Sebastiano Cultrera | Sgomento o curiosità attraversano in questi giorni l’isola di Procida. Il comandante dei vigili e altri cittadini procidani sono i destinatari di alcuni provvedimenti giudiziari relativi alle indagini circa irregolarità e reati compiuti nel recente passato. Naturalmente come sempre vale il principio di presunzione d’innocenza e, quindi ci auguriamo che il comandante Trotta e gli altri indagati riescano a dimostrare la propria piena estraneità ai fatti.
Tuttavia la vicenda può farci riflettere in diversi modi. La prima riflessione è dedicata all’abusivismo edilizio, diffusissimo sul territorio, che ha trasformato un popolo tranquillo come quello procidano in una platea enorme di pregiudicati, di indagati, o nei casi migliori di prosciolti solo per prescrizione da quel reato. Possiamo affermare che solo poche famiglie procidane sono totalmente esenti ciò.
E qui la riflessione potrebbe allargarsi alla incapacità della politica e delle istituzioni ( nelle loro complessità) di dare risposte, negli anni, ai problemi abitativi e a quelli urbanistici e di pianificazione territoriale dell’isola. Ciò non può essere una circostanza attenuante ma certo dobbiamo dire che il quadro complessivo del problema, con legislazioni e pianificazioni contradditorie ha reso negli anni Procida un luogo di potenziali delinquenti, se gli abusivisti possono essere così definiti.
E la teoria secondo la quale la politica avrebbe lucrato sulla situazione, pescando (voti) nel torbido della illegalità urbanistica diffusa è un bell’argomento , e anche suggestivo. E possiamo convenire che abbia avuto una sua efficacia fino a qualche anno fa; diciamo prima delle nuove norme della riforma Bassanini che conferiva tutti i poteri di gestione alla burocrazia, sottraendoli alla sfera di diretta competenza della politica. Con le conseguenze, anche giudiziarie che vediamo: in recenti fatti di cronaca, sulla nostra isola , sulla vicina Ischia e nella zona flegrea sono sempre di più i casi di funzionari indagati, e sempre meno i politici, e mai come esecutori materiali del probabile reato. Non voglio, con ciò, tendere a mondare tout court gli antichi vizi della politica dei piccoli centri. Non sono scomparsi gli atteggiamenti clientelari o , cmq, faziosi, nella azione delle amministrazioni, solo hanno cambiato pelle o sono stati fortemente limitati da nuove norme e nuove prassi amministrative.
In particolare sui temi dell’urbanistica penso che nessuno sano di mente pensi di fare, oggi, consenso spicciolo. Ed è, quindi, ancora più urgente, nell’isola di Procida, una proposta seria ed unitaria, e finalmente coordinata con le istituzioni sovracomunali, per una organica soluzione del problema.
Procida non è l’isola del malaffare e dell’arbitrio, come alcune recenti cronache sembrano dipingere. Ma certo una maggiore diffusa consapevolezza dei doveri civici sarebbe utile per tutti, magari anche per divenire, quindi, consapevolmente titolari di alcuni diritti che, invece, invochiamo, ancora oggi, come favore al potente di turno.