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TGPROCIDA

Raccontare il presente, capire il futuro

SU UN TERRITORIO PICCOLO, ALLA DECINE DI MORTE PREMATURE PER MALATTIE NEOPLASICHE, FA DA CONTRALTARE UNA SQUADRA DI CALCETTO DI ULTRA CENTENARI

Ditgprocida

Dic 2, 2016

Redazione |  La morte giorni fa della sig. Carmela Ambrosino, di 103 anni ( suocera del nostro collaboratore Pasquale Lubrano ), riavvolge il nastro anagrafico dei procidani e lo fissa a 6 unità per quanto riguarda gli ultra centenari. Un record o quasi. E su un’isola che purtroppo annualmente deve fare i conti la morte prematura per patologi neoplasiche di decine e decine di cittadini, la notizia e le storie degli ultra centenari procidani, apparse sul mensile Procida oggi meritano un approfondito ripasso. Ma non è tutto. Su una popolazione di 10500 abitanti troviamo, infatti, 28 novantenni, 23 novantunenni, 17 novantaduenni, 14 novantatreenni, 12 novantaquattrenni, 7 novantacinquenni, 9 novantaseienni, 2 novantasettenni, 1 novantottenne. Di essi, le femmine sono sempre in maggioranza. Questi magnifici sei sono cinque femmine e un maschio: Maria Brigida Scotto di Fasano (anni 103 da compiere il 15 dicembre prossimo), Concetta Barone, (anni 102, compiuti l’11 maggio scorso), Assunta Capodanno, (anni 102 compiuti il 15 agosto scorso), Concetta Salvemini, (anni 101 compiuti il 9 maggio scorso), Sonnino Ruocco, (anni 101 compiuti il 4 luglio scorso), Marianna Grassi (anni 100, compiuti il 26 febbraio scorso).

Maria Brigida Scotto di Fasano . E’ nata il 15 dicembre 1913, quarta di 5 figli, tre fratelli nati prima di lei, ed una sorella più giovane. E’ una famiglia laboriosa. Abitano alla “Starza”. Il padre Michele è un marinaio – contadino, alternando il lavoro sul mare a quello della terra quando ritorna nell’isola. La mamma Angela, detta “Ngiulietta”, bada ai figli e cura la casa. A sulla vita semplice di questa famiglia incombono le tragedie del ‘900. Il padre parte militare per la prima guerra mondiale. Non tornerà. La sua nave viene silurata e affondata. Maria ha appena due anni. La madre, fiera e coraggiosa, rinuncia alla scorciatoia dell’orfanotrofio. Fra mille difficoltà tiene con se e cresce i suoi figli. Maria si sposa nel 1934 con Francesco. Ma la guerra entra di nuovo a sconvolgere la sua vita. Il secondo conflitto mondiale si porta via gli amati fratelli Agostino ed Antonio. A guerra finita bisogna fare i conti con la miseria che attanaglia il paese. Così Francesco, il marito di Maria, emigra in America in cerca di pane e lavoro. E’ clandestino, fa lo scaricatore di porto (along shore), mette da parte un po’ di soldi che spedisce a Maria. Che cura e cresce da sola, in un’unica stanza, i quattro figli che sono arrivati dal matrimonio. Ma dopo quattro anni, Il marito è scoperto , viene rimpatriato a Procida. Nella sua isola spera di realizzare il suo sogno di diventare “padrone di barca” per fare finalmente il lavoro che ama. Anche per dare una mano all’altra sorella che ha più di 10 figli. Maria, però, lo convince ad investire i risparmi americani nell’acquisto di un terreno e nella costruzione di una casetta adeguata per la famiglia. I quattro figli sono diventati adulti, si sposano e Maria ed il marito sperano di godersi i nipoti. Ma dopo la nascita del primo nipote maschio, suo marito Francesco muore. Oggi Maria ha 8 nipoti e 9 pronipoti che la chiamano nonnina. Speso la memoria le gioca brutti scherzi lasciando emergere il passato a scapito del presente.

Assunta Capodanno, vedova Lubrano Lavadera, ha compiuto il suo 102esimo compleanno il 15 agosto scorso, giorno in cui festeggia anche l’onomastico. E’ nata nel 1914. Nella sua casa alla Chiaiolella, è stato un via vai di parenti ed amici per farle gli auguri. Felicitazioni sono arrivate anche da Brooklyn dai nipoti italoamericani. . Zia Assuntina ha sorriso e ringraziato tutti. Lucida, serena, in buona salute, ha dispensato sorrisi e ricordi. “Ora si vive bene – dice sorridendo – noi abbiamo patito la fame e la guerra. Tanti i sacrifici. Molti procidani son dovuti emigrare. I miei fratelli Salvatore e Cenzino emigrarono, il primo a Mers El Kebir, il secondo in America. Aveva solo 16 anni. Ci fu bisogno della firma di papà Michele per farlo partire. Ha fatto fortuna e otto figli. Ci mandava pacchi pieni di indumenti e anche i cioccolatini. Mi chiedi della prima volta che ho votato in occasione del Referendum Repubblica – Monarchia. Ho scelto il Re: per motivi affettivi, noi donne in famiglia eravamo innamorate della Regina Maria Josè, e poi per motivi pratici, in quanto la monarchia era sostenuta dall’armatore Achille Lauro, sulle cui navi era imbarcato come fuochista mio marito. I marittimi procidani speravano nella flotta del Comandante per superare la crisi post bellica. Per cui, la maggior parte dei procidani che vivevano sul mare, e le donne a terra mogli mamme e figlie, andammo al seggio per sostenere quella parte che assicurava il lavoro ai procidani.”. Zia Assuntina ha perso il marito Cecchino nel 1954. “Un brutto male. Da fuochista aveva respirato troppi fumi”. Ma si reputa una persona fortunata. “Ho avuto quattro figli, otto nipoti, nove pronipoti, il decimo è in arrivo.. Mangia non molto, ma di tutto. “Anche le fritture. Mi piacciono le alici fritte”. La ricetta per vivere a lungo. “Amare il prossimo, stare sereni dentro. Il resto viene da se!”.

Concetta Barone, vedova Melgrani, (per gli amici “Cuncettina Mariannine”), è nella lista dei centenari la medaglia di bronzo. Ha infatti 102 anni, compiuti l’11 luglio scorso. E’, infatti, nata l’11 maggio del 1914. Abita in via Giovanni da Procida, sul “Pennino” della Chiaiolella, in prossimità dell’edificio delle Scuole Elementari. Durante l’inverno, però, si sposta a Napoli, a Soccavo, ove vive con la figlia Pina. Ha due figli: oltre a Pina, c’è Enzo che abita a Civitavecchia. I nipoti sono sei, altrettanto i pronipoti. Sta abbastanza bene, anche se qualche problemino al rene le impone un’alimentazione controllata, senza proteine. Ricorda con nostalgia i tempi della gioventù, quando abitava a via Simone Schiano, la strada che dalla Chiaiolella conduce a Solchiaro, proprio di fronte al palazzo del “Console”. Il papà Salvatore lavorava come bracciante agricolo sull’isolottodi Vivaro. “Veniva a casa solo la domenica – ricorda – per poter assistere alla Messa nella chiesa di San Giuseppe. Allora, andare a Vivaro, d’inverno, non era facile. C’erano certe sciroccate che con la barca a remi si affrontavano con grande difficoltà”. Concetta badava alla famiglia composta da 8 figli, 3 maschi e 5 femmine. Oltre ai lavori domestici si guadagnava qualche soldo nell’allevamento dei bachi da seta. Negli anni 30/40 la bachicoltura era molto sviluppata nell’isola. I “pile re seta” venivano commercializzati anche con Marsiglia..Concetta, con orgoglio, dedica un pensiero al marito Guido. “Era un bell’uomo. Era imbarcato sui transatlantici della compagnia “Italia” dove svolgeva un ruolo molto delicato nel salone dei passeggeri, dove spesso viaggiavano personaggi importanti del mondo culturale , politico e del mondo dello spettacolo. Guido era il “bottigliere” di bordo, cioè consigliava i vini della ricca cambusa della nave”.

Sonnino Ruocco è l’unico maschio dei sette magnifici centenari procidani. Ha festeggiato i suoi primi 101 anni il 1° luglio scorso. “Appartengo alla classe di ferro del 1915” ci accogli sorridente. E’ ancora in buona salute, legge con avidità i giornali. “Ho fatto la cataratta l’anno scorso. Ora ci vedo bene”. Quando il nipote Paolo ha inaugurato il “Bar Blanco”, a Marina Grande, ha voluto partecipare a tutti i costi. “In questo locale racconta – negli anni quaranta ho iniziato la mia attività commerciale. Vendevo calce, cemento, pietre di tufo, pozzolana, tutto materiale che facevo arrivare da una barca montese, da Monte di Procida”. Una vita tribolata quella di Sonnino, un nome che era il cognome di un uomo politico importante, Sidney Sonnino, presidente del consiglio e varie volte ministro del Regno d’Italia. ”Mio padre Salvatore era un fan di Sonnino e quando nacqui mi fu imposto il suo nome!”. Racconta con nostalgia: ”Quante ne ho passate! Sono stato per sei anni a fare il militare. Ero imbarcato a bordo di una nave appoggio. Sono stato affondato due volte. Per grazie di Dio mi sono salvato. Dopo sposato, nel 1946, sono emigrato clandestinamente in America. Ci sono stato quattro anni, poi sono stato scoperto ed espulso. Tornato a Procida ho intrapreso l’attività edilizia. All’inizio degli anni sessanta, Sonnino sceglie la sfida del turismo. Insieme al fratello Giovanni e al socio Mimì Massa, intraprende l’attività alberghiera con l’Hotel Riviera alla Chiaiolella. “Ho avuto belle soddisfazioni. Abbiamo ospitato tanta bella gente del mondo politico, della cultura (ricordo con affetto lo scrittore Paolo Volponi), dello spettacolo. Ora lo gestiscono i miei figli”. Mentre chiacchieriamo la moglie Anna Retaggio, una ragazzina di 97 anni, ci porta il caffè. E se lo coccola con uno sguardo carico d’affetto.

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