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Un mare di difficoltà che attanaglia la categoria dei lavoratori del mare. ir. Gennaro Cibelli: “L’italia da repubblica marinara qual’era e’ diventa la “repubblica delle banane”, un paese ad alto tasso di incompetenza”

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Mar 10, 2017

Redazione | Un mare di problemi. Di chi le responsabilità? In un momento molto complicato della marineria italiana, in vista di manifestazioni anche a livello nazionale, tra certificazioni, formazione professionale , burocrazia e quant’altro, abbiamo discusso di tutto ciò in video conferenza, con chi il mare lo vive, con chi al mare ha dedicato la vita, il Direttore Gennaro Cibelli, procidano DOC, al comando delle macchine della più grande porta container al mondo la MSC ANNA.
Partiamo subito dalle responsabilità di chi gestisce le leve del potere in Italia:
“La prima responsabilità – dice Cibelli – non puo’ non ricadere su enti ed istituzioni, rei di avere tra generato confusione malcontento e soprattutto disoccupazione e precariato nel settore dei trasporti via mare, gestiti oramai da troppo tempo da turisti della navigazione in odore di cialtroneria che si limitano a guardare il mare tutt’ al piu’ dalla finestra di un ufficio pieni di se nei loro abiti vuoti di valore, peraltro senza aver provato mai il disagio di vivere sull’acqua salata lontano per mesi dai loro cari; costoro legiferano persino su normative di cui non riescono neanche ad immaginare,(o preferiscono non farlo), le conseguenze in termini pratici sullo “shipping cluster” e sull’ indotto occupazionale, figurarsi ad intendere come applicare leggi e convenzioni internazionali con quel loro ridicolo inglese da quattro soldi”.
Un fallimento, dunque?
“Costoro non solo hanno fallito su tutta la linea ma e’ evidente che si siano prodigati a fare esattamente l’opposto, tradendo sistematicamente la categoria dei marittimi d’italia che invece avrebbero dovuto tutelare e una nazione dall’inequivocabile storica vocazione e tradizione marinara.
Il corso direttivo, ultima trovata del ministero delle infrastrutture e dei trasporti; infatti lo stesso, completamente a digiuno di cosa sia il principio di grandfathering, (ovvero il principio per il quale la capacita’ gia dimostrata nello svolgere in maniera pregressa una competenza da parte di un professionista abilitato nel ruolo e’ la dimostrazione che e’ completamente illogico, inammissibile e non affatto obbligatorio svolgere un corso di specializzazione che attesti la stessa competenza), e’ stato trovato impreparato dall’ european maritime safety agency, (e.m.s.a)., bubendo di conseguenza una procedura di infrazione da parte del suddetto ente per la non conformita’ a quanto prescritto dalla convenzione internazionale stcw in materia di programmi scolastici dell’istituto nautico da quando e’ diventato istituto per la logistica e dei trasporti, (grazie anche al processo innescato dalla riforma gelmini, complice di aver esaurtorato il ruolo educativo e modificato la qualita’ dello studio del nautico stesso per poter lamentare poi una riduzione degli standard ordita da loro stessi perche’ si sfornassero costantemente corsi e perche’ l’istruzione venisse deragliata verso altri percorsi formativi offerte da accademie e centri privati), per la mancanza dei sistemi di controllo iso dello stesso ministero e del miur e per la completa assenza di controlli periodici”.
Come hanno pensato di rispondere?
“A tale vergogna piuttosto che rispondere con delle misure correttive e fare ammenda, questi signori hanno pensato bene di rispondere comodamente dopo ben quattro anni e con un nuovo obbligo di certificazione, (corso direttivo che, come da ultima bozza di circolare messa in rete lo scorso 07 u.s., in imminente procinto d’ essere approvata e firmata dalla direzione generale del ministero nei prossimi giorni, non rimedia al vuoto formativo dei programmi scolastici come prescritto dall’ e.m.s.a. bensi’ in modo assurdo e senza senso punta invece il dito verso i programmi per il conseguimento del titolo professionale di capitano di lungo corso e capitano di macchine rei di non essere conformi alla convenzione stcw , obbligando a dimostrare a coloro i quali hanno conseguito il titolo professionale dopo il 02.02.2002, (da notare che i programmi per il conseguimento del titolo professionale non sono mai cambiati sia prima che dopo il 02 febbraio 2002), le competenze gia’ possedute da chi ha gia’ funzioni di comando sulle navi, soluzione ignominosa tra l’altro per nulla completata ne dagli emendamenti di manila 2010 ne tanto meno dalla stcw, che dalla stessa e.m.s.a. obbligando i marittimi a tornare sui banchi di scuola.” La marina mercantile italiana ha sempre vantato e vanta tutt’oggi primati riconosciuti in tutto il mondo, forse proprio per questo, interessi oscuri hanno deciso di indebolire cercando di annientare un settore in cui abbiamo sempre primeggiato”

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