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GINO FINELLI: «LETTERA APERTA AL SINDACO DINO AMBROSINO»

Ditgprocida

Giu 27, 2016

Gino Finelli| Caro Sindaco, ho avvertito il bisogno di scriverti qualche riga per esporti alcune considerazioni sul territorio.

A prima lettura penserai che le mie considerazioni sono finalizzate alla problematica dell’Ospedale. Forse ti deluderò, ma ritengo la vicenda oramai ampiamente affrontata e risolvibile solo attraverso un paziente e tenace rapporto di relazioni socio-politiche che siano in grado di far recepire quelle esigenze, ampiamente dimostrabili, di un territorio circondato dal mare. Come saprai ho già scritto che è davvero un affronto alla salvaguardia del diritto alla salute, sancito dalla nostra costituzione, soltanto  immaginare di sopprimere l’emergenza e l’urgenza, ma questo è frutto di quel sistema sanitario che avrebbe voluto, senza peraltro mai riuscirci, trasformare l’Ospedalità in un azienda con profitto, creando così quella conflittualità tra ciò che è un diritto costituzionale inalienabile del cittadino e l’esigenza di far quadrare i conti. Sono anni che combatto contro questo paradosso, spesso addossandomi anche delle responsabilità. Ma quando si ritiene il metodo sbagliato, qualcuno deve pur far sentire la voce ed è quello che tutti dobbiamo continuare a fare per salvaguardare il nostro diritto alla salute.

Ma fatte queste considerazioni, la mia lettera vuole sollecitare la tua attenzione su quanto viene percepito da un visitatore che sbarca al porto di Procida.

Appena scendi dal traghetto, a piedi o con l’auto, il disordine è a dir poco evidente.

Al primo sguardo si intuisce anche un degrado nel gusto degli esercizi commerciali, soprattutto quando gli stessi occupano il suolo pubblico: tende vecchie e spesso anche sporche, tavoli disordinati, differenti l’uno dall’altro, piante, fiori e altri abbellimenti poco curati e non adatti   alla bellezza del luogo.

Tutta la nuova passeggiata è totalmente disorganizzata e ogni operatore forse sente il diritto-dovere di fare secondo la propria fantasia e le proprie tasche.

L’ immagine del disordine architettonico e dell’arredo urbano diviene ancora più evidente e paradossale di sera, quando si accendono le luci che sono bianche da autostrada lungo la passeggiata del porto e sul fronte delle abitazioni per divenire giallo calde nella piazza e davanti ai due bar. Ancora una volta, anche in questo luogo, che dovrebbe e potrebbe essere il salotto dell’Isola, gli esercizi commerciali danno il meglio della loro fantasia occupando a dismisura il suolo pubblico, ma soprattutto occupandolo con arredi degni del lungomare di una periferia degradata che non può e non deve essere Procida.

Qualcosa inoltre nello stesso luogo non va nelle condotte fognarie, poiché spesso dai tavolini dei Bar e durante la passeggiata, un ritorno di odore di fogne profuma l’aria.

Ed  ancora  uno sguardo alla piazza fa comprendere anche che forse è giunto il momento di togliere le auto in sosta e rendere tutta l’area esclusivamente pedonabile. Certo i commercianti all’inizio grideranno e protesteranno, ma è successo dovunque e quando si è attuato gli stessi che avevano protestato fanno fronte comune per non ripristinare il transito.

Una considerazione a parte va fatta per il porto turistico, dove un po’ per la presenza di lavori interminabili del depuratore, degli uffici, un po’ per concessioni demaniali date senza prevedere appositi percorsi pedonali, indipendenti dall’entrata del porto turistico, si è aggiunto il posteggio delle auto sul molo che  in qualsiasi luogo di turismo è interdetto al transito ed alla sosta delle auto ed è per natura e per architettura il luogo del ristoro da curare con tutto quanto possa rendere appetibile e competitiva l’attività portuale e con esso il turismo da diporto.

Insomma annosi problemi che di certo non si possono risolvere con il tocco della bacchetta magica, ma che vale la pena richiamare e soprattutto sottolineare affinché,, nell’agenda delle cose da fare, si possano inserire anche quelle opportune modifiche non solo nell’urbanistica e nel decoro del territorio, ma anche nel sollecitare una maggiore coscienza civica sul modo di vivere e di intendere il territorio, spesso dimenticato da alcuni abitanti, che grande danno ha fatto nel passato e che bisogna, assolutamente evitare che continuino a farne. Si ricordino che Procida, tra le Isole del Mediterraneo è quella che ha una grande passato ed una grande  storia,  come spesso ho detto, di remi, di armi, di conquista, di tradizioni popolari e di grande cultura e che da questa Isola sono venuti fuori personaggi che hanno onorato il suo popolo e le sue tradizioni.

Mi scuserai di queste mie riflessioni, ma il mio amore per questa terra che continua, nonostante tutto, a conquistare il mio cuore e non solo il mio, ed il compito che mi è stato da tutti voi affidato di onorare il territorio che mi ha ospitato, mi inducono a sollecitare, ogni volta che posso, nel rispetto dei ruoli e delle istituzioni, quanto possibile per non indurre al degrado una terra di leggende, tradizioni, operosità dei propri abitanti.

Con grande cordialità

4 commenti su “GINO FINELLI: «LETTERA APERTA AL SINDACO DINO AMBROSINO»”
  1. E se la bellezza, l’ unicità di Procida fosse proprio il disordine?
    Disordinate appaiono le case della corricella, disordinati i loro colori, disordinati i profumi, così tanto disordine che fanno a gara per fotografarla, ha ragione il Signor Finelli, é proprio vero che non capiscono niente!
    Comunque sono d’accordo con lui, che sicuramente da Procidano da generazioni dice la sua è a onor del vero, come non essere d’accordo con lui? Certo un po’ d’ordine non guasterebbe,anzi è necessario! per esempio alla corricella, basterebbe togliere le reti dalla banchina, il banano nella barca di felice, cacciar via il “masto” che ripara le barche in fondo lato chiaia e perché no, tutti gli abitanti che magari cucinando spargono olezzo di soffritto deturpando i sensi di chi vorrebbe solo inebriarsi dell’odore del mare.
    Poi potremmo continuare facendo andare a piedi i Procidani, tutti tutti però, così faremmo felice il turista che sbarca dal traghetto, anche lui probabilmente appiedato ma almeno confortato dal solidale camminare a piedi assieme.
    Poco importano le necessità dei Procidani, tanto loro sono solo delle comparse, qualcuno li vorrebbe addirittura finti a fare da sfondo a cotanta beltà.
    E poi che vogliamo parlare delle insegne dei negozi, delle canne fumarie e dei condizionatori? Che orrore vederli! Pare che i turisti abituali di Procida (quelli cioè che abitualmente vengono a Procida a scroccare un gettone di presenza per un convegno o per un libro palla che non leggerà nessuno fatta eccezione dei loro amici turisti abituali di sopra) dicevo che quelli di sopra, i turisti abituali inorridiscono a vederli. Si narra che alcuni di essi alla vista di un’unità esterna Daikin siano addirittura svenuti (i bene informati dicono che avrebbero preferito dei Samsung) è che davanti a cotanto scempio in qualche isolato caso ci siano stati danni al sistema cognitivo curati poi con l’elettroshock (non so se é scritto bene ma mi scoccio di controllare…) .
    Quindi, abitanti delle marine per favore cerchiamo di prevenire questi incidenti rimuovendo i condizionatori: se poi doveste sentire caldo, non preoccupatevi, i turisti abituali e il Sig. Finelli sapranno apprezzare il vostro gesto e dopotutto il caldo quello torrido dura solo un paio di mesi l’anno.
    Se la cosa non dovesse andarvi bene, allora caro abitante, puoi sempre fare fagotto e andar via: ricorda che tu in quanto Procidano sei solo una comparsa.
    Oh! Quasi dimenticavo, non pensare di distrarti dalla calura guardando la tv, come ben saprai l’antenna parabolica che hai attaccato al balcone può causare addirittura l’epilessia nei turisti più dotti.
    Lo so che non hai accesso all’astco perché sei in causa con quello di sopra che meno lo vedi è meglio è, però il turista non lo sa, quindi ja fai uno sforzo e accontentalo. Al posto della televisione puoi sempre leggere uno di quei libri palla di cui sopra, meglio se lo fai seduto fuori al balcone con la pipa da marinaio che penzola tra le labbra abbigliato in modo sobrio da un camicione stile comparsa della sagra del mare.
    Infine ho qualcosa anche per quei manigoldi dei gestori di pub, bar e ristoranti: ma voi il postino l’avete guardato? La locanda in cui Massimo Troisi (pace all’anima sua) si andava a fare il bicchiere di vino ve la ricordate?
    Qualche tavolaccio mezzo zoppo, sedie impagliate e ambiente low profile.
    È questo che il turista abituale vuole.
    Lo so che ci avete provato, e che poi quando lui, quello abituale veniva da voi era tutto un ” mi scusi ma questo tavolino é un po’ ballerino, può sistemarlo per favore…” ma suvvia fate un piccolo sforzo e accontentatelo! Vi fa anche bene alla “sacca” andate a comprare quattro costar elle vecchie al mercatino dell’usato accusi sparagnat e accamparit!
    Insomma caro Sig.Finelli sono proprio d’accordo con lei: il disordine va debellato, è l’isola va trasformata in quello che piacerebbe che fosse al turista abituale!

  2. Dottor Finelli

    posso farle una domanda: ” Lei ,che vorrebbe fare lo scienziato e descrivere un’isola che non c’è ,che vorrebbe che i procidani tutti emigrassero e non rompessero le scatole,Lei che vuole il decoro e altre cose

    assolutamente,per me,non condivisibili.

    ma Lei cosa ha combinato di buono ,quando era ,a suo tempo,presidente del Consiglio Comunale,

    no,perchè,non mi ricordo..

  3. A CHI DAR RETTA,
    LA TRADIZIONE PONE
    LE SUE LIMITAZIONI, E
    LE INNOVAZIONI DISTURBANO LE ANTICHE USANZE..
    A CHI DAR RETTA !
    FORSE COME OGNI COSA L’ARMONIA RESTA
    NELLA VIA DI MEZZO,
    QUELLA CHE AGEVOLA MA
    NON DETURPA,
    AIUTA MA NON SOPPRIME, INCORAGGIA MA NON OLTRAGGIA !
    I PROPOSITI QUANDO PERCORRIBILI,
    ED A TUTTI I LIVELLI, POSSONO ESSERE SCELTI MA,
    LA POPOLAZIONE RESIDENTE NE HA PRESO NOTA ?
    PER CHE, NON DIMENTICHIAMO CHE, OGNI CITTADINO
    HA UN SUO ORIENTAMENTO
    CHE A VOLTE E’ CONFORME
    MA ALTRE DIFFORME !

  4. Complimenti al signor Michele Amalfitano penso che abbia espresso il sentire di ogni Procidano residente, Procida e’ bella cosi’ com’e’ chi vuol venire ben venga chi non ci accetta e’ libero di non tornare piu’ forse troppi sbarchi al porto creano confusione questo e’ vero forse sarebbe il caso di non far sbarcare certe persone che in nome della cultura vorrebbero che Procida fosse secondo la loro fantasia….Procida e’ di chi la vive per favore lasciateci in pace. Message

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