giangiacomo, riposa in pace!