Redazione | La cittadella dei Misteri è diventata operativa H24. Ventiquattro ore al giorno si lavora alacremente alla costruzione dei misteri. L’isola di Arturo si accinge a mostrare al mondo intero la sua massima forma di partecipazione, cultura, ma soprattutto di appartenenza che è da secoli riconosciuta nella processione del venerdì Santo.
Chiuse le iscrizioni, presso la congregazione dei turchini, organizzatrice dell’evento, fervono i preparativi organizzativi. Tutto deve essere pronto tra dieci giorni. L’aperitivo dell’inedita Via Crucis che la settimana scorsa ha di fatto dato il via ai riti della Pasqua, è stata un vero e proprio successo. Il santuario di San Giuseppe a Chiaiolella sempre gremito di parrocchiani in preghiera. Commoventi le lacrime delle tante persone anziane della Chiaiolella che hanno potuto vedere e pregare per tre giorni quella statua che da sempre è ammirata solo da una parte dell’isola durante il corteo del venerdi santo. All’imbrunire di domenica hanno salutato “il cristo” che mestamente faceva ritorno nella chiesa di San Tommaso d’Aquino, da dietro a qualche finestra seduti o allettati con un fazzoletto tra le mani. Proprio in questi giorni che precedono l’evento – dicevamo – sull’isolasi respira un’atmosfera unica. Unica nel suo genere anche confrontata con tante altre processioni simili che si tengono in altre parti d’italia. Ricco anche il programma fatto di incontri preghiere e concerti. Su tutti spicca una rinomata mostra fotografica che da sabato sarà visitabile presso il complesso di Santa Margherita a terra murata. Sono gli stessi organizzatori a definire i contorni di quella che saranno uno dei leit motiv di questi giorni:
«Chi ama Procida non riesce a prescindere da quel momento magico che è la processione del Venerdì Santo, che anche quest’anno attraverserà le strade del centro storico dell’isola. Gianlorenzo Di Gennaro Sclano, architetto ed urbanista, il cui nonno era procidano, fin da bambino ha vissuto la dimensione dell’isola in tutti i suoi numerosi e variegati aspetti, scoprendone le suggestioni ambientali e paesaggistiche, quelle contadine e marinare, ma sempre ha intravisto nelle rovine di Terra Murata e nelle tradizioni religiose, che di secolo in secolo si sono tramandate fino a giungere a noi arricchite dalla sensibilità sempre nuova dei giovani, quel processo inarrestabile di trasformazione e di ricerca che caratterizza il cammino nel tempo di ogni comunità.
In quanto architetto ed urbanista ne ha letto l’impatto ambientale, le connessioni temporali distruttive o compositive, ma in quanto artista è andato alla ricerca di quella interiorità misteriosa e spesso imprevedibile che caratterizza ogni espressione della vita umana.
Egli ha intravisto soprattutto nei volti e negli sguardi di quanti si dedicano alla realizzazione del corteo del Venerdì Santo, qualcosa di misterioso e spesso inafferrabile: quei moti dell’animo che sempre danno la dimensione più vera della partecipazione ad un evento, che è impegno condiviso, ricerca comune, comunione di intenti e di sforzi e che trascendono lo stesso corteo.
Per Gianlorenzo Di Gennaro Sclano il Venerdì Santo procidano è la polla sorgiva di un movimento collettivo che bolle nel sangue di intere generazioni e che dice amore, dolore, inadeguatezza, crisi, fallimento, rinascita, vitalità, tutte espressioni dell’unico volto del Cristo storico, ammazzato fuori le mura come il peggiore degli assassini e trasportato abraccio con intensa commozione.
Sì, i volti di quanti vivono da protagonisti il corteo, trafiggono i volti degli spettatori e sono espressioni diverse del volto sofferente del Cristo, ucciso solo perché ha osato parlato di un regno di pace, di fraternità, di rispetto per tutti, di non violenza.
Ma i volti dei tantissimi giovani procidani, ed anche degli uomini adulti che circondano questi giovani quasi a proteggerli e ad accarezzarli nella loro tumultuosa età, rappresentano l’aspetto più suggestivo di questo evento. Gli stessi “misteri”, sorprendenti nelle loro primitive e spontanee connessioni ai brani della Scrittura, traggono forza e carattere da questi volti, spesso sfigurati nella fatica del trasporto, nel mentre raccontano il desiderio di perpetuare quel ciclo vitale che mai si arresta e che sempre ricomincia, simbolicamente espresso anche da quei bambini nel loro vestitino nero, dormienti sulle spalle dei loro padri e trasportati come trofei di una vittoria sulla morte. Gianlorenzo Di Gennaro Sclano nelle sue 41 foto che ha selezionato per noi, ci porta a guardare la processione di Venerdì Santo a Procida con occhi nuovi; ci invita a cogliere il “mistero” più grande in quegli sguardi di attesa e di speranza, colti nell’attimo fuggevole di uno scatto fotografico.
La mostra si aprirà sabato 19 marzo 2016 alle ore 18 presso la Chiesa di Santa Margherita a Terra Murata e resterà aperta fino al 6 aprile. Per l’inaugurazione interverrà il Sindaco Raimondo Ambrosino, l’Assessore alla cultura Nicola Granito, il Prof. Pasquale Lubrano Lavadera, e la curatrice della mostra Dr. Ssa Alessia Venditti. Tutti i cittadini sono invitati.»
meno mae che ci sono questi ragazzi che mantengono viva questa tradizione ………perché di coloro che dovrebbero organizzarla a dovere meglio non parlare