Redazione | Maria Josè, 8 anni gioca e scherza nella stazione marittima dell’isola di Arturo. Fortunatamente per lei e per gli altri 111 passeggeri della Rosa D’Abundo, la giornata di ieri sarà ricordata solo come una spiacevole avventura e nulla più.
La nave – della società Medmar – partita da Ischia alle ore 10.35, doveva effettuare come al solito lo scalo a Procida e proseguire per Napoli. Appena dentro il porto procidano sono apparse da subito difficoltose le operazioni di attracco alla banchina visto il forte vento di Nord – Nord/Est che imperversava ieri nel golfo di Napoli.
Il comandante Granata, ha tentato inutilmente alcune manovre per poter effettuare lo scalo fino a quando la motonave -spezzata una gomena – non ha scarrocciato e si è adagiata col fianco alla banchina. Sul posto sono giunti da subito gli uomini della Guardia Costiera, sotto il vigile ed attento comando della comandante del porto T.V Sabrina Di Cuio, che hanno coordinato le operazioni.
Da terra – infatti – sono subito iniziate tutte le operazioni di messa in sicurezza del porto -anche in previsione di altri scali giornalieri e a bordo – di concerto col capitano Granata – l’incolumità dei passeggeri In un primo momento si è cercato con l’ausilio di una boa e dei verricelli di poppa, di far ruotare leggermente a prua , quel tanto da permettere alla motonave di disincagliarsi dal fondo dove si era arenata ed in particolare dopo aver preso in pieno i binari sott’acqua ( per alaggio e varo ) del cantiere navale della zona.
A nulla sono valse queste operazioni. Vani sono risultati – altresì – tentativi di disincaglio che non sono andati a buon fine. A bordo ovviamente si sono vissuti attimi di apprensione in quanto con lo scarroccio ed i movimenti repentini della nave e prima dell’adagiamento sul fondo sabbioso, si avvertivano vibrazioni e rumori strani nel salone passegeri Anche il “via vai” concitato dei membri dell’equipaggio, rendeva il clima più teso. Qualcuno infatti è addirittura scoppiato a piangere.
Quando è stato chiaro che la Rosa D’Abundo, da li non si sarebbe mossa, senza l’ausilio di un rimorchiatore, si è deciso di evacuare la nave. Lo sbarco dei passeggeri è avvenuto in modo inusuale, con una Gru a “cestello” messa a disposizione dalla ditta “OperazioniSrl”che da mesi opera sul territorio, per il progetto Waterfront. A coordinare le operazioni il corpo della Protezione civile procidana.
Gli sventurati passeggeri sono stati fatti accomodare nella stazione marittima di Procida, dove sono stati identificati dagli uomini della Guardia Costiera e fatti rifocillare con del thè caldo, del caffè e delle pastarelle messe a disposizione dal Sindaco Ambrosino che – nella concitazione delle operazioni – ha voluto rimarcare quanto sia indispensabile il dragaggio del porto commerciale di Procida. In effetti da tempo anche dalle colonne di questo giornale più volte abbiamo rimarcato l’importanza del dragaggio del porto di Marina Grande, vista ormai i pochi metri di fondo a disposizione. Ma di questo e di tante altre situazioni che rendono quasi impossibile ormeggiare nel porto di Procida, ci sarà modo e tempo per parlarne.
Sul posto sono giunti anche gli uomini dei Carabinieri che hanno garantito la sicurezza durante le operazioni in banchina, delimitando la zona e tenendo a bada i tanti curiosi che armati di telefonini e iphone, si avvicinavano troppo alla zona interessata dalle operazioni. Anche gli uomini della Polizia Municipale, hanno contribuito a delimitare la zona all’afflusso di auto e ciclomotori.
E solo intorno alle 16.15 il “Bilton”, un Supply Wessel che opera nel Golfo di Napoli per il trasporto di automezzi con materiale infiammabile, con l’ausilio di più cavi, è riuscito a tirare fuori dal porto procidano la Rosa D’Abundo.
Poche decine di minuti dopo, sulla banchina del porto di Procida non rimaneva più nessuno. Solo il forte vento che ha imperversato per tutta la giornata. Infatti nel frattempo – con il pontile degli aliscafi agibile, i passeggeri stanchi e provati, hanno potuto raggiungere chi Ischia e chi Napoli. Solo Maria Josè, agitava ancora divertita e giocosa la sua sciarpa, mentre il tramonto la portava via dall’isola.