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SANITA’ A PROCIDA E NELLE ISOLE MINORI. PASSARE DA UN MODELLO AD UN ALTRO SENZA INTACCARE LA SALVAGUARDIA DELLA VITA UMANA

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Feb 23, 2016

Redazione | I nuovi scenari che si profilano, alla luce del profondo processo in corso di riorganizzazione del  Sistema Sanitario Nazionale, orientano con decisione verso la necessità di passare dalla fase dell’analisi delle criticità – ampiamente dibattuta – a quella della programmazione e progettazione specifica, secondo linee generali comuni e condivise che esitino in modelli che vedono nelle sinergie interdisciplinari la strategia tecnico/istituzionale vincente per la garanzia della soddisfazione dei bisogni di salute in territori come Procida e come Ischia. In queste realtà l’offerta di salute può infatti risultare non idonea rispetto alle necessità complessive, con conseguente rischio di discriminazione delle popolazioni nella fruizione di appropriati livelli di assistenza.

Recentemente sono state intraprese azioni importanti dalla Direzione Generale della Programmazione del Ministero della Salute, quali la strutturazione dell’Osservatorio Nazionale per la Sanità delle Isole Minori, di imminente istituzione e la redazione del Progetto pilota Isole Minori e Località caratterizzate da difficoltà di accesso ove si delineano le linee di sviluppo della sanità per questi territori; a questi si aggiunge l’emanazione delle Linee Guida Nazionali per la Telemedicina. Dall’analisi dei dati demografici,  esplicitati nell’audizione sui DDL 117, 512, 828, 962 1650, in Commissione Ambiente del Senato della Repubblica Italiana –  sono emersi alcuni dati interessanti. La popolazione complessiva dei residenti delle isole minori, delle sei Regioni, al 1 gennaio 2014, pari a 193.890 abitanti, rappresenta lo 0,31% del totale della popolazione italiana, per una superficie totale di 874,41 Kmq. La Campania risulta di gran lunga la regione con la maggiore popolazione residente, circa 87500 abitanti, nelle tre isole di Ischia, Procida e Capri seguita da Toscana (circa 33.000), Sardegna (circa 30.000) e Sicilia (circa 28.000). Le Regioni Puglia e Lazio hanno piccole isole con numeri minori.

Il panorama complessivo presenta una notevole complessità ed eterogeneità per cui alcune isole hanno più di un comune (Ischia, Isola d’Elba, Salina), altre hanno un unico comune, altre hanno un comune per più isole (Lipari, Portoferraio, Campo nell’Elba, Favignana, Tremiti) ed altre ancora fanno parte di un comune della terraferma (Staglione nel Comune di Marsala, L’Asinara nel comune di Porto Torres). Dalle statistiche demografiche al 1 Gennaio 2014 (dati Istat) si rileva che pure la distribuzione di queste popolazioni è fortemente eterogenea: ci sono comuni con altissima densità abitativa nelle Isole Campane (con picchi anche >2000 ab/Kmq) e altri con < 100 ab/Kmq . A questo si aggiunge un ulteriore elemento di complessità rappresentato dal fatto che su alcune Isole insistono strutture penitenziarie, diversamente articolate, e che alcune isole sono praticamente Isole – Penitenziario (ad esempio l’Isola di Gorgona nell’Arcipelago Toscano). La popolazione Penitenziaria che insiste sulle nostre Isole Minori (dati 2015) conta 62 detenuti nell’Isola di Gorgona (Colonia agricola), 278 nella Casa di Reclusione di Porto Azzurro dell’Isola d’Elba e circa 200 nel Penitenziario dell’Isola di Favignana. Questa popolazione di circa 200.000 residenti presenta nel periodo turistico – almeno 5 mesi all’anno – un incremento che arriva fino a quintuplicare nei periodi di massimo afflusso, cosa che se da un lato rappresenta una vitale risorsa economica, dall’altro investe l’intera rete dei servizi, sia sanitari che non, e ne acuisce tutti i livelli di criticità strutturale ed infrastrutturale.

L’attuale offerta sanitaria vede su cinque Isole la presenza di una struttura ospedaliera, sulle altre vi sono articolazioni di servizi territoriali rivolti all’emergenza ed alle cure primarie, con assetti e livelli organizzativi diversi, articolati in uno o più presidi sul territorio a seconda delle dimensioni e della popolosità dell’isola. I diversi aspetti delle criticità complessive di questi territori incidono non solo sulla qualità dei servizi sanitari offerti ma anche, sia in maniera diretta che indiretta, sull’intero complesso socio economico di questi territori che vedono nell’industria del turismo di qualità il principale volano della loro economia.

Secondo l’ANSPI: «Lo sviluppo dei progetti, focalizzati sulle problematiche comuni di remotezza di questi territori, prefigura importanti ripercussioni di sistema: l’essere costretti a individuare ed implementare modalità innovative di erogazione e di organizzazione dei servizi, induce ripensare le stesse modalità di allocazione delle risorse, anche di quelle umane, ridefinendone in parte ruoli e competenze all’interno delle dinamiche del governo clinico. L’approccio corretto alle problematiche sanitarie di cui si tratta condotto con criterio scientifico, inizia dalla definizione epidemiologica del profilo di salute e dalla rilevazione delle risorse e servizi in essere al “tempo zero”, al fine di costruire il miglior modello possibile di organizzazione dei servizi secondo le effettive necessità della popolazione, così come precedentemente inquadrata, in grado anche di consentirne il monitoraggio continuo e gli eventuali interventi correttivi. L’analisi delle criticità è utile per focalizzare i principali punti di debolezza del sistema su cui prioritariamente lavorare e le linee di intervento da porre in essere.

Dal momento che è impensabile di “riprodurre in piccolo quello che si fa in grande” – com’era concepito nei vecchi modelli di sistema – lo sviluppo di azioni specifiche, a nostro avviso, deve essere focalizzato in un’ottica di risposta in rete, declinata per punti e livelli di erogazione di assistenza su alcuni items strutturali fondamentali. Il superamento,quindi, del modello a dimensione scalare (si fa tutto ma con una minore organizzazione) per rivedere le funzioni strategiche dentro un contesto complessivo di assistenza ospedaliera e territoriale è a nostro avviso, per quanto sopra esposto, il criterio che dovrà essere indicato da linee di indirizzi nazionali, declinato e contestualizzato all’interno di specifiche pianificazioni regionali. Questo comporta necessariamente l’introduzione di elementi innovativi e l’adozione di misure di flessibilità dell’intero sistema che non può, come finora avvenuto, declinare con lo stesso modello organizzativo disomogeneità cosi forti senza che si creino pesanti discriminazioni fra cittadini nella fruizione di uno stesso diritto».

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