Sebastiano Cultrera | “Lui è peggio di me” è un film di qualche anno fa; una divertente commedia italiana con interpreti principali Renato Pozzetto e Adriano Celentano. Una sorta di gara a fare peggio, al fine, in fondo, di divertire il pubblico.
In politica e, a maggior ragione, nell’amministrazione della cosa pubblica, la gara a fare peggio, o semplicemente a mostrare il peggio dell’altro, finisce nel non fare ridere nessuno. Anzi, in ultima istanza, fa piangere i cittadini, stufi di continui rimpalli di responsabilità.
L’inveterata abitudine di scaricare sugli altri, e segnatamente su “quelli di prima” le colpe delle cose che non vanno è ora di moda proprio in quelle amministrazioni che agitano la bandiera dell’etica e dell’onestà. Ciò, naturalmente, indipendentemente dalla coerenza degli atti e della prassi della propria azione amministrativa. Scatta, ad ogni carenza, ad ogni problema irrisolto, il solito ritornello: “la colpa è di quelli di prima” oppure “quelli di prima non ci hanno pensato per anni” e cose di questo genere.
Possiamo riscontrare ciò in Comuni grandi (tipo Roma) o piccoli, a qualsiasi latitudine. E anche dalle nostre parti le amministrazioni non sono esenti da questo riflesso condizionato, da questo espediente dialettico utilizzato, talvolta, come “refugium peccatoris” dell’incapacità politica.
Vale la pena dedicare una rapida osservazione a questo fenomeno.
C’è da notare che, come insegna Max Weber, l’etica della politica è, in primo luogo ETICA DELLA RESPONSABILITA’. Sfuggire o deviare le proprie responsabilità, o tentare di farlo, non è, quindi, eticamente, né ONESTO né CORRETTO. L’amministratore deve conservare sempre la consapevolezza della portata etica dei propri atti, in funzione del bene comune, cioè dell’interesse generale. Va appena il caso di precisare, infatti, che il BENE COMUNE non è il singolare della locuzione “beni comuni”, ma è la sommatoria, anzi la sintesi, del benessere individuale e collettivo di una comunità, e non si riduce alla, pur lodevole, attitudine alla buona cura dei pochi (o molti) beni o spazi collettivi. E’ «l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente» secondo il Concilio.
Più corretto sarebbe, quindi, ASSUMERSI le responsabilità, in toto, dell’amministrazione di quel COMUNE, pur spiegando, in maniera esaustiva le dinamiche della difficoltà di risoluzione di un problema (magari, legittimamente, con una ricostruzione della storia del problema stesso). Ciò anche in ossequio al principio della CONTINUITA’ della azione amministrativa, che non consente cesure nette nel fluire della gestione della cosa pubblica.
Altra cosa è la capacità di essere coerenti con un processo di CAMBIAMENTO nei programmi e nei fatti delle scelte politiche e amministrative fondamentali dell’Ente.
Ma qui, spesso, casca l’asino! Una azione di cambiamento vera e profonda abbisogna di competenze, attitudine riformista, determinazione e coraggio non comuni. Ci si vorrebbe, quindi, accontentare di cambiamenti di “facciata”, di “dare dei segnali”. Rassegnandosi, nei fatti, alla ordinaria amministrazione.
Scambiare la politica per un esercizio di segnaletica non funziona! Peggio sarebbe ridurre tutto ad un confronto antropologico o morale con “quelli di prima”: perché, a volte, rimane, come argomento, solo quello.
Ma rimbalzare le negligenze, o peggio le incapacità, ai “vizi del passato” non risolve nulla, neanche dal punto di vista della politica del consenso.
E’ infatti, del tutto evidente, che se “quelli di prima” non amministrano più è perché i cittadini (cioè il popolo sovrano) ha GIA’ EMESSO il proprio giudizio su quelle stagioni politiche. Amen.
La strada per un vero cambiamento (profondo e non di facciata) è quella più complessa e laboriosa. Ma è l’unica duratura.
Oggi sono molte le coppie formate da persone divorziate oppure che vengono da lunghe convivenze. Chi decide di convivere o formare una nuova famiglia sa che prima di lui/lei già qualcosa è successo. Ma non potrà mai dire , alla prima difficoltà della vita di coppia, è tutta colpa di quello/a di prima. (cantando: …ma questo Dino non lo sa……..)
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Amico mio e Tu come ti consideri :
Di Prima , Durante o Dopo.
dott. Sebastiano Cultrera … sante … sante parole,
Questi ritornelli si ripetono in ogni sruttura dove si vuole rinnovare la carica ma senza alcun impegno reale !
Come a scuola, nei presidi ospedalieri, nei teatri, al comune, la regione, nei musei,
ai trasporti, nei centri urbani ecc…ecc…ecc….!!