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OLTRE 500 MARITTIMI IERI A ROMA HANNO PROTESTATO AL MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI

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Nov 17, 2016

Redazione | Dieci bus provenienti da ogni parte di Italia si sono dati appuntamento ieri a Roma per manifestare davanti al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Una novità assoluta. A memoria di uomo poche volte così tanti marittimi hanno aderito ad un’iniziativa sul proprio lavoro. La manifestazione organizzata dal “coordinamento 3 Febbraio” con ben  nove associazioni tra cui anche quella procidana dei “Capitani Procida”. Fischietti, striscioni, bandiere e salvagenti per chiedere di essere ascoltati da una politica che sembra aver dimenticato la gente di mare.

I rappresentanti delle associazioni, guidati dal portavoce, il comandante Luigi Scotto, sono stati ricevuti dai funzionari del Ministero.  Dal capo di gabinetto del ministro Mauro Bonaretti, dal direttore generale Enrico Maria Pujia e soprattutto da Stefania Moltoni, la responsabile del settore Navigazione, mega-funzionario ministeriale alla quale vengono in sostanza attribuite, a torto o a ragione, le ultime magagne del settore – e per la verità, non solo dai marittimi che erano in piazza ieri, benché i cori che la vedevano protagonista siano stati in effetti tra i più gettonati.

Le rivendicazioni emerse sono state quelle di sempre:  in particolare il ritardo nell’emanazione dei regolamenti per i certificati Stcw (normativa internazionale del 2010, entrati in vigore a metà di quest’anno e scadenza fine 2016, col risultato che a centinaia rischiano il posto di lavoro)  ma anche alcune norme sulla formazione considerate troppo restrittive che hanno lasciato a casa numerose persone, e poi due polemiche molto conosciute: il riconoscimento della professione del marittimo come lavoro usurante («che con i prepensionamenti garantirebbe subito 1.500 – 2.000 posti di lavoro subito» si sibila tra i più anziani) e, ancora, la riforma Gelmini, che obbliga a nuovi e costosi corsi di formazione i marittimi usciti dai vecchi istituti nautici e impone in maniera più o meno obbligata ai giovani diplomati dagli istituti riformati di pagare altri tre anni nelle accademie, di cui spesso sono azionisti gli stessi armatori, «che in questo modo ci usano come bancomat».

All’uscita dal ministero Pasqualino Sabia, Pres dell’Ass. Capitani Procida ha espresso il suo parere: “L’incontro è andato sostanzialmente bene, peccato per l’assenza delle sigle sindacali.  Noi non siamo contro i sindacati, anzi. Da sempre però i marittimi sono stati dimenticati. Oggi invece qualcosa sta cambiando. I marittimi hanno capito che devono fare squadra e stanno nascendo queste associazioni.  Ripeto tutti insieme possiamo e dobbiamo sederci ad un tavolo e programmare gli interventi per la risoluzione dei tanti problemi che attanagliano la classe marittima. Unite si vince.”

Oltre ai procidani, ci sono altri comandanti di lungo corso,di rimorchiatori, di yacht. Ufficiali di macchina e di coperta, molti allievi delle accademie o dei nautici preoccupati di aver intrapreso una carriera non all’altezza delle promesse. E tanti ex: «Io ero responsabile della formazione safety a bordo delle navi Princess – dice a themedytelegraph Anthony Quinzio , associazione Amare di Gaeta -. Per una leggina ora non sono più idoneo. Allora sarebbe giusto che venissero tolti i certificati anche a quei 300-400 colleghi olandesi o inglesi a cui ho fatto formazione». Insomma, la tentazione c’è: se tutti sono internazionali, perché anche il marittimo non lo può essere? «Prendiamo la residenza in Gran Bretagna e facciamo i certificati lì». C’è il viareggino Michi Palma, rimasto senza certificati perché “colpevole” di essere stato messo fuori dall’azienda in crisi, e chi nell’anonimato allarga le braccia: «Noi siamo una categoria divisa, di gente che per mesi lavora 24 ore al giorno, e quando arriviamo a casa… beh non abbiamo voglia di pensarci. Chi si mette a leggere le circolari del ministero, che magari neanche riceviamo? E sbagliamo. Quindi ben venga la piazza».

Il parterre politico è tutto rosso o pentastellato: dietro agli striscioni il vicepresidente della commissione Lavori Pubblici al Senato, Massimo Cervellini (Sel) che chiede una moratoria per il rilascio dei certificati, ai microfoni i due campani del M5S, Sergio Puglia per il Senato e Luigi Gallo alla Camera, che puntano il dito sul business della formazione alle spalle dei marittimi. Sulla sfondo il malessere però rimane, non basta contarsi fuori da Facebook o dai blog: «Siamo quelli che dopo 24 ore di volo veniamo messi in plancia a fare la guardia notturna» ricorda un giovane ufficiale al megafono.

Intanto nella giornata di ieri il coordinamento ha evaso un dettagliato comunicato per rappresentare anche a chi non ha potuto partecipare, quanto emerso nel corso dell’incontro avuto con i funzionari del  Ministero:

“Ieri, martedì 15 novembre, i marittimi italiani si sono ” uniti” sotto la sede del MIT per manifestare il profondo disagio prodotto dalla normativa nazionale che li riguarda.
I marittimi sono scesi in piazza perché non vengano dimenticati e perché li si ascolti davvero. 
La manifestazione è stata un indiscutibile successo, mai i marittimi italiani erano stati uniti e coordinati, prima di ieri. 10 pullman censiti, molti marittimi in ordine sparso, hanno raggiunti la capitale. Molti, forse un migliaio. È la prima pietra per costruire un unione sempre più solida della categoria, è il primo passo, la prima tappa di un cammino dei marittimi per i difendere i marittimi. I rappresentanti del Coordinamento Nazionale 3 Febbraio sono stati ricevuti presso la sede del Ministero dal Direttore Generale Pujia.  L’incontro ha preso la forma di un confronto sentito da entrambe le parti.  I rappresentanti della Direzione Generale hanno lamentato la ristrettezza dei vincoli imposti da EMSA e la necessità di adeguare le nostre certificazioni ai livelli richiesti dall’ente europeo.  Da parte Nostra è stato messo sul piatto della bilancia il peso insopportabile di carriere in bilico sul baratro di rinnovi e corsi che ipotecano la continuità del lavoro.  Il punto di incontro è stata la disponibilità del MIT ad istituire una collaborazione con il Coordinamento. Riteniamo questo importante e potenzialmente foriero di sviluppi positivi. Auspichiamo che venga fissata a breve una data per avviare il confronto sui problemi che stiamo subendo.  Solleciteremo tale attivazione affinché I problemi vengano affrontati e, auspicabilmente, risolti al più presto. È parso chiaro a tutti che ieri sia stato l’inizio di un movimento destinato a crescere in numero ed importanza.  Uniti siamo stati e sempre più uniti andremo avanti.”

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