Gino Finelli | Caro direttore, leggo con ritardo per i miei impegni di lavoro, i commenti al mio appello accorato, non certo quello di un turista abituale, nè di un fan dell’evoluzione in senso turistico del territorio. Sono 64 anni che frequento il posto, e che risiedo, oggi più di ieri, in modo stabile. Ho imparato a conoscere questa terra e con essa la sua gente, alla quale sono stato e sono legato da una profonda stima e notevole rispetto per le loro capacità e la conservazione delle tradizioni, ma non posso non rilevare che qualcosa in questi ultimi anni, ed in particolare nell’ultimo decennio, è cambiata e non in quel senso dispregiativo e arrogante descritto, ma nel modo di considerare la collettività e con essa lo spazio comune. La mia storia e me lo si consenta, la mia cultura e conoscenza del luogo, avrebbero voluto ancor di più conservare quella rete sul molo, l’odore del fritto di mare, il colore dei limoneti, le variopinte e pittoresche case della Coricella, le carrozzelle e quant’altro i miei ricordi di un lungo vissuto hanno contribuito a farmi amare questa splendida Isola
Da bambino, quando si attraccava con il “vaporetto” il disordine era solo apparente: ogni cosa lasciata sul molo, ogni tenda o ombrellone di un locale, ogni tavolo di legno sbiadito dal sole, aveva un suo perché, rappresentava la semplicità e la spontaneità dell’iniziativa lasciando al visitatore e allo stesso indigeno la sensazione impagabile di una libertà assoluta. Si aveva l’idea che il tempo non solo non modificasse i posti, ma addirittura le persone, e si percepiva quell’Insularità così bene descritta dal mio amico scrittore Vittorio Parascandola.
Insomma un luogo dove tempo, spazio e storia si fondevano in un linguaggio unico, facilmente decifrabile anche dall’avventore occasionale.
Questa era l’Isola e questa avrebbe potuto e dovuta essere preservata, pur nel rispetto dei nuovi tempi, delle crescenti esigenze e soprattutto del miglioramento dei luoghi e del benessere degli abitanti.
Invece , ed è quello che avrei voluto far percepire al lettore della mia lettera, oggi si è perso proprio quel disordine apparente, quell’odore di frittura, il profumo dei limoni. Si è lasciato spazio ad una libertà di iniziativa che a volte diviene incuria e che non apparteneva e non appartiene alla storia e alle tradizioni del popolo. Inoltre non è forse vero che il territorio è occupato da un elevato e crescente numero di autoveicoli e ciclomotori? E non è forse vero che una passeggiata usufruibile principalmente dall’abitante stabile, sul lungomare, ben ordinata, pulita, senza odori sgradevoli, potrebbe essere oltre che un piacere anche luogo di incontro e di svago?
E, ancora, non sarebbe opportuno, sempre per il residente, che fiori, piante ed altri ornamenti fossero tenuti in modo gradevole e con un armonico profilo architettonico?
E non piacerebbe a tutti che vi fossero delle belle luci che di sera illuminassero le case, le chiese, le fioriere, tutte uguali dello stesso colore e ben posizionate?
E non apparirebbe al Procidano più vivibile una piazza con molto verde, ben pulita e senza auto?
Quando ebbi l’onore di presiedere il Consiglio Comunale dal 2000 al 2005 il mio impegno ebbe come direttiva di elevare il livello culturale e di conoscenza del territorio attraverso manifestazioni culturali e ludiche di rilievo nazionale. In quegli anni il fermento delle iniziative culturali e di spettacolo fu a dir poco elevatissimo e, chi ha memoria ricorda certamente il fervore delle piazze occupate continuamente da manifestazioni e l’elevato livello delle stesse. Certo avrei potuto e forse dovuto fare di più, ma il compito che mi fu affidato, che non era quello di primo cittadino, credo di averlo svolto con entusiasmo, correttezza e professionalità
Ogni critica è sempre positiva e propositiva, ma deve contenere un significativo confronto culturale e non essere animata dalla necessità di salvaguardare le proprie abitudini e i propri interessi a scapito del benessere di molti e della salvaguardia del luogo.
In ultimo da medico, voglio sottolineare che lo smog da combustione si accumula e si respira molto più che in altri luoghi per la conformazione delle strade e la difficoltà di una adeguata ventilazione. Salvaguardare la salute è un dovere di chi ci amministra ed è un diritto preminente del cittadino.
So che sono queste considerazioni alla luce dei miei oltre 60 anni,sono solo un sogno, ma io dico sempre che per fare diventare realtà un grande sogno il primo requisito è sognare, il secondo la fede, la perseveranza nel sogno.
Con viva cordialità
Caro Sig. Finelli la Procida che vede lei è quella formato Presepe, quella da mettere nel più classico dei souvenir: Bolla di vetro con neve…
Non capisco poi perché il disordine di 40-60 anni fa debba essere accettabile e quello attuale aborrito.
Lei il tizio con il ciuccio che vendeva le verdure per strada se lo ricorda? bello, folkloristico, ci strappa la lacrimuccia amarcord al solo pensarlo, ma le palle di merda per strada le si ricordano con altrettanto trasporto? Cavolo, da bambino dovevo fare lo slalom per evitarle, tanto più che quel maledetto defecava sempre su quel pò di marciapiede che c’è in via Principe Umberto!
In quanto al decoro urbano, quello che ricordo della mia infanza oltre alle palle di cui sopra, sono muri sfravecati e quando con intnaco intonso coperti di disegni non proprio decorosi. Anche questo faceva parte di un disordine ordinato?
Vogliamo parlare del porto? Lei il macello lo ricorda? e l’odore che c’era li vicino? e la pizzerria mille lucciole che c’era avanti? ancora disordine ordinato o abusivismo? A mio avviso sono molto meglio gli attuali avventori di bar e ristoranti che se pur in maniera “fantasiosa” cercano di fare del proprio meglio per rendere accogliente il proprio locale.
Al limite se proprio polemica ci doveva essere l’avrei incentrata sulle sale gioco che sono veramente inguardabili. Restiamo sul porto.
Fino a 10 anni fa si poteva andare sulla banchina lato levante,magari tenerci una barchetta con la quale andare a fare il bagno. Oggi in nome dell’ordine (e di altri interesssi) per accedervi, per fare la passeggiata in riva al mare che tanto le piace, bisogna utilizzare quegli striminziti varchi lasciati dai nuovi signori del porto turistico. Quegli stessi signori a cui lei e i suoi colleghi (è sucesso proprio negli anni del suo mandato ricorda?) avete regalato un bene procidano; il porto turistico, a discapito di una eventuale imprenditoria indigena.
Quegli stessi signori che hanno cacciato (o cercano di cacciare per fortuna senza riuscirci… ) i diportisti storici per fare dello specchio d’acqua un enorme parcheggio di yacht. che tanto si intonano con le case colorate che piacciono a lei.
Procidano esci fuori questa non è casa tua!
Veniamo ai fiori, non che siano una brutta idea, ma l’idea di trasformare Procida in una specie di borgo medioevale non mi pare il caso. Avesse detto almeno aiuole come quelle fuori al pozzo con tanto di limoni, ma i fiori tutti uguali nelle aiuole proprio non si possono guardare…o al limite provi a imboccare via Cavour dalla strada che va al cimitero. Dopo dieci metri sulla sinistra troverà una sorta di aiuola abusiva con delle ortensie blu. che belle che sono! abusive, disordinate e soprattutto vere! (ma i fiori tutti uguali a mo di decorazione cittadina no la prego!)
Insomma bisogna solo capire che Procida è ruvida e piace per questo, o la si ama e la si accetta com’è altrimenti ci sono altri posti dove andare.
Va bene andiamo avanti, vogliamo riaprire la questione traffico? allora facciamolo, ma in modo democratico chiedendo ai Procidani se veramente amano andare a piedi, o chiedendo ai commercianti cosa pensano del divieto.
Anzi possiamo chiederlo anche ai turisti:
La mia compagna che viene a Procida più per lo scellerato che le sta scrivendo che per un Amore oggettivo per il mare, ogni volta che mette piede sull’isola in estate mi chiede candidamente a cosa servono il divieto e le targhe alterne, semplicemente non ne capisce il motivo,forse è colpa sua, e l’essere straniera ed aver visto un pezzo abbondante di mondo prima di Procida non l’aiuta a capire, certo è che immancabilmente finisce col chiedermi per quale motivo un turista dovrebbe venire in vacanza qui se poi tutti i suoi spostamenti sono limitati.
Per lei e non cerdo solo per lei questa dipendenza dagli orari per tornare da mare con l’auto o dalle giornate in cui si butta l’umido per mangiare pesce riesce veramente difficile da capire,soprattutto non capisce perché il dover camminare a piedi debba attirare i turisti?
La verità è che Procida è dei procidani e se i procidani hanno piacere a utilizzare la loro auto per spostarsi nessuno puo dirgli il contrario.
Se così com’è non vi piace siete liberi di andar via.
In quanto al fervore culturale e delel piazze occupate del peiodo 2000-2005 io ricordosolo il concert di Gigi d’Alessio (incredibile a dirsi ma a me piace Gigi D’Alessio. Per il resto boh niente, proprio niente, anzi no,qualcosa la ricordo, anzi qualcuno!
L’unico che abbia veramente cercato di metetre ordine a Procida: Il grande Marescaillo Doretto! Quell’uomo ha cambiato i procidani senza cambiare Procida, li ha semplicemente educati al rispetto della legge senza voler fare le “cape d’Angelo”.
Infine la vogliamo fare un po di polemica vera?
Quel po di verde che c’è sulla panoramica è li alla mercè dei vandali,che ne direbbe di ripartire da li da un po di verde e accoglienza per i nostri bambini prima di pensareal colore delle insegne dei locali e alle luci tutte uguali?
Mi rendo conto che nell’esprimere il mio pensiero ho alzato la voce, non intendevo offenderla o denigrarla, sono sicuro che entrambi come tanti altri nostri concittadini che si accalorano sull’argomento ha a cuore il destino dell’isola . Il problema è che abbiamo idee diverse sul percorso da intraprendere. La mia è, fondamentalmente quella di non ingabbiare i Procidani in regole e divieti che ne limitino la vita normale a beneficio di un fantomatico sviluppo turistico. Il decoro urbano va bene, è un dovere, i cambiamenti sono inarrestabili ma non devono essere regolati con squadretta e righello per trasformare l’isola in quello che non è.
Vogliamo un posto per camminare a piedi? facciamolo allora! Potremmo pedonalizzare (e solo in determinati orari e situazioni)chiaiolella e marina grande come si faceva anni fa, ma perché farlo con tutta l’isola?
Insomma, “Procida ai procidani!”
Sembra uno spot elettorale ma le assicuro che nessuno meglio di questo riesce a rendere il mio pensiero.
Cordialmente
CONDIVIDO
PUNTO X PUNTO
ciò che dice Michele Amalfitano.
La realtà è quella descritto benissimo da Amalfitano.
E’ stato fatto,nel corso degli anni,anche con la complicità di alcuni ” soloni napoletani”
un vero e proprio ” MASSACRO ” dei procidani e della procidanità.
DA PADRONI ASSOLUTI DEL NOSTRO MARE E DELLA NOSTRA TERRA DELLE NOSTRE ABITUDINI E PERCHè NO DEI NOSTRI VIZI
SIAMO DIVENTATI COME IMMIGRATI NELLA NOSTRA ISOLA
IL PENSIERO RADICALE E’ PEGGIO DELL’ISIS
FA DANNI E VIOLENZA ENORMI
0RA BASTA!
VOGLIAMO ESSERE NOI PROCIDANI PADRONI DEL NOSTRO MARE E DELLA NOSTRA TERRA
La nostra isola è diventata pesante e troppo x i procidani.
FINITELA DI FARE IMPOSIZIONI DIVIETI TARTASSAMENTI
NON NE POSSIAMO PIU’
Non intendevo e non intendo fare polemica su un argomento che riguarda la collettività e con essa la vivibilità del territorio. Ringrazio il sig. Amalfitano per avermi dato le risposte da lui ritenute corrette e, concordo con lui, sul mio ricordo forse troppo sentimentale di un luogo che appartiene solo alla mia fantasia ed ai miei ricordi. Non era e non è mia intenzione fare polemica ne immaginare di trasformare un isola che di turistico non ha niente se non il suo mare e la sua antica bellezza e storia, in un luogo ameno per villeggianti ed avventori occasionali. L’Isola è dei Procidani ed è giusto che se la tengano come vogliono, nel rispetto però delle regole e delle leggi dello stato poichè ancora essa appartiene al territorio italiano e non è una repubblica autonoma.
Sia data ai Procidani sempre e comunque la facoltà di scelta, salvaguardano, come per legge, il territorio e la salute.
Cordialmente
Luigi Finelli