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TGPROCIDA

Raccontare il presente, capire il futuro

TRA IL DIRE ED IL FARE C’è DI MEZZO IL MARE. OVVERO “MA IL CONSORZIO REGNO DI NETTUNO CHE FINE HA FATTO ?”

Ditgprocida

Feb 1, 2016

Redazione | In questi giorni si è tornato a parlare e scrivere del Regno di Nettuno, del suo destino, del suo passato e del suo futuro.

Le parole sono corse come l’acqua sotto i ponti ed ognuno ha detto la sua, compresi i sindaci che verso la fine dell’anno (era novembre) hanno pubblicato ben due deliberazioni dell’assemblea del Consorzio di Gestione dell’Area Marina Protetta.

E noi siamo andati a leggere queste deliberazioni, perché si sa, le chiacchiere volano, ma la parola scritta rimane, soprattutto se si tratta di un atto pubblico, orgogliosamente ostentato nella bacheca ufficiale (si chiama albo pretorio) dell’Ente. Le due delibere sono state pubblicate il 23 ottobre, praticamente a fine anno, e per chi le volesse leggere sono sul sito web dell’AMP nella sezione “per gli operatori/albo pretorio”.

Ebbene, dalla lettura di questi atti vengono alcune informazioni interessanti.

La prima è che, finalmente, il giorno 12 ottobre l’assemblea dei sindaci ha “preso atto” del Decreto Ministeriale che, a metà aprile, ha revocato al consorzio la gestione dell’Area Marina Protetta.

È certamente un atto importante e responsabile, insomma è come se uno di noi, sei mesi dopo essere stato buttato fuori casa dalla moglie o dal marito dichiarasse ufficialmente che nel suo matrimonio c’è un problema.

Ciò nonostante l’assemblea, che ormai da sei mesi non aveva più alcun potere sull’area marina protetta, perché “buttata fuori casa”, da ordine all’architetto Giampiero Lamonica, del Comune di Forio, di custodire la sede consortile, ristrutturata con i soldi del ministero dell’ambiente, arredata con i mobili comprati con i soldi del Ministero dell’Ambiente, con i contratti di luce e telefono pagati con i soldi del Ministero dell’Ambiente… e di permetterne l’uso “esclusivamente” al Consorzio.

Non solo, dà ordine al responsabile finanziario “provvedere al passaggio di consegne con la Capitaneria di Napoli”

Ma, il 12 ottobre, dopo sei mesi dalla revoca della gestione e dal passaggio di poteri alla capitaneria di porto, quale potere poteva avere l’assemblea sui beni comprati con i fondi ministeriali ?

Per chiarirci ogni dubbio siamo andati a studiare lo statuto del Consorzio, probabilmente lì c’è la soluzione a questo “paradosso” .

Lo statuto, ricordiamo, è stato cambiato, per esplicita volontà di Giosi Ferrandino, nel febbraio 2013, per adeguarlo alle esigenze delle amministrazioni, ed infatti proprio il fatto che era “troppo adeguato” alle esigenze delle amministrazioni e “poco adeguato” alle esigenze dell’Area Marina Protetta, aveva scatenato prima la preoccupazione poi la rabbia e le diffide del Ministero, ed infine il commissariamento.

Ma allora, se lo Statuto è stato così voluto dai comuni, le delibere che adottano saranno sostenute, coerenti e blindate a norma di statuto. Ma nello Statuto troviamo subito l’art. 3, primo comma che dice “… Il Consorzio è costituito a tempo indeterminato e cessa per l’esaurimento del fine o per autoscioglimento”  allora vediamo quale è il fine, che troviamo all’art. 4 “…Il consorzio ha come scopo la gestione dell’Area Marina protetta denominata “Regno di Nettuno” al fine della tutela istituzionale ecc. ecc….”

Allora tutto fa pensare che il consorzio sia “cessato”, essendo “esaurito il fine”, o almeno così avevano previsto i giuristi che per Giosi e per gli altri sindaci avevano scritto lo statuto che i comuni hanno strenuamente difeso con il Ministero

Ma a toglierci ogni dubbio viene l’ultimo paragrafo della deliberazione n° 11, dove i sindaci deliberano :

“ Di stabilire che se al Consorzio tra i Comuni non sarà affidata la gestione dell’Area Marina protetta Regno di Nettuno, lo stesso sarà posto in liquidazione entro il 31.12.2015

Di rendere il presente deliberato immediatamente eseguibile ai sensi dell’art. 134 del Testo Unico degli Enti Locali”. Ed ecco, quindi l’autoscioglimento, citato all’art. 3 dello statuto.

Oltretutto questa affermazione, non si sa mai non fosse stata chiara, qualora non volessimo capire e ci ostinassimo a pensare che il consorzio, senza più uno scopo, senza più fondi, senza più presidente, potesse ostinatamente continuare ad esistere, viene ripetuta nella deliberazione n° 12. In essa i sindaci di Ischia e Procida, spiegano al Ministro dell’ambiente, Onorevole Galletti, che la persona che ha promosso da dirigente di divisione a Direttore Generale della Protezione della Natura e del Mare, non è la funzionaria tutta d’un pezzo con decenni di servizio alle spalle che lui ha apprezzato per la sua dedizione allo Stato, non è colei che è riuscita a salvare il sistema delle Aree Marine Protette e dei parchi nazionali dalla bancarotta, ad organizzare la presenza del Ministero all’Expo, che ha riportato l’Italia come protagonista nelle convenzioni internazionale, ma una donnicciola, che ha una “relazione confidenziale” con il noto affarista Riccardo M. Strada e che tutti e due lo hanno preso in giro (e lui ci è cascato) per non specificati, ma sicuramente loschi, motivi.

La stessa delibera con la quale si chiede al Ministro dell’ambiente di riaffidare l’AMP ai comuni isolani, Ischia, Barano, Casamicciola Terme, Lacco Ameno, Forio, che dimostrano ogni giorno di essere governati da galantuomini, di spiccata onestà e limpidezza, che rispettano le regole con rigore con una azione trasparente e responsabile, gestendo un consorzio che ha cessato di esistere il 17 aprile dello scorso anno per “esaurimento del fine”, licenziando (finalmente) il responsabile il 29,  dando ordine all’Architetto La Monica di non permettere alla Capitaneria di entrare nella sede pagata con i soldi dello Stato. Il tutto aspettando sei mesi per “prendere atto” di aver buttato via l’ennesima occasione per produrre una politica di sviluppo delle isole, e, come ciliegina sulla torta, dando mandato ad un avvocato di fare causa al TAR al Ministero dell’ambiente, pensando di pagare la parcella dell’avvocato stesso con i soldi del ministero dell’ambiente, visto che in otto anni di vita del consorzio nessuno dei comuni ha versato un euro, pensando solo a chiedere, chiedere, chiedere.

Ed in tutto questo, due decisioni “immediatamente esecutive” dell’assemblea ribadiscono che il 31 dicembre dello scorso anno il Consorzio di gestione è stato sciolto…. Ora sappiamo chi sono i liquidati…. Ma il liquidatore dovè ?

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