Redazione | Con l’assessore Antonio Carannante, è sempre un piacere scambiarci quatto chiacchiere. Lo era prima quando non ancora sedeva tra i banchi del consiglio comunale. Lo è oggi ancor di più per il ruolo che riveste. E per le cose che siamo riusciti a farci raccontare.
Allora assessore, un anno dalle lezioni. Qual è il pensiero più ricorrente?
«Ripenso spesso ai primi mesi: un sincero percorso politico è sempre prima un percorso umano. Lavoro durissimo e tanti ostacoli tutti insieme. Qualche esempio? La verifica dei conti comunali con lo spettro di un immediato dissesto, gli incontri alla Corte dei Conti, noi assessori in strada per far rispettare gli orari e le modalità della raccolta differenziata, gli eventi estivi da organizzare in poche settimane, la questione Bannock da risolvere nell’immediato per evitare aggravi di centinaia di migliaia di euro al Comune, il cantiere del Waterfront che doveva aprire, il ricorso al Tar per il parcheggio interrato a via Libertà, le quote del porto da riacquistare.»
Tutto all’insegna dell’emergenza, fin dall’inizio…
«Sì, e c’è voluta davvero tanta forza, lavoro ed entusiasmo per andare avanti che ci ha portato a lavorare a testa bassa, dando l’impressione di esserci isolati anche da chi ci è più vicino. Non dimentichiamo inoltre che eravamo una squadra nuova che doveva anche amalgamarsi al suo interno. Certo, siamo appena all’inizio, ma aver superato un avvio così duro è un pensiero che comunque mi dà forza per il futuro».
Dici la verità sei soddisfatto di questo primo anno di attività?
«Direi proprio di sì. Forse dall’esterno non si percepisce a fondo, ma il vero fardello rimangono le tante problematiche della quotidiana amministrazione che non ci consentono di occuparci come vorremmo del rilancio dell’isola. Dopo il primo anno la nostra sfida è proprio questa: dedicarci ancora di più alla programmazione. In ogni caso credo che nelle condizioni da cui siamo partiti sarebbe stato molto difficile fare meglio».
Illustraci le principali iniziative dell’amministrazione?
«Quando entri in una casa e trovi il solaio sfondato, inizi da lì… per cui, innanzitutto, mettere mano al bilancio comunale, per quanto possibile. In campagna elettorale avevamo istituito un “gruppo economia” che aveva fatto un ottimo lavoro nell’analizzare i conti comunali, ma una volta insediati ci siamo resi conto che si era aldilà delle previsioni, per cui ci siamo messi al lavoro per razionalizzare le spese e ottimizzare le entrate. Stiamo poi cercando di infondere una maggiore coscienza della tutela del territorio, dalla raccolta differenziata al decoro urbano al Piano Colore: un lavoro lungo, ma si riparte da qui per una nuova coscienza civile».
Si ok. Ma cosa avete realizzato, in concreto, e quali semi avete piantato?
«Sotto il profilo strettamente amministrativo ritengo che abbiamo eliminato tanti sprechi che produrranno benefici nel medio/lungo periodo. Stiamo piantando semi per organizzare al meglio la macchina comunale e i rapporti istituzionali dell’ente, nonché far pagare tutti i tributi: pagare tutti, pagare meno forse sarà possibile in un futuro non lontano. Sotto il profilo sociale crediamo che un vero rinnovamento è tale quando parte dal basso e stimola il senso di comunità: in particolare mi piace ricordare alcune iniziative, l’apertura al territorio del Premio Morante con la giuria popolare, il progetto di lettura “Nati per leggere” con genitori e figli, la “Piazza dei Bambini”, i gruppi di cittadini per il decoro urbano, il progetto di volontariato civico “I puliziotti” e quello di educazione stradale con i bambini. Siamo appena all’inizio, ed è un lavoro che richiede tempo. Infine, piaccia o no quello che facciamo, lo comunichiamo quotidianamente: guardiamo questo».
Veniamo a te. A che cosa ha lavorato più assiduamente l’Assessore Carannante?
«Sinteticamente: per quanto riguarda il contenzioso non si sono rinnovate le convenzioni che costavano all’ente oltre 100mila euro all’anno e ho istituito una short list di avvocati con un abbattimento di costi; ho finalmente chiuso la questione Bannock che si trascinava da anni evitando costi per centinaia di migliaia di euro; transatte vecchie cause pendenti per un risparmio di circa 250mila euro, oltre quello degli alloggi degli ex agenti penitenziari che finalmente dopo tre anni producono un introito per le casse comunali. Per quanto riguarda la delega all’illuminazione, il nostro impianto è obsoleto, per cui, dopo essermi avvalso di specialisti del settore, ho dato indirizzo per risolvere il contratto (di 30 anni) con la ditta incaricata che costava 180.000 euro annui ma che dopo 7 anni aveva rifatto solo il 20% dell’impianto di illuminazione… Per Vivara è in atto un lavoro intenso burocratico e amministrativo per ottenere finalmente il nulla osta all’apertura, i lavori di messa in sicurezza al ponte, e poi la redazione del Protocollo d’intesa con Fondazione Albano Francescano e Comitato di gestione per aprire al pubblico. Per Terra Murata stiamo intessendo rapporti con la Regione e Ministero e nel frattempo, anche qui tra mille peripezie burocratiche, si sono dovuti completare i lavori per finalmente aprire al pubblico un percorso turistico-culturale. Infine, ho organizzato il I Convegno Nazionale del lavoro marittimo con l’ambizione di posizionare Procida come baricentro del lavoro marittimo a tutti i livelli, e a fine settembre sto organizzando un incontro pubblico tra il mondo della scuola e le istituzioni, in collaborazione con il Circolo Capitani e Macchinisti e la Preside del Nautico Maria Saletta Longobardi. Anche in tale occasione si è coinvolto il Sottosegretario di Stato al Ministero dei trasporti. Stiamo insomma a lavorando a più livelli per consolidare i rapporti istituzionali nell’interesse concreto dell’isola».
Non poche cose dunque. Ma qual è il progetto politico che ti sta più a cuore?
«Ovviamente l’ex carcere e Vivara. So bene che per portare a termine il progetto dell’ex carcere non basteranno i 5 anni del mandato, ma sarei lieto di piantare dei buoni semi. In quest’anno l’ho visitato decine di volte, è un luogo speciale, ha una sua malia e ogni volta ti appare diverso. Farlo diventare un contenitore multiculturale e ricettivo in grado di autofinanziarsi e creare indotto sull’isola, facendolo però rimanere un luogo della memoria, è davvero un sogno: ci stiamo lavorando tessendo rapporti a più livelli, anche all’estero. Di una cosa sono sicuro: anche per l’ex carcere, qualsiasi cosa verrà fatta, dovrà partire col pieno coinvolgimento del territorio. Colgo l’occasione per annunciare che a settembre (dopo un lavoro di mesi) ho organizzato un Convegno programmatico dal titolo: “L’isola di Procida: la rinascita sostenibile e l’economia della bellezza” – in cui ci onorerà della sua presenza il Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Ambiente – dove intorno allo stesso tavolo ci saranno varie competenze istituzionali e imprenditoriali per iniziare a porre concretamente Palazzo d’Avalos alla ribalta nazionale per attrarre finanziamenti anche da aziende private. Di quest’iniziativa a breve ne parlerò più diffusamente. Anche Vivara è un luogo dell’anima. Già riaprirlo, insieme agli scavi archeologici, è un piccolo sogno. Restaurare gli immobili esistenti e realizzare un Museo civico sarebbe davvero il massimo».
I tre problemi più urgenti.
«Ospedale sicuramente. Adesso nessuno più ne parla, ma è una battaglia per la quale continuiamo a mantenere altissima l’attenzione. Poi la criticità di liquidità di cassa, per cui abbiamo difficoltà a pagare gli stipendi dei dipendenti e i fornitori, e infine il traffico e la manutenzione delle strade: sono ridotte davvero male».
Ci sono iniziative che ritenevi realizzabili in fase elettorale e poi, una volta al Comune, ti sei reso conto che erano difficili, se non addirittura impossibili?
«Per fortuna ancora no. Sono un ottimista per natura, e credo tanto nel lavoro e nella vera voglia di fare le cose. Certo, il problema bilancio è stato molto più difficile di quanto potessimo immaginare. La precedente amministrazione, ad esempio, aveva utilizzato dei fondi vincolati per milioni di euro che ora tocca a noi appianare … per non parlare di alcuni debiti ancora tutti da quantificare come le spese legali dei precedenti avvocati del Comune. Un vero buco nero. Però su questo punto voglio essere chiaro: dire le cose come stanno non significa affatto svincolarci dalle nostre responsabilità, perché, come sempre accade, sarà il tempo a giudicare. Significa solo dire alla popolazione: questo è il nostro punto di partenza e la zavorra che ci portiamo appresso, per il resto faremo tutto quanto sarà possibile e ci consente la legge. Sembra una cosa ovvia, ma molti non ne sapevano nulla».
Un’amministrazione giovane e senza grande esperienza: è difficile farsi riconoscere una legittimità politica dal paese?
«Certo, ma è normale che sia così. C’è un naturale ricambio generazionale, è il ciclo della vita. Stiamo vivendo una fase storica di ricambio politico. Siamo giunti alla guida del paese dopo oltre venti anni di amministrazione di uno schieramento rimasto più o meno immutato per ben due generazioni, e se ci pensi è davvero tanto tempo. Però anche su questo punto voglio essere chiaro: tutto ciò non significa cieco giovanilismo in quanto siamo ben consapevoli che ci sono tante preziose risorse e professionalità anche di altre generazioni che hanno ancora tanto da dare: siamo sempre aperti a chi vuole dare contributi fattivi e con onestà intellettuale. In ogni caso, a prescindere da tutto, un fatto è certo: con noi è iniziata una nuova stagione politica che ovviamente prescinde dall’età anagrafica»
Spesso l’opposizione usa toni accesi dentro e fuori l’aula consiliare. Come reagisci?
«Reagisco con compostezza e senso dell’istituzione. Lo devo innanzitutto a me stesso e al mio modo di essere, al ruolo che occupo e alla grande responsabilità che abbiamo nei confronti della popolazione e della vita pubblica dell’isola. Non dimentico mai che gli amministratori devono essere da esempio, specie per i più giovani. Rimango fermamente ancorato alla politica intesa come arte del confronto intellettualmente onesto sulle idee e sulle azioni. Diversi consiglieri di opposizione provengono dalla precedente maggioranza e tendono quindi a difendere il proprio operato e così si spiegano alcuni toni scomposti. Auspico però più proposte: solo così si contribuisce davvero alla crescita dell’isola».
La “Procida che vorrei” tra 10 anni?
«Un’isola con maggiore attenzione collettiva al decoro urbano e al territorio in genere: vivere in un posto bello aiuta a vivere meglio e a far maturare una consapevolezza diversa del luogo in cui si vive e quindi ad avvertire sempre più, ad esempio, l’esigenza di una mobilità sostenibile. E poi con Palazzo d’Avalos meta turistica-culturale e polo artistico-scientifico allo stesso tempo: Procida crocevia internazionale».
….belle parole!!!!
…ma rimangono solo belle parole!!!!!!
I fatti????
Non voglio
scoraggiare l’Avv , ma,penso,se veramente si vuol dare inizio ad nuovo corso,che ,prima di tutto,è ” essenziale ” che questi giovani amministratori incomincino a capire che il mondo non comincia e finisce qui ,a Procida.
Se non si intesse una idonea relazione con Napoli,dove ci sono tutti i centri decisori,non serve a niente nè l’entusiamo nè l’amore x l’isola.
Invece,da questo punto di vista, siete all’anno zero.
E ,ci vogliono anni e anni di gavetta x consolidare rapporti politici con Napoli.
E,siccome,non ne avete nè l’umiltà nè il coraggio per ammetterlo,penso che fareste bene a DIMETTERVI in massa, e fare 5 anni di opposizione
così i ragazzi crescono…
Per me sarebbe un ottimo sindaco il sig. Carannante. Meglio di quello che abbiamo adesso di certo.