Redazione | I rilievi mossi dall’ultimo provvedimento della Corte dei Conti in merito alla situazione finanziaria del Comune di Procida, in particolare per i mancati proventi dalla vendita delle quote societarie (49%) nella “Marina di Procida” che gestisce il porto turistico di Marina Grande, continuano a far discutere. Nei giorni scorsi, il consigliere delegato al Bilancio Giovanni Villani, ha sentito il bisogno di esporre ulteriori approfondimenti che ha originato una presa di posizione molto forte del Gruppo Consiliare di “Per Procida”. A tal proposito, il Capogruppo Menico Scala, in una nota, va giù pesantemente nei confronti del collega di maggioranza: «In realtà Villani, non approfondisce un bel niente. Tutt’altro – dice Scala – il suo intervento si muove su due direttrici, le solite: le mirabilie che egli ritiene siano state messe in atto dall’Amministrazione di cui fa parte e la colpevolizzazione dei precedenti amministratori con malcelato auspicio che possano subire dei danni personali. Fallita la possibilità della dichiarazione di dissesto con le auspicate conseguenze, ci si appiglia alla questione “mancata vendita delle quote societarie” anzidette, sostenendo che “la Sezione Regionale di Controllo per la Campania “inoltra la deliberazione alla Procura Regionale della Corte dei Conti per eventuale competenza” ovvero, se ben intendo, per valutare eventuali azioni di responsabilità avverso i precedenti amministratori”. Poiché aveva premesso che intendeva provvedere ad un “approfondimento per partecipare a tutti i cittadini con chiarezza e correttezza quanto accade oggi e cosa può accadere domani” abbiamo seguito l‘iniziativa con interesse per darne conto ai nostri lettori. Esprimiamo delusione perché non solo non ha chiarito né aggiunto nulla a quanto si sapeva, ma ha palesato gravi omissioni nel rappresentare i fatti. Anzi riteniamo che se l’omissione è avvenuta anche nei confronti della Corte dei Conti è possibile che le considerazioni svolte da tale organo di controllo siano state fuorviate da ciò che le è stato comunicato, vogliamo sperare, per ignoranza di alcuni aspetti e non per altro motivo».
«La Corte dei Conti – e continua – ha sostanzialmente espresso due rilievi: uno notorio ed innegabile: la mancata vendita, l’altro, grave, aver il Comune violato il “principio della veridicità attendibilità, correttezza, e comprensibilità” in quanto ha inserito nel piano di riequilibrio la possibilità di incassare dalla vendita della quota societaria di 3,2 milioni di Euro, mentre il socio di maggioranza con l’aumento di capitale l’ha rilevato con soli 350 mila Euro. La Corte ipotizza essersi trattato di una previsione di comodo, irrealizzabile ma scientemente attuata dalla precedente Amministrazione per trarre in inganno gli organi di controllo. E’ evidente la considerazione, unanimemente condivisa che trattasi di due valutazioni di carattere diverso, l’una commerciale, l’altra contabile non sovrapponibile.
L’attuale Amministrazione può aver indotto in errore la Corte affermando che non esiste alcuna valutazione da parte di tecnici per fissare il valore commerciale a base della gara di vendita. Nel 2008 l’Amministrazione Gerardo Lubrano, in esecuzione della Legge finanziaria che imponeva ai Comuni di non possedere società partecipate che non svolgevano servizi istituzionali, pose in vendita dette quote con un bando per raccogliere manifestazioni d’interesse, evitando così i costi per la valutazione da parte di tecnici. Il prezzo lo avrebbe fatto il mercato. Al Comune pervenne una sola proposta, quella del Consorzio dei gestori nel porto turistico della Chiaiolella, a firma del presidente Eugenio Michelino, consigliere comunale subentrato e dimissionario dell’attuale maggioranza, nonché indicato come futuro presidente della società “Marina di Procida. L’offerta era che intendeva acquistare il 49% a 3 milioni di Euro. Non se ne fece nulla perché il Consiglio Comunale decise che per meno di 8 milioni di Euro non si doveva vendere. Quando poi è sorta la necessità di vendere per il riequilibrio di Bilancio per la base d’asta si è fatto riferimento al prezzo definito dal mercato, appena maggiorato per le diverse condizioni gestionali, per 3,2 milioni di lire. L’attuale Amministrazione non poteva non sapere ma non ha riferito ciò alla Corte dei Conti».
«Due esperimenti d’asta sulla base di 3,2 milioni di Euro – dice Scala – sono andati deserti. Il socio di maggioranza avrebbe comunque avuto il diritto di prelazione. Nell’intervallo delle due gare il socio di maggioranza ha offerto detto importo a condizione di rilevare un pari importo di debiti del Comune. Poiché intanto era sopravvenuta la legge che forniva la liquidità ai Comuni per far fronte ai debiti, l’offerta del socio di maggioranza non fu accolta. E’ evidente che le ipotesi di raggiro a cui è stata indotta la Corte non trovano oggettivamente riscontro, Quanto al mantenimento anche per la ripetizione della gara degli stessi 3,2 mil. Esso scaturisce dal fatto che l’offerta del socio di maggioranza ha indotto a sperare che si potesse ricavare l’intera cifra prevista nel piano».
E poi l’affondo politico: «Il consigliere Villani dice altre inesattezze quando afferma che la precedente Amministrazione aveva due occasioni per riacquistare il 49% perduto in seguito all’aumento di capitale. Poiché ciò si è verificato pochi giorni prima dell’assestamento del Bilancio (30 novembre) 2014 che non presentava peraltro capienza non si è potuto intervenire. D’altro canto c’era tempo fino al 31 dicembre dell’anno successivo. Il presidente del CC Luigi Muro, prima della scadenza della consigliatura aveva richiamato con nota scritta i futuri consiglieri, qualunque fosse la lista vincente, ad inserire in Bilancio l’importo necessario per rispondere all’aumento di capitale. La nuova Amministrazione ha invece posto in Bilancio solo 35 mila Euro, per ottenere il 10% delle quote, non certo per correttezza di previsioni, avendo inserito per altri scopi in entrate enormi cifre che il revisore definì inattendibili. Quando nell’assestamento di Bilancio è stato aumentato lo stanziamento per acquistare il 25%, è notorio che è stato il gruppo di minoranza di “Per Procida” a suggerire le modalità per recuperare l’intero 49%.
E’ evidente che bisogna vedere se con la nuova Legge finanziaria l’esame del secondo semestre da parte della Corte vengono assolve le reiterate inadempienze da parte del delegato Villani e dell’intera Amministrazione, avendo essa mantenuto nel Bilancio da essa approvato la stessa valutazione della quota societaria pur sapendo, essa sì, che era inattendibile e non avendo nemmeno tentato la vendita. Villani ci ha abituato ai Bilanci e alle informazioni “taroccate”. E stendiamo sul pietoso velo sulla comica vicenda della Legge finanziaria 2016 contenente il ripiano dei debiti in trent’anni. L’hanno definito il “salva-Procida”, lasciando intendere che l’Italia intera ha potuto beneficiare del fatto che essi hanno “interagito” chissà con chi, quando rea noto all’Italia intera il contenuto delle proposte in esame.
Non c’entrano nulla. Anzi si, più che “salva-Procida”, si può definire “salva Amministrazione Dino Ambrosino” che può beneficiare dell’assoluzione di tutte le manchevolezze accumulate nell’ultimo semestre. I ripetuti rilievi del Revisore dei Conti erano il prologo a ben altri provvedimenti avversi».
…..e chest’è!!!!……….
Ma io mi domando: se la somma di 3 milioni e mezzo per la vendita del porto era gonfiata, ma allora perché il nuovo Sindaco la ha messa tale e quale nel suo bilancio? Il suo bilancio è falso? Qualcuno mi può chiarire le cose come stanno? Grazzie