Redazione | Il grido di dolore di una nota procidana, diventa il megafono di un celato malessere che da oltre un mese serpeggia tra la popolazione dell’isola di Arturo. E ci riferiamo in particolare all’arredamento di Marina Grande finanziato col progetto Waterfront. In più occasioni non abbiamo mai smesso di sottolineare quanto certi arredi apparivano del tutto fuori contesto. Fu lo stesso sindaco Dino Ambrosino, nel giorno della posa di questi oggetti, a far sapere – urbi et orbi – che sarebbero stati rimossi. Era la metà di Marzo e l’isola si apprestava a vivere la Pasqua e di fatto si consegnava ai Flash di migliaia di turisti giunti sull’isola per la processione del venerdì santo e delle vacanze pasquali. Per ragioni di spazio evitiamo di raccontare gli improperi e certi commenti in merito a quanto hanno poi di fatto trovato e fotografato.
A tal proposito il gruppo consiliare “Per Procida” nella giornata di ieri ha inviato una nota dal gusto forte e che riporta per intero proprio le considerazioni della critica d’arte e procidana di adozione Maria Gloria Conti Bicocchi:
«Nei mesi scorsi, in più occasioni, come gruppo consiliare “Per Procida”, abbiamo avuto modo di sottolineare i tanti punti oscuri che nascevano dall’evolversi dei lavori legati al progetto “Waterfront”, finanziati con oltre tre milioni di euro dalla Regione Campania.
Gli attuali amministratori non hanno perso tempo, seppur davanti a un eruttabile evidenza, a tacciare e liquidare le nostre osservazioni come “strumentali”, “politicamente scorrette”, dettate da “invidia” e quant’altro. In queste ultime ore, attraverso i social, abbia potuto condividere le riflessioni formulate dalla critica d’arte Maria Gloria Conti Bicocchi, che certo non può essere ricondotta per esperienza professionale, sociale e culturale alla nostra area politica, che ben rappresenta una realtà che appare chiara alla maggior parte dei cittadini procidani e non. “Più passo dalla marina di Procida e più mi sento incredula: dove sono finite le panchine pulite e razionaliste disegnate dall’architetto Cosenza e perché sono state sostituite con queste che ora riempiono tutto lo spazio con il loro marmo funereo nero e il loro schienale sagomato tipo mobili in legno “in stile”? E come è possibile che i procidani che hanno una storia importante di cultura e di gusto vero, quello marinaro dei piccoli porti e quello nobile dei palazzi borbonici, come è possibile che accettino che la loro isola venga deturpata in questo modo, incatenata ovunque, “abbellita” (??) con tantissimi vasi troppo piccoli e con contenitori per le immondizie in ferro battuto nero fumo mostruosi e indegni per un luogo tanto bello.. il problema non è mio, io sono davvero di passaggio e come sono stata qui 19 anni posso andarmene domani: sono rimasta qui perché Procida era così speciale da non volere altro che viverci e per questo lasciare anche la mia bella Firenze.. ma la mia tristezza è forte perché le persone che sono la forza di quest’isola, che ci sono nate come ci sono nati i loro antenati, non si accorgano che i loro nipoti e pronipoti troveranno un’isola che avrà perso la sua nobile eccezionale semplicità, la sua bellezza. Siete ancora in tempo, spero che tutti i giovani procidani intelligenti e le persone che con i loro antichi mestieri sono i portatori della cultura del luogo, facciano sentire la loro voce e siano consapevoli che sono loro a dover scegliere come vogliono la loro isola e che accettare che vengano apportati restauri e arredi urbani sbagliati è un grosso sbaglio che può cambiare per sempre Procida. La qualità estetica della vita coincide con la qualità economica della vita: un turismo speciale come quello che è adatto a questo paradiso non può trovare tanta mediocrità all’approdo: siete in tempo a rimediare, basta del colore, rimettere le panchine semplici che c’etano, metterne meno e soprattutto metterle dritte e non storte come sono ora, togliere qualche catena davanti alla chiesa e anche qualche pilastro ….. insomma restituire la spontanea fruizione dei luoghi senza continuare a tracciare percorsi obbligati con lucchetti catene vasi e vari slalom da seguire per muoversi”.
Ci meraviglia che l’attuale maggioranza, in altri tempi molto sensibile all’appello degli intellettuali, oggi faccia orecchie da mercante e non provveda a prendere in considerazione quello che è diventato un sentire comune.
Il problema in via Roma per il procidano consiste solo nel ridotto spazio per il parcheggio delle auto,non nella bellezza del posto dove vivono.Infatti le due estemita’di via Roma sono completamente invase dai camion fissi dei commercianti(lato grotte n.°3-lato lingua n.°2 usati come depositi)poi si lamentano che i clienti non hanno parcheggio,una buffonata.
NON VOGLIO PENSARE D’ESSERE CAPITATA ANCORA UNA VOLTA
TRA INCOMPETENTI O PEGGIO CONNIVENTI DEL SACRO COSTRUIRE E DEL PROFANO ASSEMBLARE;
INTENDO SACRO STILE ARCHITETTONICO E D’ARREDO, CONSONO AL LUOGO ED ALLA POPOLAZIONE LOCALE, CHE DA TEMPO IMMEMORABILE S’ADOPERA IN OGNI OPPORTUNO ERIGERE !
UNA PIANIFICAZIONE ARMONICA VA OPERATA AFFIDANDOSI SOLO A VALIDI ARCHITETTI LOCALI O, ESPERTI IN MATERIA, PER NON RIPETERE LA VIA INCONCLUDENTE COME CERTA ” LINGUA ” CON ECO-MOSTRO SULL’ISOLA !!